“I diari del tandem”: alla scoperta di “Campi City”

CAMPI BISENZIO – Nuovo appuntamento con “I diari del tandem” di Giovanni Grossi, le ciclopedalate sul territorio, insieme a un personaggio campigiano o della Piana, alla scoperta – o alla riscoperta – di tutto quello che quest’area può offrire. In questo caso con Michele Arena, per un dialogo semiserio su Campi City. «Campigiani si nasce […]

CAMPI BISENZIO – Nuovo appuntamento con “I diari del tandem” di Giovanni Grossi, le ciclopedalate sul territorio, insieme a un personaggio campigiano o della Piana, alla scoperta – o alla riscoperta – di tutto quello che quest’area può offrire. In questo caso con Michele Arena, per un dialogo semiserio su Campi City.

«Campigiani si nasce ed io modestamente lo nacqui».
«Io invece ci sono venuto a 15 anni, l’anno dopo l’alluvione del ’91, forse per questo qualcuno ogni tanto mi dice che sembro riportato dalla piena».
«In realtà io a 26 anni, però mi piace dire che qui nacqui, una seconda volta».
«Un modo come un altro per dire che non sei invecchiato?».
«Forse, comunque intendevo perchè qui ho deciso di far nascere la mia famiglia e qui son rinato insieme a loro».
«Io ci sono arrivato con il cuore a pezzi, prima di trasferirmi avevo lasciato la mia prima ragazza che abitava a San Mauro a Signa, avevo paura delle relazioni a distanza. M’immaginavo di doverle scrivere lettere lunghissime».
«A proposito di scrivere, forse si dovrebbe parlare anche del nostro progetto in comune con altri amici e che abbiamo deciso di chiamare Campi City».
«Già, s’era qui per questo».
«Cominciamo con una citazione?».
«Vai».
«Scrivere è viaggiare senza l’ingombro dei bagagli, scriveva l’uomo che creò Sandokan. Per me scrivere è un modo per essere sempre in viaggio anche quando non ho i soldi ed il tempo per farlo. Riuscire a trasformare con le parole la tua quotidianità in un viaggio perenne è una cosa veramente ganza».
«Per me scrivere è rendere reale una cosa che non esiste. Io con Campi Bisenzio ho un rapporto di amore e odio, mi piacerebbe piena di graffiti, di concerti, di muri colorati e di gente vestita in modo strano. La vorrei come la Castro di San Francisco. Ora mi piace quando è notte e le parti più suburbane, l’Uci cinema, il Mc Donald, le zone industriali, il parcheggio del Lidl la sera. Mi sembra il set di un film indipendente americano. E con Campi City possiamo mettere in questo set tutta una serie di personaggi, così Campi diventa una specie di serie tv ma ambientata in una città reale.»
«Amore e odio hanno il confine incerto. Diciamo che è un modo terra terra di rapportarsi ai tuoi sogni. Parlare di Campi Bisenzio con le parole di personaggi inventati la rende ancor più vera. Campi City è un bel gioco e giocare con gusto è una cosa tremendamente seria. Campi City è un palcoscenico reale dove ballano i personaggi prodotti dalla nostra fantasia».
«E poi Campi City non è il solito gruppo o pagina Facebook locale dove si riversa l’odio e il malessere, è il parto di sei fulminati che ogni giorno cercano di pensare a storie o situazioni che partono dalla realtà ma provano a guardarla in modo meno cinico, più romantico. Pensa all’autista B.Senzio che scrive poesie sul 30 o a Mela Ramenta che ha aperto un Cafferamenta dove parla di libri…».
«Giusto…oppure ad Arturo Maniglia che invece di lamentarsi del traffico crea invenzioni romantiche per risolverlo o alle storie dolci della Maestra Ginestra».
«E poi ci sono anche i personaggi reali, tipo lui».
«Quello è il bersagliere che spinge una bici senza padrone con la stessa grazia con cui fa i roventini. Fagli una foto».
«Fatta vai».
«E poi ci sono tanti bei posti a Campi. Basta usare le gambe e la testa. Così come stiamo facendo noi in questa “tandemmata” mattutina prefestiva… Il vialetto d’ingresso che porta all’ingresso della biblioteca Tiziano Terzani a villa Montalvo. E nel giardino della villa il terrazzino che s’affaccia sulla Marina. E nel parco i misteri impenetrabili della Ragnaia ed il senso di libertà dei prati pieni di margherite. Il teatrino di Santo Stefano, la torre che si alza dalle mura in fondo a via Catelani che sembra una bella via colorata di un paese del sud vicino al mare. E l’albereta sull’ampio argine del Bisenzio vicino alla Rocca? Toh siamo già al capolinea, al capolinea del 30 in via Magenta dietro via Barberinese. Già via barberinese. Ma ce la facciamo a fare un salto nella piana delle Miccine, tra la Barberinese ed il West, a pedalare in strade strette che sembrano sentieri selvaggi tra staccionate, cavalli allo stato bravo ed i fiori gialli dei campi di rape? A Campi City si riesce a cavare sangue anche dalle rape».
«Il mio posto preferito resta il parcheggio del Lidl, sembra il set di un film Mumblecore, però cosa sono i film Mumblecore te lo spiego un’altra volta».
«Mumble mumble… Meglio vai che di cose incomprensibili se n’è già dette anche troppe, però son curioso…».
Finale in coro: «A proposito di curiosità, seguiteci sulla pagina Facebook Campi City. Ciao!».

In ordine di apparizione
Giovanni Grossi
Michele Arena