Il diario della prof. Giulia e la vita nella Fase 2 a Madrid “la storia siamo noi” (12)

CALENZANO – Siamo nella Fase 2 di questa emergenza sanitaria, ma tutto non è ancora finito: ecco una nuova pagina del Diario della prof, Meri Coscarelli ci porta con la sua ex allieva a Madrid. “La storia siamo noi” Buongiorno ragazzi, come va? Come sta andando? Si inizia a prendere un po’ d’aria, vero? Mi raccomando: […]

CALENZANO – Siamo nella Fase 2 di questa emergenza sanitaria, ma tutto non è ancora finito: ecco una nuova pagina del Diario della prof, Meri Coscarelli ci porta con la sua ex allieva a Madrid.

“La storia siamo noi” Buongiorno ragazzi, come va? Come sta andando? Si inizia a prendere un po’ d’aria, vero? Mi raccomando: siamo nella FASE 2. Il problema non è risolto, bisogna continuare ad avere pazienza e a rispettare i “consigli” che ci arrivano dall’alto.
Stamani ho avuto una sveglia ultra piacevole con le note di “Azzurro”.
“Cerco l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua”. Sta arrivando l’estate del 2020. Come sarà? Come l’affronteremo o ce la faranno affrontare? Sicuramente non sarà quella che speravamo, ma ci rifaremo. Ci saranno le prossime nella normalità, quindi: sorridiamo.
Oggi il mio pensiero è rivolto, come sempre: a tutti voi, ragazzi miei, a mio marito, alla mia mamma, alle mie sorelle, ai miei fratelli, a tutti i miei cari nipoti, alle mie bellissime amicizie. Quelle che ho accanto, quelle che ho a Firenze, nella mia amata Calabria, a giro per il mondo. Questi non saranno certo i migliori mesi della nostra vita, ma cerchiamo di renderli meno brutti, anche se in casa o con la mascherina o a 1 metro di distanza, viviamoli serenamente. Come serenamente ora inizio il mio Consiglio di classe online.
Certo se Giovanni Gentile ci vedesse sono sicura che direbbe: “Matri mia, comu cianciai a scola! Comu addivintau strana”. (Mamma mia, come è cambiata la scuola! Come è diventata strana).
A parte gli scherzi: come é bella la nostra Penisola! Come sono belli i nostri dialetti! Viviamo nel paese più bello del mondo, anche se a volte lo dimentichiamo.
Ma, ritornando al mio consiglio di classe, chi me lo doveva dire che per incontrare i miei colleghi ci sarebbe voluto un “invito” su internet? Comunque, dovremo abituarci. Anche se la mia opinione non cambia: il contatto umano nelle scuola è fondamentale. La scuola è in presenza, non in assenza.
I ragazzi sono il futuro. Reale, non virtuale.
La scuola è contatto. È amicizia. Come quelle che nascono con i nostri ragazzi. Quelle che continuano anche dopo tante campanelle. Oggi vi presento: Giulia Bilotti. Si è diplomata l’anno scorso e ora cosa fa? Vive a Madrid. Leggiamo insieme le sue parole. I nostri ragazzi sono sempre speciali: tutti

“Io resto a casa, a Madrid”

Vivere in un Paese lontano dalla tua famiglia, dai tuoi amici e dalla tua città durante l’emergenza sanitaria per l’epidemia da coronavirus non è facile. Ciascun cittadino italiano che si è ritrovato ad affrontare questa situazione all’estero si è posto la stessa fatidica domanda: “resto qui o torno a casa ?“. Io ho deciso di restare a casa, a Madrid.
Quando in Italia sono stati registrati i primi decessi per coronavirus e il 4 marzo il governo ha deciso di chiudere tutte le scuole e università italiane, come misura di prevenzione contro il contagio, i cittadini spagnoli sono piombati instantaneamente nella realtà dell’attuale emergenza sanitaria. Quando si trattava solamente della Cina non ci preoccupavamo piú di tanto. Pensavamo fosse un virus circoscritto al continente asiatico. Invece, quando il virus ha oltrepassato i confini europei per insinuarsi in Italia abbiamo iniziato ad allarmarci. La Cina dista quindici ore d’aereo dalla Spagna, l’Italia due!
Ed é proprio dall’Italia che il coronavirus è arrivato in Spagna. Il 22 febbraio si registra il primo caso di coronavirus nella penisola iberica. Una donna di nazionalità italiana residente a Barcellona è stata contagiata dopo aver viaggiato a Milano e a Bergamo. Da quel momento noi, cittadini spagnoli e non, abbiamo iniziato ad avere paura. Mano a mano che cresceva l’inquietudine cresceva anche un sentimento collettivo difficile da descrivere, poiché non si manifesta esplicitamente, ma si percepisce, nascosto nei discorsi delle persone, dei politici, dei giornalisti. Il virus era arrivato dall’Italia, da cittadini che avevano viaggiato nelle zone piú colpite. “Se avessero rinunciato a viaggiare nel Nord Italia, forse avremmo potuto bloccare l’avanzata del virus in Spagna”.
Questa opinione, piú o meno comune, ha avuto vita breve poiché, in pochissimo tempo, il numero dei contagiati e dei deceduti a causa del coronavirus è aumentato in maniera esponenziale e, invece di vedere l’Italia come il Paese europeo da cui il virus ha iniziato a diffondersi, gli spagnoli hanno iniziato a vedere la nostra Nazione quasi come l’esempio da seguire. Il 9 marzo il premier spagnolo Pedro Sánchez annuncia che l’Esecutivo metterà in pratica quanto prima un piano per contrastare questo virus. Tuttavia, continuavo a considerare che la Spagna avrebbe potuto reagire tempestivamente. Com’è possibile, pensavo, che l’8 marzo migliaia di cittadini si siano radunati nel centro di Madrid in occasione della protesta femminista, mentre il 13 febbraio era stato registrato il primo decesso per coronavirus a Valencia? La Spagna ha seguito e sta seguendo lo stesso percorso dell’Italia e, purtroppo, gli stessi errori. Primo fra tutti l’aver sottovalutato la portata del virus. Il momento migliore per prendere decisioni risolutive è la fase iniziale, quando la minaccia é ridotta. Invece, sia in Italia che in Spagna, abbiamo perso tempo prezioso invece di agire. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che entrambi i governi hanno lavorato in condizioni straordinarie, muovendosi in un campo nuovo e incerto e nel bel mezzo di una crisi sanitaria.
Nonostante molti miei conoscenti e amici di altri Paesi avessero deciso di tornare a casa, io ho deciso di restare a Madrid. Scegliere di restare qua non è stato semplice, tuttavia, per i vari motivi spiegati precedentemente, restare in Spagna o tornare in Italia, non cambiava molto la mia situazione. Unicamente, avrei intrapeso un viaggio alquanto rischioso che, per la mia personale condizione qua a Madrid, sarebbe stato piuttosto vano. E poi, alla fine, siamo tutti cittadini del mondo che lottano contro lo stesso nemico.
Qua in Spagna non si puó uscire se non per lo stretto necessario, come per fare la spesa o comprare medicinali, e sempre indossando guanti e mascherina. La maggior parte di noi studia e lavora da casa, meno coloro che sono impegnati in servizi di prima necessità. Io, ad esempio, é da circa un mese e mezzo che frequento le mie lezioni online e la mia giornata ruota attorno allo studio, alla lettura, a un po’ di sport e all’apprendimento della cucina e cultura spagnola. Niente di esilarante, ma sono felice di vivere questa quarantena come un dovere verso me stessa e verso tutti i cittadini, e non come un obbligo.
In questo momento ciascuno di noi sta facendo la storia e, nel suo piccolo, salvando delle vite. Se mai queste mie parole capiteranno nelle vostre mani, sappiate che potremo ritornare alla normalità soltanto grazie ad ognuno di noi, alle piccole e grandi rinunce che stiamo facendo per poterci garantire di ritornare ad abbracciare, a viaggiare, a vivere pienamente. Ne usciremo diversi, sì, ma piú forti e pronti a guardare il mondo con occhi nuovi »
Giulia Bilotti

Che meraviglia! Brava, Giulia!
Bravi tutti voi: “Che state facendo la storia” Meri Coscarelli