I gabbiani nella Piana, è allarme? Sì, ma non troppo. Per ora…

CAMPI BISENZIO – In principio fu Case Passerini, nel Comune di Sesto Fiorentino. Poi è stata la volta di Campi Bisenzio e Signa. Territori, tutti e tre, evidentemente non di mare. Basta girarsi intorno. Ma che, altrettanto evidentemente, sono diventati  – o si sono trasformati – habitat ideali per i gabbiani. A Case Passerini sono […]

CAMPI BISENZIO – In principio fu Case Passerini, nel Comune di Sesto Fiorentino. Poi è stata la volta di Campi Bisenzio e Signa. Territori, tutti e tre, evidentemente non di mare. Basta girarsi intorno. Ma che, altrettanto evidentemente, sono diventati  – o si sono trasformati – habitat ideali per i gabbiani. A Case Passerini sono comparsi per la prima volta una ventina d’anni fa, poi dalla Piana, dove comunque sono aumentati in modo considerevole, si sono spostati anche verso il centro di Firenze, alla ricerca di cibo. Sono aggressivi? C’è un allarme gabbiani? E’ un fenomeno in crescita? Abbiamo provato a rispondere a queste domande parlando con Enrico Loretti, direttore igiene urbana veterinaria della Usl Toscana centro. “La loro presenza in questi territori è iniziata circa venti anni fa, quando i gabbiani arrivarono per la prima volta alla discarica di Case Passerini. Qui trovarono cibo in abbondanza, in una zona facilmente raggiungibile, arrivando dal mare dopo aver risalito l’Arno”. E anche se la situazione non è grave come invece succede in altre città, critica lo è sicuramente. Intanto partiamo dal clima: “I cambiamenti registrati in questi anni, – spiega Loretti – con inverni non più freddissimi e temperature più miti rispetto al passato, giocano sicuramente a loro favore. Ed è un fenomeno a cui è necessario dare la sua importanza. E anche se si tratta, per questi territori, di animali “di nicchia”, una nicchia che oggi sembrerebbe satura, non è da escludere neanche una loro crescita in futuro”. Cosa si può fare? Ben poco, purtroppo. I gabbiani hanno bisogno di acqua e cibo in abbondanza e adesso che hanno trovato “terreno fertile” per i loro… gusti, difficilmente se ne andranno. Semmai, per non farli proliferare ancora, ci sarebbero alcuni accorgimenti a cui attenersi come non lasciare troppa sporcizia in giro (“A Firenze venti anni fa era impossibile vedere un gabbiano…”), non nutrirli e proteggere le grondaie delle abitazioni. A sfavore della Piana gioca un altro aspetto: “Ci si dimentica spesso – aggiunge Loretti – che, nonostante la presenza di laghi non sia così numerosa così come in passato, questa è un’area estremamente umida”. Fra gli aspetti positivi il rischio sanitario (“E’ sotto controllo”) e quello di una loro “aggressione”: “E’ improbabile, a meno che uno non si avvicini o voglia danneggiare il loro nido, in questo caso diventano molto “protettivi”…”. Insomma, Firenze non è ancora ai livelli di Roma, ma stiamo parlando di una città dove comunque si sono visti alcuni esemplari di anatre vietnamite di fronte alla Biblioteca Nazionale. Inutile, oltre che rischioso, evocare adesso film del passato che lasciavano presagire un futuro disastroso per il nostro pianeta. Resta il fatto che si tratta di una situazione da monitorare, soprattutto nell’ottica della salute pubblica, quella sì. “Ad oggi – conclude Loretti – per fortuna non è mai emerso niente di particolare e la situazione è sotto controllo”. Bei tempi quelli de “Il gabbiano Jonathan Livingston”…