Il ricordo di Luis Sepulveda nel diario della prof. Meri Coscarelli

CALENZANO – La scomparsa, il 16 aprile, dello scrittore Luis Sepulveda ha lasciato i lettori orfani di un grande narratore. Dello scrittore cileno ne parla Meri Coscarelli nel suo diario della prof. “Si se calla el cantor, calla la vida, porque la vida, la vida misma es todo un canto Si se calla el cantor, […]

CALENZANO – La scomparsa, il 16 aprile, dello scrittore Luis Sepulveda ha lasciato i lettori orfani di un grande narratore. Dello scrittore cileno ne parla Meri Coscarelli nel suo diario della prof.
“Si se calla el cantor, calla la vida,
porque la vida, la vida
misma es todo un canto
Si se calla el cantor, muere de espanto
la esperanza, la luz y la alegría”
“Se tace il cantore, tace la vita
perché la vita, la vita
stessa è tutta un canto
Se tace il cantore, muoiono di spavento:
la speranza, la luce e l’allegria”
Oggi la giornata è iniziata male, anzi: malissimo! Che tristezza ho dentro: questo virus mi ha portato via il mio adoratore scrittore. Luis Sepulveda. È volato via dopo 48 giorni di sofferenza, dopo essere stato ricoverato prima a Gijón, poi a Oviedo. Ha lasciato le sue amate Asturie.
Ci ha lasciato. Ci ha lasciato un uomo schivo. Ci ha lasciato un uomo profondo. Un uomo che ha raccontato la triste storia del suo amato paese. La storia di quel drammatico 11 settembre del 1973 (era un martedì anche allora, come è stato un martedì per New York e le Torri Gemelle). Ci ha lasciato un uomo che ha visto crollare i suoi ideali, i suoi sogni, il suo Presidente e che, per questo, ha dovuto abbandonare la sua terra natia. Ha vissuto l’esilio.  Da lì il suo peregrinare per il mondo. Ecologista fin dentro l’anima ha, anche, vissuto cinque anni su una barca di Greenpeace. Ma nel 1996 ha trovato, finalmente, il suo rifugio, il suo Buen Retiro, per utilizzare un’espressione cara a Felipe IV (io, invece, sono professoressa fin dentro l’anima). Qui ha deciso di scandire il suo tempo insieme alla famosa “la Morena” (la bruna), protagonista di un suo racconto, ovvero: la poetessa Carmen Yánez. Amore di gioventù. Amore ritrovato. Amore della vita. L’ha sposata ben due volte e con lei, in questa località spagnola, ha trovato la sua pace. Pace che avrebbe voluto per tutti. Diceva spesso:” Sogno un futuro di pace. Sogno forse utopico, ma possibile!” Ma non ci ha lasciato soli, ci ha lasciato: Zorba, Fortunata, il Turchino, Max e Mix, Antonio José Bolívar, il professor Gálvez e i suoi “Textos del cajón”: appunti che sono diventati il mio adorato Patagonia Express. I personaggi dei suoi libri mi fanno compagnia da tanti anni. Sul mio comodino regna sovrano (anche alla polvere) “Il potere dei sogni”.  Ne ho tre copie: in spagnolo (comprato a Castro, nel Sud del Chile), in italiano e la copia che mi ha regalato Giulia il 30/11/2012 (altra indimenticabile 5 C dell’indirizzo Erica). Questa è la copia che mi dice da 8 anni buonanotte, con quelle parole che mi emozionano ancora. ” A lei, che mi ha trasmesso l’amore per l’America Latina ed i suoi protagonisti: un amore immenso. A lei, che mi ha insegnato a sognare un mondo diverso, migliore”.
Grazie, Giulia. Grazie di cuore.
Quanto ha scritto quest’uomo un po’ schivo. Nato a Ovalle, in Cile, in quel Sud del Mondo che amava tanto. Come amava il suo Presidente. Scriverà: “I mille giorni del governo popolare furono duri, intensi, sofferti e felici”. Pagherà per tutto questo: prima con la tortura, poi, liberato grazie ad Amnesty International, con l’esilio. Ma, anche da lontano, la sua terra, la sua storia, le sue idee, i suoi sogni e il suo amore per gli ultimi non lo abbandoneranno mai. E scriverà che per lui la letteratura deve dar voce a chi non ce l’ha, definendosi “il cronista degli ultimi”. Grazie, Louis! Grazie per tutto quello che ho scoperto e imparato da te.
Noi insegnanti trasmettiamo ai nostri ragazzi l’amore per la materia che insegniamo; a qualcuno, anche, l’amore per dei tasselli che la compongono.
Grazie, mio caro Marco. Grazie per queste emozionanti parole. Mi sono arrivate dritte al cuore. È una gioia avere ex alunni come te.
Ecco le parole di Marco Galli che ricorda Luis Sepulveda. “Le tue parole mi hanno formato e hanno inciso sulla mia vita e sui miei ideali di persona e cittadino. Io, che a scuola non avevo voglia di studiare, leggevo i tuoi racconti in poche ore e riuscivo a ricordare a memoria interi passi dove parlavi di cose bellissime e terribili. Raccontavi di un mondo lontanissimo e magico, dove tutto sembrava possibile, dove le persone viaggiavano all’infinito con zaini vuoti e passavano giorni interi a parlarsi, a raccontarsi storie che univano il mondo. Quando sono atterrato nel tuo Cile pensavo di essere in un altro universo, non mi sembrava possibile essere finito per davvero dove la magia si compiva.
Nei tuoi libri ci sono delle costanti che si ripetono all’infinito: bisogna restare fedeli ai propri ideali, alimentare i sogni e ricordarsi che la dignità delle persone è una questione di umanità e non di classe. Questi concetti, esposti da te che avevi sofferto così tanto, non mi hanno mai abbandonato, anche se alcuni non sono stato in grado di perseguirli come avrebbero meritato. Hai contribuito a rendere il mondo un posto migliore e le persone degli esseri più umani.
Ciao Luis, quando il deserto di Atacama fiorirà di nuovo, ci sarà una rosa in più a colorarlo. Questo è il mio pensiero. E chiaramente non potevo che associarlo a te, Mery, e ai tempi andati. Marco Galli”
Oggi, lo so bene, mi sono dilungata. Ma il tema é  troppo importante, almeno per me! Per questo voglio finire con parole sue: “O sei degli altri o sei dei nostri. E chi sono i nostri? Quelli che sono stati fottuti, quelli che vengono sconfitti senza che nessuno gli abbia chiesto se volevano perdere. E quelli che danno il meglio di se stessi senza aspettarsi ricompense o riconoscimenti”. Queste parole, tratte da ” Le rose di Atacama”, sono una dedica perfetta per tutti coloro che sono in prima linea in questo triste momento. Un immenso grazie anche a voi. Meri Coscarelli”.