“Il libro del rifugio” – Dal “sabbione”di piazza Santa Croce al ristorante, questa è la caccia della solidarietà

FIRENZE – Gianluca Lapi è uno dei “simboli” di Firenze. Di quella fiorentinità che non si arrende mai, anzi, e che nei momenti più difficili, con orgoglio e passione, fa di tutto per rialzarsi. E magari anche per dare una mano a chi ha più bisogno. E così, il ristorante, aperto da poco più di […]

FIRENZE – Gianluca Lapi è uno dei “simboli” di Firenze. Di quella fiorentinità che non si arrende mai, anzi, e che nei momenti più difficili, con orgoglio e passione, fa di tutto per rialzarsi. E magari anche per dare una mano a chi ha più bisogno. E così, il ristorante, aperto da poco più di un anno insieme al fratello Lapo, in San Frediano, nel cuore pulsante della città, lo ha dimostrato anche questa volta. Gianluca, fra l’altro, ha diversi legami con la Piana, ha giocato in porta nella squadra de Le Piagge fino a pochi anni fa. Ha tutte le caratteristiche, quindi, per entrare a far parte della nostra rubrica ma soprattutto di una squadra votata a dare una mano in questo periodo di emergenza sanitaria. Da ieri, infatti, come ha detto in un video sulla pagina Facebook del ristorante e grazie anche “alla collaborazione di alcuni amici”, vengono predisposti dei pacchetti fatti di pane, burro, pasta e una mascherina. Ma non solo perché, “se possiamo – ha aggiunto nello stesso video – metteremo anche qualcos’altro”. Poche parole, tanta concretezza e, da quello che emerge sempre tramite i social, tante adesioni; la dimostrazione, anche in questo modo, del  desiderio di rialzarsi dopo i timori, ovviamente non ancora svaniti, dei giorni scorsi per la ripresa dell’attività. Calciante di parte verde, “bandiera” dei verdi di San Giovanni, come si può leggere in un’intervista rilasciata qualche tempo fa, Lapi è stato dentro al calcio storico per più di un trentennio e che fossero gli anni ’80, ’90 o 2000, di cacce ne ha sempre segnate tante, più di tutti, oltre 60 quelle all’attivo. “Non ho mai fatto entrate esaltate – ha detto – e per fare una caccia una devi essere lucido, freddo. E poi non ho mai avuto paura”. Come in questo caso, quando ha messo dentro la caccia più importante, quella della solidarietà.

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