“I diari del tandem”: la venticinquesima ora

CAMPI BISENZIO – Con “I diari del tandem”, nei mesi scorsi, ci ha portati in giro per la Piana alla scoperta di tante curiosità. Adesso che siamo nell’anno nuovo, abbiamo dato di nuovo fiducia a Giovanni Grossi che torna su Piananotizie con “I racconti in tandem”, ovvero una serie, appunto, di incontri mensili. Così, dopo […]

CAMPI BISENZIO – Con “I diari del tandem”, nei mesi scorsi, ci ha portati in giro per la Piana alla scoperta di tante curiosità. Adesso che siamo nell’anno nuovo, abbiamo dato di nuovo fiducia a Giovanni Grossi che torna su Piananotizie con “I racconti in tandem”, ovvero una serie, appunto, di incontri mensili. Così, dopo Michele Arena e il suo libro “Come nascono gli incendi”, oggi è la volta del sindaco di Campi, Emiliano Fossi.

La giornata di un sindaco è infinita. Con un inizio certo, ma con un finale non altrettanto certo. Fatta di tutto. Un’agenda fitta, fitta. L’idea è molto semplice. Anzi semplicissima. Parlare con il sindaco di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, dei suoi pensieri, delle sue passioni, insomma di tutto quello che non si trova nella sua agenda. E, per l’appunto, essendo Fuori agenda, l’appuntamento non ha data e orario, ma la semplice indicazione di ritrovarsi nel primo pomeriggio in una giornata di sole. Lo chiamo quindi alle 15 del primo pomeriggio di sole utile. Ok, mi dice lui, troviamoci alle 16 nel mio ufficio. Prima di salire le scale di Villa Rucellai noto in una stanza una bella bici, un bel modello vintage di city bike. Nel suo ufficio ad una parete c’è un foglio con una citazione di Cassius Clay: “Io corro sulla strada molto prima di danzare sotto le luci”.

Perché la scelta di questa citazione?

Questa citazione è molto bella e me la sono messa lì per ricordarmi, e anche ricordala a chi mi viene a trovare, una cosa molto precisa. Io credo molto nei percorsi, nell’impegno, nel sacrificio, nella gavetta. Non credo nelle scorciatoie perché le scorciatoie prima o poi le paghi. La frase è chiara ed è bene che lo sia soprattutto a noi che facciamo politica. Bisogna stare sulla strada, correre. Se si riesce a stare bene sulla strada allora poi arriva anche il momento di danzare sotto le luci.

Giù ho visto una bici. E’ la tua?

Sì.

Facciamo che il tuo percorso da casa all’ufficio è di 12 minuti. Un tempo ragionevole per ascoltare tre canzoni. Quale sceglieresti?

Di solito io mi alzo sempre molto voglioso, con una bella spinta. La colonna sonora della mattina la sceglierei caratterizzata da questo. Canzoni che interpretano il mio stato d’animo e che mi danno ulteriore motivazione e spinta per affrontare al meglio la giornata. E quindi abbastanza sparate come “Forma e sostanza” dei Csi, “Be Yourself” degli Audioslave e “Tutti i miei sbagli” dei Subsonica. Una scelta tutta anni novanta. Molto generazionale.

Poi arrivi in ufficio e…

Arrivo alle 8 e prima che inizi il “Dentro agenda”, leggo i giornali, rigorosamente cartacei. Mi piace stendere tutti e 5 i giornali che leggo tutti i giorni. Leggo per prime le pagine culturali, poi le cronache locali perché sono quelle che riguardano direttamente il mio campo di intervento come sindaco. Poi vado a leggere tutta la cronaca nazionale. Mi soffermo in particolare sulla politica estera che mi piace un sacco e poi il resto, e chiudo con un elemento di rilassatezza e divertimento, per quella è un’altra mia passione, lo sport e in particolare il calcio. Mi piace leggere anche i contrasti. Oltre ai grandi quotidiani, cerco di non far mancare mai la lettura di due giornali che sono uno all’opposto dell’altro come visione delle cose, non tanto destra e sinistra, che sono Il Foglio e il Manifesto.

Emiliano mi dice che lo hanno chiamato gli anziani dell’associazione ACAV per andare a vedere il lavoro che stanno facendo di risistemazione della vigna a Villa Montalvo. Mi dice che gli piace tanto la voglia e l’orgoglio che ci mettono gli anziani nelle cose che fanno e che andare a vedere il risultato del loro lavoro è sempre un momento piacevole. La nostra chiacchierata prosegue tra le vigne del Montalvino e poi dopo in Ragnaia nel parco di Villa Montalvo.

Perché la scelta di rimetterti a studiare?

Mi sono venute in mente le parole di Riccardo Conti, una persona a cui mi sento molto legato. Quando mi laureai mi disse: “Emiliano, anzi Emilianino, come mi chiamava sempre lui, non smettere mai di studiare, non ti fermar qui. Gli era piaciuta molto la tesi di laurea che avevo fatto e queste parole mi son sempre rimaste dentro. Mi sono deciso a riscrivermi all’università, a distanza di un po’ di anni dalla prima laurea, e di iscrivermi a Filosofia perché a un certo punto ho sentito la necessità fortissima di andare più in profondità nelle cose. Era un desiderio che sentivo da tanto tempo e che avevo sempre accantonato perché c’è sempre un monte di cose da fare. Poi durante il primo lockdown ho ripreso in mano alcuni libri di filosofia, mi sono riappassionato e mi son detto che lo dovevo fare, che se non lo faccio ora non lo faccio più. La vita che facciamo tutti i giorni, a maggior ragione la vita che faccio io, ci porta spesso a concentrarci sull’oggi. Il rischio è quello di svuotarsi. Allora il fatto di tornare a studiare, di tornare a studiare filosofia, ha anche questo senso, quello di ricentrarsi, di domandarsi, di tornare a farsi delle domande forti, profonde, vere e di provare a darsi una risposta perché, non solo non si finisce mai di imparare, ma c’è una quantità infinita di cose da conoscere. E credo che ogni tanto fare queste scelte, ricentrarsi, ti aiuta a fare meglio le altre cose e nel mio caso la politica. Ad oggi sono contento anche se è faticoso perché alla fine le cose da fare sono tantissime e non è semplice trovare lo spazio per studiare, però quando ci riesco mi dà una soddisfazione davvero enorme, mi sento ritemprato, mi sento più soddisfatto di me e sono boccate di ossigeno.

Su quali autori stai concentrando il tuo studio?

L’autore che mi piace di più, su cui vorrei lavorare e sviluppare è Max Weber. Ora per il primo esame sto lavorando sulla storia di filosofia e nella scelta degli autori da approfondire che mi ha dato il professore ho scelto Friedrich Nietzsche Nitische. Non perché mi senta particolarmente legato a quella impostazione ed a quella filosofia. Anzi. Uno dei motivi per cui l’ho scelto è perché rappresenta in linea teorica un mondo, un modo di vedere le cose molto distante da me. Sto leggendo davvero un libro bellissimo, fondamentale per capire tante cose, come “La nascita della Tragedia” di Friedrich Nietzsche. Le visioni più diverse, le più distanti mi hanno sempre incuriosito, affascinato. Mi ricordo per esempio che quando ho fatto uno dei primi esami della mia prima laurea in Scienze Politiche, Storia dei partiti e dei Movimenti politici, oltre ai manuali, scelsi tra i partiti da studiare il Movimento sociale. Non scelsi il Pci, il Psi che a me sono quelli più vicini, ma quello più distante, proprio per conoscere appunto quello che consideri un qualcosa che è completamente o quasi in contrasto dal tuo mondo.

Ogni esperienza di vita è un po’ come questa vigna. Ha bisogno di cure per produrre buoni frutti. Bisogna difenderla dalle malattie, tagliare i rami secchi, estirpare le erbacce, ordinare i tralci, concimare. Ogni azione ha bisogno di una mano sapiente, ma non basta. Serve anche che questa mano sia guidata dall’amore per il proprio lavoro. Proprio come questi ragazzi anziani intorno a noi. Proprio come nel tuo lavoro di Sindaco?

Il lavoro di sindaco è un’esperienza bella che completa una persona sia nella dimensione politica che in quella umana. Perché è molto bello, se lo fai come provo a farlo io, trasportare nella concretezza del lavoro, i tuoi ideali, i tuoi valori. Le cose che fai tutti i giorni hanno bisogno di essere alimentate da un fuoco tenuto sempre accesso da una fiammella interiore. Altrimenti perdi equilibrio e serenità, non sei più centrato sulle cose da fare e sul perché lo fai.

Come sono stati questi anni da sindaco?

E’ un impegno dove ci devi mettere tutto te stesso. Questo l’ho appreso fin dall’inizio e credo di essere stato costante in questi 7 anni e passa. Lo dico sinceramente, tutti i giorni, mi sono sempre alzato con la voglia di andare in ufficio e di compiere il mio dovere di sindaco della mia città. Ho sempre provato ad aver presente quella fiammella, quel fuoco, quel calore che mi si accende da sempre nello stomaco quando penso alla parola politica. Per me è un grande amore. E così per farlo durare devi provare a riscaldare spesso quella fiammella. Proprio come in tutti gli altri amori della tua vita. E a me questa fiammella mi si riscalda spessissimo. Non dico che non ci sono anche delusioni. Ci sono state, eccome se ci sono state, ma quella fiammella è sempre stata troppo più forte. Quella fiammella mi riscalda fin da ragazzino ed ha sempre stimolato qualcosa dentro di me che mi ritrovo a distanza di tanti anni. Ed è una cosa molto bella. Ed è una gran fortuna. Fare il sindaco è una grande opportunità per far del bene attraverso quello che ti piace fare.

Dove nasce questa fiammella?

Questa fiammella è quello che mi hanno insegnato i miei genitori e mio nonno materno. Sono stati i miei veri ispiratori della voglia di provare a fare questa cosa della politica. Se lo faccio lo devo a loro. Perché è da loro che ho carpito questa cosa che ancora non conoscevo bene e che era appunto la militanza, la passione politica. La politica io cerco di interpretarla, nella mia ispirazione primigenia, come il più alto senso dell’altruismo. Si, ecco, per me la politica è altruismo. Per me la politica è dedicarsi agli altri. Dedicarsi a costruire un contesto migliore per le persone è la suprema forma di altruismo. I puristi delle definizioni potrebbero inorridire però ti dico quello che è per me.

Hai mai sentito in questi anni la voglia di evadere, di passare un bel pomeriggio assolato come questo tra le vigne della tua libertà?

La voglia di evasione vera reale, quella della serie chiudo tutto e vado via, non l’ho mai sentita. Gli impegni sono impegni e non puoi far saltare le cose. Però è vero che in alcuni momenti mi sono ritagliato degli spazi per me come poter andare a mangiare anche in completa solitudine a pranzo da qualche parte per passare quell’oretta e mezzo che mi ritempra, ritagliarmi qualche ora per poter andare a fare una camminata. Ci sono posti che per me sono luoghi del cuore, alcuni che ho scoperto, altri che ho riscoperto a Campi o altri in altre zone perché c’ho passato la gioventù o che sono legati a ricordi familiari. Non dico quali perché sono miei. Ci tengo a tenerli per me. Un’altra cosa che mi caratterizza è che sono una persona riservata sui miei affetti, sulla dimensione familiare ed anche su questa mia sfera intima che custodisco e ci tengo in maniera assoluta. Se c’è una cosa che non mi piace della politica attuale è questo mettere in piazza anche le dimensioni più intime, più personali. Questo vien fatto solo ed esclusivamente per accrescere il consenso perché le esigenze attuali della comunicazione dicono così. Ecco questa è una cosa che rifugge da me. La dimensione privata è mia e ci tengo a tenerla come mia. E’ la cosa più preziosa che c’è. La vita di un sindaco, se non hai un minimo di equilibrio rischia di essere totalizzante e di condizionare anche la tua vita privata.

E la sera quando ritorni a casa, alla tua vita privata, agli affetti più cari quali canzoni sceglieresti di ascoltare?

Al ritorno sceglierei tre canzoni rilassate, non proprio lentissime, più intimiste perché di solito quando torno verso casa la volontà è quella di concentrarmi sulla dimensione degli affetti, su dime. E di lasciare fuori la giornata di lavoro. Di pensare ad altro, di rilassarsi. “E ti vengo a cercare” di Franco Battiato, “Luna per te” di Vasco Rossi, “Enjoy de Silence” dei Depech Mode. I Depeche Mode sono uno dei miei gruppi preferiti in assoluto. La musica è testa e le sensazioni che ti provoca. Mi piace quel ritmo, quelle atmosfere. Richiamano una stagione della mia vita, mi tocca le corde giuste, mi fa vibrare.

Che titolo vibrante daresti a questa chiaccherata/intervista tra le vigne e la ragnaia del parco di Villa Montalvo? Ti do due opzioni, che poi sono due film bellissimi, Fuori Orario o 25° ora?

Scelgo 25° ora. La 25° ora è uno spazio che non esiste proprio come il fuori agenda. Mi piace perché lo considero un monito e un invito a vivere e godersi la vita nella sua essenza.

Giovanni Grossi