“Il libro del rifugio” – Non si vive di solo pane. E il geometra regala alcuni dei suoi libri a chi ne ha bisogno

LASTRA A SIGNA – Nel giorno deputato alla riapertura delle librerie (ordinanze delle Regioni, scelte personali ed entrate contingentate a parte), la storia che mi piace raccontarvi è quella di uno studio tecnico di Lastra a Signa che ha deciso di donare alcuni dei suoi libri di fronte alla porta d’ingresso dell’ufficio. Di quello che un […]

LASTRA A SIGNA – Nel giorno deputato alla riapertura delle librerie (ordinanze delle Regioni, scelte personali ed entrate contingentate a parte), la storia che mi piace raccontarvi è quella di uno studio tecnico di Lastra a Signa che ha deciso di donare alcuni dei suoi libri di fronte alla porta d’ingresso dell’ufficio. Di quello che un tempo era un tutt’uno con “La bottega di Geppo” e che oggi è il luogo dove lavora, come geometra, Franco Tozzi. Uno che di idee ne ha sempre avute tante, basterebbe farsi raccontare qualcosa sui tanti “cimeli” custoditi nella sua “Accademia del Coccio”. Oggi, però, ci limitiamo ai libri. Così come aveva fatto, sull’altra sponda dell’Arno, a Signa, Adamo con i fiori del suo negozio. Una delle tante storie che questo periodo di emergenza sta permettendo di mettere in risalto. Storie nella storia se vogliamo, per tutto quello che rappresentano oggi ma anche – e soprattutto – per come saranno ricordate e raccontate in futuro. Perchè mai come in questa “avventura”, avere la fortuna di poter leggere un libro è come addentrarsi in un viaggio intorno al mondo. Un libro, infatti, è un oggetto piccolo, maneggevole, che ci si può portare sempre appresso. Eppure riesce a nascondere fra le proprie righe un vero e proprio universo in cui potersi perdere. La stessa cosa che deve aver pensato Franco che, fuori dalla porta, ha lasciato qualche romanzo, libri per bambini, libri utili per una ricerca scolastica, volumi che hanno una loro storia alle spalle, usati dai figli a scuola o per passare qualche momento di distrazione, e che per non andare dispersi, potrebbero, anzi possono essere presi e usati da qualcuno che ne ha bisogno. O solo voglia di leggere. “Volevo portarli a Emmaus – racconta – ma ovviamente in questo periodo sono chiusi. Ho visto le ceste per donare il cibo e mi è venuto in mente di regalarli”. “Anche perché – aggiunge – non di solo pane vive l’uomo…”. Ma soprattutto perché per qualcuno possono essere veramente utili.

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