Il Diario della prof. “I viaggi sono gocce di memoria” (16)

CALENZANO – I viaggi sono gocce di memoria dice Meri Coscarelli con le nuove pagine del suo Diario della prof. che questa volta ci porta di là dall’Oceano, per raccontarci la storia di Eliana e Diego.  “È proprio vero: la casa nasconde, ma non ruba. Quante volte me lo ha ripetuto la Madda, ovvero: la […]

CALENZANO – I viaggi sono gocce di memoria dice Meri Coscarelli con le nuove pagine del suo Diario della prof. che questa volta ci porta di là dall’Oceano, per raccontarci la storia di Eliana e Diego. 

“È proprio vero: la casa nasconde, ma non ruba. Quante volte me lo ha ripetuto la Madda, ovvero: la mia cara mamma. Perché, come per magia, sono riapparsi finalmente dei fogli, dove avevo scritto le parole che oggi leggerete. Sono passate un po’ di settimane, per essere precisi: due mesi. Però voglio lo stesso farvele leggere, perché parlano del mio amato Sudamerica, di come è iniziata anche da loro la pandemia. Non avrebbero mai immaginato che sarebbero arrivati al punto in cui ora si trovano. E la cosa mi addolora molto, anzi moltissimo.
Qualche anno fa, in uno dei miei viaggi verso le terre “scoperte” da Cristoforo Colombo, ho conosciuto Eliana e Diego, una coppia di Medellín. Due giovani dottori colombiani con un amore profondo verso la loro vocazione. Siamo rimasti in contatto. Anzi, in questo periodo, io e Eliana, ci siamo scritte quasi ogni giorno per raccontarci l’evolversi della situazione. In un whattsapp del 10 marzo, dopo avermi chiesto della nostra situazione, mi ha scritto che in Colombia iniziava qualche caso e che per loro la cosa più importante era: “Mucho lavado de manos” (lavarsi le mani spesso). Il 15 mi ha inviato la foto di un messaggio che circolava nel suo paese (parole poco edificanti per noi italiani). “Le due settimane future sono importanti per evitare il COVID-19 nel nostro Paese. Tutto dipende da noi. Restiamo a casa. Evitiamo le riunioni sociali, i cinema, i centri commerciali, etc. In Italia tre settimane fa avevano 20 casi. Fu chiesto di restare in casa, ma le persone approfittarono delle “vacanze” per uscire, per incontrarsi, per divertirsi e altro. Ora hanno 1200 morti. La quarta parte del totale a livello mondiale. Avrebbero potuto evitare questo solo restando a casa. Non è soltanto la nostra salute e dei nostri familiari: è responsabilità sociale”.
Che tristezza! Anche un po’ di rabbia, lo ammetto.  Ma dopo pochi giorni la situazione è cambiata. Mi è arrivato un altro messaggio, che circolava sui cellulari colombiani: “C’è un motto bellissimo che stanno condividendo gli italiani: ai nostri nonni venne chiesto di andare in guerra. A noi ci viene chiesto soltanto di restare a casa”. 
Ci siamo ripresi, meno male! Come tutto il personale sanitario mondiale, anche questi 2 splendidi ragazzi stanno lavorando tanto. Stanno facendo sacrifici. Hanno annullato completamente la loro vita per i loro pazienti. Per la loro città. Per la loro amata Colombia. Sono orgogliosa di loro. Come sono orgogliosa della vicinanza dei miei amici. Delle parole che ricevo  e dell’affetto che mi stanno inviando in questo periodo. Una volta di più: grazie tecnologia.
Vorrei raccontare tutte le storie che mi hanno scritto, ma ci vorrebbe troppo tempo. Ne riparleremo quando potremo, ok? Ragazzi miei, vi racconterò belle storie, credetemi! E ve le racconterò in spagnolo. Perché anche la mia adorata Spagna sta soffrendo come noi. Purtroppo, siamo cugini anche nel dolore. 
Cari amici quanti ricordi, quasi tutti o iniziati o legati con il mio lavoro. C’è chi insegna (Juan Carlos e tutta la sua cara famiglia), con cui ho fatto il mio primo scambio al Calamandrei.
C’è chi scrive e mi regala sempre perle di saggezza(cari Esther e José: l’Andalusia visitata con voi è stato uno dei miei viaggi più belli); c’è chi lavora in ospedale a Salamanca (cara Silvia, grazie per avermi accolto con tanto amore in tutte le “tue vite”); c’è chi, sempre in questa meravigliosa città, lavora in una scuola per stranieri (caro Ivano, sono stati 8 incredibili soggiorni linguistici; resi ancor più unici da 2 compagni ultra speciali: Stefania e Ovidio); c’e chi a Palma di Mallorca (il mio AMICO Jaime con la sua speciale Magdalena) ricorda sempre l’amica che l’ha aiutato nei  suoi traslochi fiorentini. Ora ha due figli, i miei adorati nipoti spagnoli, che li rendono genitori orgogliosi. 
A tutti voi e anche a quelli che non cito, in questo momento difficile della loro vita, siete tutti nel mio cuore.
Ragazzi, voglio concludere con un pensiero: scrivere è stata la mia terapia in questo strano periodo. 
Spero che leggere sia stata, in parte, la vostra
Un abrazo con cariño 
vuestra Prof”