Il Covid ferma il Carnevale di San Mauro. Ma il “trenino” mantiene viva la tradizione

SIGNA – Nella particolare fase storica che stiamo vivendo, abbiamo un estremo bisogno di esempi positivi, di simboli, di valori. Di qualcosa, qualunque sia la sua natura, che ci tenga “aggrappati” alla nostra storia. Anche per non darla vinta a chi dice che la vita di prima non sarà più possibile. Probabilmente sarà un po’ […]

SIGNA – Nella particolare fase storica che stiamo vivendo, abbiamo un estremo bisogno di esempi positivi, di simboli, di valori. Di qualcosa, qualunque sia la sua natura, che ci tenga “aggrappati” alla nostra storia. Anche per non darla vinta a chi dice che la vita di prima non sarà più possibile. Probabilmente sarà un po’ diversa, ma determinate tradizioni, determinati appuntamenti fissi nel corso dell’anno è giusto mantenerli in vita, nella speranza – perché chi scrive ce l’ha davvero – che il futuro ci consenta di rivivere appieno tutto quello che abbiamo potuto vivere fino a un anno fa. Ecco perché stamani, in quella che avrebbe dovuto essere la prima domenica del Carnevale di San Mauro, la presenza del trenino sotto il loggiato della chiesa, insieme ad alcune fotografie delle passate edizioni della festa in maschera (sarà così anche nelle prossime due domeniche), ha reso il cuore di ognuno di noi più leggero. Il trenino come simbolo di una comunità, di un gruppo di persone, che non intende certo arrendersi. E con le fotografie, anche in bianco e nero, di chi ci ha preceduto a ricordarci che certi valori sono imprescindibili. E se il Covid gioco forza ha stoppato le sfilate in maschera e dei carri allegorici, quel “vecchio” trenino colorato ha mantenuto comunque vivo il legame con il passato ma soprattutto ci proietta nel futuro, a un’edizione 2022 del Carnevale di San Mauro ricca di coriandoli e stelle filanti.

Quel “vecchio” trenino che ha trasportato tanti bambini in questi anni e che oggi hanno anche i capelli “imbiancati”. Quel “vecchio” trenino a ricordarci don Armido Pollai, colui che il Carnevale nel 1966, insieme ad alcuni collaboratori della parrocchia, il Carnevale lo volle proprio perché in paese sarebbe stato un importante “veicolo” di coesione. Quel “vecchio” trenino insomma non intende certo fermarsi. E la pioggia di oggi è già un segno… di normalità. Perché, come ha ricordato don Robert Swiderski alla fine della Messa, “con il tempo di oggi, i carri non sarebbero usciti”. Quindi, è grazie a un “vecchio” trenino, a una pioggia che rende questa giornata meno amara e al paradosso di un Carnevale puramente simbolico, che ci aggrappiamo – e lo faremo sempre – alla speranza di un futuro decisamente migliore. Con i coriandoli fra i capelli. Per chi ce l’ha ovviamente.