Il Coronavirus, i negozi aperti, i social e le puntualizzazioni del comandante della Polizia municipale

SIGNA – I social possono svolgere un servizio importante, soprattutto in questo periodo, se usati correttamente. E siccome è raro che il comandante della Polizia municipale signese, Fabio Caciolli, ci chieda di intervenire per dei chiarimenti sull’argomento in questione, quando succede vuol dire che i social proprio tanto correttamente non sono stati usati. Non a […]

SIGNA – I social possono svolgere un servizio importante, soprattutto in questo periodo, se usati correttamente. E siccome è raro che il comandante della Polizia municipale signese, Fabio Caciolli, ci chieda di intervenire per dei chiarimenti sull’argomento in questione, quando succede vuol dire che i social proprio tanto correttamente non sono stati usati. Non a caso, il comandante Caciolli ha inviato alla nostra redazione un lungo comunicato, che trae spunto da alcune considerazioni emerse in questi giorni su Facebook, in particolare nel gruppo “Abitanti di Signa”, secondo cui, “in una chat iniziata da un cittadino, – spiega – in merito al fatto che i miei collaboratori abbiano dato indicazioni di chiudere dei reparti di vendita in alcuni negozi, lo stesso cittadino chiede dove “i solerti vigili hanno trovato una simile disposizione”, che non consenta di poter liberamente vendere tutto quello che è presente nel negozio. Da qui la necessità di precisare alcune questioni, per l’onestà intellettuale e la correttezza che ha caratterizzato la mia opera di coordinamento e quella dei miei collaboratori che agiscono in questo delicato frangente sul territorio”.

“Si deve premettere che dall’introduzione della Legge Bersani del 1998, esistono in Italia due categorie merceologiche, alimentari e non alimentari, e i negozi, salvo idonee condizioni igienico sanitarie, possono vendere anche contemporaneamente i prodotti di entrambi i settori. Il Dpcm dell’11 marzo usa una terminologia generica “ipermercati, supermercati eccetera”, termini che non sono giuridicamente compresi nelle leggi regionali e dettati dalla fretta di indicare efficacemente ambiti merceologici in una situazione di emergenza. Il medesimo Dpcm indica che sono sospese tutte le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità individuate nell’allegato 1. L’allegato 1 riporta molte voci, da cui si ricava che i generi non compresi all’interno dell’allegato stesso non possono essere venduti, per cercare di limitare al massimo la circolazione delle persone impedendo l’acquisto dei generi che non sono di prima necessità. Pertanto la corretta interpretazione del dispositivo prevede che debba essere impedita la vendita di ciò che non è compreso nell’elenco dei generi alimentari e di prima necessità, e non la chiusura totale di un esercizio qualora lo stesso vendesse indistintamente i generi non alimentari non compresi in quelli consentiti, ma neppure la vendita di tutto”.

“Impedire la vendita dei generi non ricompresi, come a titolo di esempio giocattoli, vestiti o cartoleria, – continua – ha il duplice effetto positivo di imporre alle persone di muoversi solo per l’acquisto dei generi di prima necessità e consentire all’impresa di non interrompere l’attività, con la finalità di disincentivare gli spostamenti. Preme anche sottolineare che le indicazioni e le interpretazioni della norma, come applicate a Signa, sono state condivise con la Stazione dei Carabinieri e con i comandanti delle Polizie municipali dei Comuni della provincia di Firenze (anche la Polizia di Roma Capitale usa lo stesso criterio). Preme inoltre puntualizzare che in altri Comuni ci possono essere esercizi che non si sono adeguati o non ancora ispezionati ma ciò non significa che sia errato”.

“Io credo che in un periodo di emergenza vera, difficile e dura, che ci vede impegnati in una battaglia difficile, certe dichiarazioni siano, oltre che non corrispondenti alla verità, anche pretestuose e non fanno un buon servizio alla causa che ci vede tutti impegnati, indipendentemente dal colore politico a cui si aderisce”.