“Il comparto funerario attende una risposta sui vaccini” e invia una lettera aperta al ministro Speranza

FIRENZE – “Dopo averla sollecitata nelle varie forme possibili a rivolgere, finalmente, una qualche attenzione alle categorie funerarie per curare la tutela della loro salute ed impedire che i loro servizi, obbligatori indipendentemente dalla causa del decesso del defunto servito, finiscano per essere essi stessi veicolo di nuove infezioni, registriamo, ancora una volta la totale […]

FIRENZE – “Dopo averla sollecitata nelle varie forme possibili a rivolgere, finalmente, una qualche attenzione alle categorie funerarie per curare la tutela della loro salute ed impedire che i loro servizi, obbligatori indipendentemente dalla causa del decesso del defunto servito, finiscano per essere essi stessi veicolo di nuove infezioni, registriamo, ancora una volta la totale disattenzione sua e di tutte le strutture vocate a presidiare gli interventi per la pandemia: ancora nessuno ha fatto niente per accelerare la vaccinazione degli addetti funebri”. Inizia così la lettera aperta che la Federcofit (Federazione del comparto funerario italiano) ha inviato al ministro Speranza per mano del suo presidente Cristian Vergani.

“A poco – continua il documento – valgono le sollecitazioni che nei vari Consigli regionali le forze politiche di destra e di sinistra hanno rivolto ai loro presidenti se poi non si muove niente: non abbiamo bisogno di pronunciamenti per scaricare la propria coscienza, abbiamo bisogno di atti concreti capaci far lavorare con la dovuta tranquillità e serenità i nostri addetti obbligati a trattare defunti morti per coronavirus e relazionarsi con le loro famiglie. Abbiamo scritto a tutti i responsabili, non solo a lei ma anche al direttore Borrelli, all’onnipresente e onnifacente Arcuri, ai presidenti delle Regioni e ai loro assessori alla sanità… ma niente, neppure una risposta e un riscontro, capace, almeno, di esprimere un minimo livello di buona educazione”.

“Cosa dobbiamo fare per fare sentire la nostra voce e per avere la considerazione che ci siamo conquistati sul campo? Dobbiamo “serrare” le nostre attività in segno di protesta contro questa colpevole disattenzione? Dobbiamo scendere in piazza con i nostri automezzi per significare il nostro motivato disagio e la nostra protesta? Non si tratta di trovare centinaia di migliaia di dosi; con 20/30.000 dosi si garantisce la tutela degli addetti delle circa 6.000 imprese funebri che debbono, per il loro lavoro, come gli addetti sanitari, operare sui defunti a causa del Covid-19, prima del loro incassamento e sigillatura, e che debbono relazionarsi con le famiglie di questi defunti senza le sicurezze che la struttura sanitaria può offrire e garantire. Abbiamo svolto il nostro ruolo con dedizione ed attenzione, abbiamo messo a disposizione le nostre strutture per ospitare i feretri, a seguito delle sue circolari, senza porre alcuna condizione, perché questa era ed è la nostra mission… Ora, signor ministro, basta. Nessuno si meravigli se anche le pompe funebri, in assenza di risposte specifiche, incroceranno le braccia e scenderanno in piazza”.