Il Gs Atletica Signa, Dante Bertoneri e i sogni di un ragazzino

SIGNA – Ci sono momenti nella vita in cui torni ragazzino. Momenti in cui “riassapori” gli anni della spensieratezza e dei quattro calci a un pallone con gli amici grazie a un incontro che sa tanto di macchina del tempo. Se poi in quegli anni, quelli della beata gioventù, il calcio e i suoi protagonisti […]

SIGNA – Ci sono momenti nella vita in cui torni ragazzino. Momenti in cui “riassapori” gli anni della spensieratezza e dei quattro calci a un pallone con gli amici grazie a un incontro che sa tanto di macchina del tempo. Se poi in quegli anni, quelli della beata gioventù, il calcio e i suoi protagonisti (il calcio vero, non quello “tarlato” dalle televisioni a pagamento del giorno d’oggi) era uno dei passatempi preferiti, ecco che il gioco è fatto. Potere degli incontri, dicevo, come quello avvenuto stamani nel parco dei Renai a Signa dove c’era l’arrivo dell’edizione numero 28 della “Demie marathon” organizzata dal Gs Atletica Leggera Signa: due i percorsi, 11 chilometri e quello classico della mezza maratona, 21,097 chilometri. E fra i tesserati della società signese, canottiera giallo e blu come divisa sociale, il passo sempre veloce, nonostante gli anni, di quando “scorrazzava” sul rettangolo verde, anche Dante Bertoneri, da Massa, classe 1963, cuore toro, uno che negli anni Ottanta ha giocato con successo fra i professionisti mentre da una decina d’anni si è buttato nel podismo (oltre al Torino vengono subito alla mente Parma e Avellino). Sempre con ottimi risultati al punto che è sempre fra i primi della propria categoria. A portarlo a Signa, con occhi e fiuto da talent scout, Arduino Pini, da una vita dirigente del gruppo sportivo. E ora Bertoneri, insieme agli altri responsabili della società fondata nel 1976 da Libero Sarchielli e guidati adesso dal presidente Giuseppe Grevi, dai fedelissimi Enrico Drovandi e Paola Berti, lo sta ripagando a suon di vittorie e prestazioni, proprio come quella di stamani: 11 chilometri corsi in 40 minuti scarsi. Bertoneri lo abbiamo conosciuto dopo che ha superato il traguardo e, sebbene abbia un po’ meno capelli di quando giocava a calcio (ma lo stesso vale anche per chi scrive, per i capelli non per aver giocato a calcio…), ha sempre il fisico asciutto di quando vestiva la maglia del Torino. Persona estremamente semplice, una grande fede, ancora tanta voglia di fare sport, ora che corre sulle strade della provincia, ha sempre la stessa grinta di quando si esibiva nei principali stadi della serie A. Ed è stato bello parlare con lui di un calcio che non c’è più, di Beruatto e Schachner (suoi compagni di squadra nel Torino) piuttosto che di Juary e Diaz (che con Bertoneri hanno vestito la maglia dell’Avellino), il puntero argentino che a Firenze qualche buon ricordo lo ha lasciato sicuramente. In attesa del treno che lo riportasse a casa, a Massa appunto, dandoci appuntamento a una delle prossime gare che correrà qui in zona. E quando ha tirato fuori di tasca un pacchetto di figurine Panini con la sua foto, il quarantacinquenne di oggi è tornato definitivamente bambino e le figurine si scambiavano a suon di “manco” e “celo” dopo una partita a pallone con gli amici… Poi ci sarà sempre chi preferisce parlare con qualcuno dei “soliti noti”, il primo che mi viene in mente è Trapattoni, magari pensando di avere di fronte una “vetrina” di maggiore prestigio. Io sto dalla parte di Bertoneri e di quegli umili gregari senza i quali i campioni non sarebbero nessuno. Ma questa è un’altra storia e chissà che non ci sia l’occasione di raccontarla in futuro.