CAMPI BISENZIO – “Probabilmente il viaggio sulla via Francigena è un effetto collaterale e indiretto del tabagismo. C’è sempre un inizio in ogni storia e se penso a questa che stiamo raccontando credo che il viaggio in bicicletta “C.’E.RO. Anch’io!” nasca innanzitutto, come semplice rapporto causa-effetto, dal fatto che ad un certo punto della mia vita, circa tre anni fa, ho smesso di fumare e ho iniziato ad andare in bicicletta. Talvolta anche le imprese più epiche o le più grandi storie d’amore nascono in modi casuali, rocamboleschi o banali….”. Parole di Alessandro Guarducci.
E’ ormai un mese che il viaggio in bici sulla Francigena è finito e questo è il modo migliore per iniziarne il racconto. Ho cercato di mettere in fila le parole dette in quella settimana vissuta intensamente pedalando. I proprietari delle parole che racconteranno questa esperienza sono Alessandro Guarducci e Giovanni Esposito, presidenti, rispettivamente della Cooperativa Macramè e dell’associazione Tandem di pace. Sono parole in presa diretta ovvero dette tra di noi proprio durante il viaggio. Mentre condividevamo una barretta, una fontana di acqua fresca, il guado di un fiume, un tratto di strada uno accanto all’altro, sotto la doccia, sopra la doccia, seduti su delle sedie intorno ad un tavolo, seduti sulla terra intorno ad un pezzo di prato, ai margini di una vigna o di un campo di girasoli. O mentre ci arrivava la notizia della morte di Raffaella Carrà. Già, come è bello pedalare da Campi in giù. Io non ho fatto altro che un esercizio di memoria e quando la memoria non mi ha soccorso ho, prontamente, chiamato direttamente loro, Ale e Giova, e loro si ricordavano tutto. Le parole di questo racconto non hanno la presunzione di convincere nessuno su quanto è ganzo andare in bici in compagnia, ma solo di spiegare un punto di vista, un proprio perché, il nostro. Il tutto animato da una serena e consapevole autoironia o meglio ciclo ironia.
“Era ormai da tempo che sentivo l’esigenza di provare ad unire due mie grandi passioni: quella per la bici, che come dicevo è rinata in me tre anni fa a sopire quella per il tabacco, e quella per il lavoro educativo con gli adolescenti che invece porto avanti da più di vent’anni. Ma naturalmente non sarebbe stato possibile mettere in campo una cosa del genere solo per un’esigenza o un sogno personale. Di fatto l’idea di un viaggio in bici, seppur difficile da organizzare, ha trovato subito convinti tutti i colleghi della cooperativa. Una cosa che certamente ci ha uniti in questa visione è stato il prendere consapevolezza di quanto in questo momento fosse indispensabile provare a mettere insieme in un progetto tanti elementi diversi quali l’incontro, la condivisione, il sogno, le persone, le fatiche, il divertimento, l’accoglienza, il senso dell’avventura, la legalità, l’inclusione, l’impegno, l’intergenerazionalità, la conoscenza, la storia, le storie, la bellezza, l’ambiente, il benessere, l’attività fisica, la formazione attraverso la testimonianza. E come legare al meglio insieme tutti questi elementi e valori in un percorso di senso? Cosa di meglio di un viaggio a tappe in bicicletta su una rotta così affascinante e piena di significati mettendo insieme ragazzi/e, educatori e società civile?” Parole di Alessandro Guarducci.
Domande in attesa di risposte. E le risposte capita che siano più semplici delle domande.
“Riprendendo il manifesto del Tandem di Pace si ritrovano molte delle risposte a queste domande anche in chiave pedagogica e forse proprio da lì è venuta la vera ispirazione per questo viaggio. Il tempo: in bicicletta il tempo si dilata; con un tempo non più strozzato tra impegni, doveri di performance, risultati da ottenere a tutti i costi, ogni persona si educa a dare spazio e non affannosamente a prenderlo. La pazienza: attraverso le attese, lungo i chilometri che in salita sembrano non voler passare, in compagnia di altri che hanno altri passi e altre modalità, si impara il gusto della pazienza. La fatica: la fatica è un mestiere, poco scelto ultimamente. Una vita che non conosce fatica è una vita che non sa apprezzare. Il tutto facile è spesso motivo di superficialità, poco approfondimento, poca apertura mentale. La mediazione: il Tandem di Pace ha voluto essere da sempre, a cominciare dalle persone che per prime lo hanno pensato e poi quelle che si sono aggiunte, espressione di diversità, diversità di interessi, di età, di espressione politica. L’ascolto: una delle caratteristiche del Tandem di Pace è quella di fermarsi nelle località attraversate, con gli Amministratori, i gruppi e le associazioni e ascoltare le loro esperienze, confrontandosi sul tema della pace, della tolleranza, dell’integrazione sociale, della cittadinanza; sempre con l’attenzione a ricevere più che a dare, convinti che la strada della convivenza civile passi dalla contaminazione tra esperienze e storie diverse. La lungimiranza: le scelte violente sono spesso il risultato di un pensiero irruente, non ragionato; la lungimiranza, tipica di chi osserva e sa che dovrà distribuire il suo sforzo per arrivare all’obiettivo finale, è la caratteristica che più si addice a chi cerca di superare gli ostacoli, raggiungere le mete, risolvere i problemi con una miscela equilibrata fra grinta, costanza, cautela e tenacia. Gli stili di vita: lo sappiamo, la bicicletta si muove con il nostro sforzo senza l’uso di carburante aggiunto; l’assenza di motore provoca indubbiamente una sorta di inadeguatezza nella vita moderna; senza demonizzare tutto ciò che ci permette di progredire, l’andare in bicicletta rimane un fatto che ci richiama l’attenzione a stili di vita sobri, dove sobrietà funziona da equilibratore del nostro essere uomini.” Parole del Tandem di pace ricordate da Alessandro Guarducci.
Grazie Ale per avere ricordate le parole del nostro manifesto scritte ormai 16 anni fa nel 2005.
“Il modo di viaggiare che stavo immaginando non era quindi una formula nuova per me. Io l’avevo conosciuta molti anni fa vivendola in prima persona in uno dei primissimi viaggi del Tandem di Pace (2006 Parigi-Campi Bisenzio). Per questo ad un certo punto ho preso il telefono e ho chiamato Giovanni e poi Francesca dicendogli: con la cooperativa organizziamo un viaggio in bicicletta sulla via francigena con una ventina di ragazzi. Me la dai una mano ad organizzarlo? Possiamo provare a rimettere insieme il Tandem di Pace su questa sfida? Potrebbe essere la sfida educativa e formativa dei giovani la vocazione di un nuovo corso del Tandem di Pace? Se la sfida convince i componenti storici dell’associazione, la cooperativa Macramè si impegnerà a dare tutto il sostegno possibile al Tandem di Pace per riprendere a pedalare insieme! Anche l’incontro con i colleghi della cooperativa Il Piccolo Principe di Empoli, con la quale stavamo conducendo da qualche anno una collaborazione su un progetto coordinato da Oxfam è stato sorprendente. Una telefonata con Juri Stabile, coordinatore della cooperativa, praticamente 40 minuti di sogno condiviso in cornetta e una mail dopo un paio di giorni con una risposta sintetica e chiara: ci siamo anche noi, si fa il viaggio sulla Francigena!”. Parole di Alessandro Guarducci.
Ovviamente il Tandem di pace si è riunito e non solo ha detto si con entusiasmo ma si è dato una nuova organizzazione nominando Giovanni Esposito nuovo presidente.
“Il viaggio è stata un’esperienza bellissima, per i ragazzi e per gli adulti che vi hanno partecipato con ruoli diversi: educatori, personale di supporto, cicloamatori e soci storici del Tandem, guida cicloturistica, referenti di istituzioni e di associazioni dei territori in cui abbiamo sostat Una comunità di 26 persone di età, provenienza ed estrazione culturale diverse tra di loro con un obiettivo comune: condividere un’esperienza di viaggio e di crescita civile e umana. Come succede in ogni esperienza sociale di gruppo, il viaggio si è snodato in alcune fasi classiche tra aspettative mancate e realizzate, entusiasmo e momenti di sfiducia, attesa e azione, rifiuto e accoglienza, momenti di fatica e di grande energia, scazzo e divertimento. Un percorso all’interno del quale ad un certo punto è scattata spontaneamente la magia, fatta di una gran voglia di conoscersi e confrontarsi apertamente, fare esperienza vera di comunità. Una cosa che credo tutti si porteranno dietro è il cerchio della sera organizzato da Mattia che ci ha permesso di conoscersi e capire i diversi punti di vista, rileggere il viaggio e ogni tappa con gli occhi degli altri, mettere l’accento su aspetti belli e critici dell’esperienza che stavamo creando insieme, in una dimensione armonica nonostante le difficoltà incontrate e nonostante la siderale distanza di età tra i più giovani e i più vecchi. Direi che senza dubbio è stata una bellissima esperienza di comunità dalla quale tutti, ragazzi e adulti, indipendentemente dalle condizioni e dalle aspettative di partenza, siamo usciti cresciuti, cambiati, arricchiti e soprattutto divertiti. Un bel racconto dell’esperienza è stato curato da alcune ragazze che hanno partecipato al viaggio ed è visibile nella rivista web parentesi.org di cui le stesse compongono la redazione”. Parole di Giovanni Esposito.
“Da quando mi sono avvicinato alla bicicletta mi risuona spesso una frase in testa: noi siamo le persone che incontriamo! Nel nostro lavoro quotidiano con i ragazzi la relazione educativa è sempre al centro delle nostre azioni, ci muove, ci guida per scorgere nuovi orizzonti, opportunità e scrivere nuove storie. La bicicletta è sembrato uno strumento straordinario per esaltare tutto questo in cui crediamo fortemente. La bicicletta nel suo andamento lento ci permette di riconciliarci con le storie, i volti e i luoghi che abbracciamo. Ecco quindi l’idea del viaggio inteso come scoperta, superamento dei limiti e approccio al cambiamento e all’autonomia in un modo del tutto nuovo provando a mettere insieme non solo un gruppo di ragazzi, ma di persone che stringessero nuove relazioni con un obiettivo comune all’orizzonte. Il tandem di pace è sembrato lo strumento ideale non solo per i valori, ma anche la storia e il senso di appartenenza che si porta dentro soprattutto grazie a coloro che ne hanno fatto parte. Alla fine i sorrisi, i pianti, il sudore, i luoghi e le storie hanno fatto tutto il resto e ai ragazzi è rimasta una straordinaria esperienza da raccontare, da conservare e magari chissà un giorno da rivivere insieme. Nel teatro del mondo ognuno trova il suo spazio, noi dobbiamo solo restare lì ad osservare, pedalando, fermandosi e perdendosi pensando a quale potrebbe essere il nostro posto. Eduardo De Filippo diceva che per vivere e scrivere era necessario succhiare avidamente la vita di tanta gente. Lungo i percorsi tracciati da una bici tutto questo può essere davvero possibile!” Ancora parole di Giovanni Esposito.
“Il resto è storia già scritta. Siamo oggi a commentare un primo viaggio fatto con i ragazzi e a progettarne di altri per il futuro… “ Parole di Alessandro Guarducci, Giovanni Esposito e Giovanni Grossi.
Noi facciamo l’amore con la bici e non è autoerotismo, al limite è cicloerotismo. Parola mia.
Giovanni Grossi