Il sogno di “Silla”: arrivato su un barcone, ha scoperto l’Italia grazie al calcio e al San Miniato

SIGNA – Fin da bambino correre dietro a un pallone su un campo da calcio è stato uno dei suoi sogni. Ma soprattutto ha sempre sognato e provato a costruirsi, passo dopo passo, un futuro migliore. E adesso che ci sta riuscendo una parte del merito è sicuramente dell’Asd San Miniato che lo ha accolto […]

SIGNA – Fin da bambino correre dietro a un pallone su un campo da calcio è stato uno dei suoi sogni. Ma soprattutto ha sempre sognato e provato a costruirsi, passo dopo passo, un futuro migliore. E adesso che ci sta riuscendo una parte del merito è sicuramente dell’Asd San Miniato che lo ha accolto fin da subito a braccia aperte e, proprio come si fa con un figlio, lo ha fatto sentire in famiglia. Lo ha coccolato, lo ha aiutato, come nel caso di Adamo Pruneti, nelle lezioni di guida per prendere la patente. Insomma quei colori, anche se lui ci ha messo ovviamente tanto del suo, gli si sono cuciti addosso come una seconda pelle. Lo vedi: quando parla del San Miniato, delle persone che ne fanno parte, gli si illuminano gli occhi.

Macirè Silla è un ragazzo di 28 anni, originario del Mali, che quando di anni ne aveva appena 15 ha deciso di lasciare il suo paese: “Nella vita bisogna prendere delle decisioni”, dice e quando pronuncia quelle parole sembra quasi più grande della sua giovane età. Una viaggio davvero della speranza, passando per il Burkina Faso e l’Algeria, prima di raggiungere la Libia, dove è rimasto quattro anni. In che condizioni ve lo lasciamo soltanto immaginare. Poi, finalmente, a 19 anni l’occasione che aspettava da tempo, grazie anche alla generosità di un anziano del posto a cui “Silla” – lo chiamano tutti così – “lavorava” il giardino insieme ad altri ragazzi. Perché è stato proprio grazie a lui che ha ricevuto le indicazioni precise per arrivare “dove mandano le persone con le barche”, sono state le sue parole. Con un confine da superare, una volta salito a bordo insieme agli altri, che mette i brividi, che non dà altre alternative: “O si arriva, o si muore…”.

L’imbarcazione, una barca dalle piccole dimensioni, ha rischiato davvero di affondare ma per fortuna tutti gli occupanti sono stati tratti in salvo da una nave che si occupava appunto del recupero di migranti in mare e fatti sbarcare a Lampedusa. E lì per “Silla”, nonostante avesse appena 19 anni, è iniziata una seconda vita, con le incertezze e i dubbi per un futuro comunque da costruire. Poi l’arrivo a Lastra a Signa, siamo nel marzo del 2015, e un graduale inserimento nella comunità delle Signe, fatto anche della frequentazione dei corsi pomeridiani alla scuola media Leonardo da Vinci ma anche dei corsi di teatro, in entrambi i casi a Lastra a Signa. Fino a raggiungere, nel 2020, quasi come in un sogno, l’indipendenza grazie una cooperativa che collabora con Alia e un appartamento tutto suo in affitto.

Nel mezzo, l’approccio al San Miniato del presidentissimo Agostino Allegranti, grazie anche all’amicizia con un altro ragazzo, originario anche lui del Mali. Era la fine del 2017 e da allora “Silla” e il San Miniato sono diventati una cosa sola, in campo e fuori. Di ruolo attaccante, Messi e Drogba sono i suoi idoli, le squadre del cuore Barcellona e Fiorentina: “Essere stato accolto così bene – racconta – mi dà tanta forza, l’ho capito soprattutto un po’ di tempo fa quando segnai il gol dell’1-1 nel recupero di una partita che stavamo perdendo fuori casa. Non ci pensai due volte, tirai e vidi la palla entrare e corsero tutti verso di me ad abbracciarmi…”. Adesso, però, c’è un altro sogno da coronare, quello di rivedere la mamma e i sette tra fratelli e sorelle che sono rimasti in Mali e che da quando è partito ha sentito soltanto per telefono. Così come per telefono ha saputo che il babbo, purtroppo, in questo arco di tempo è morto: “Ma so che lui è sempre con me…”. Tanti motivi per riabbracciarli per poi tornare in Italia: “La mia vita adesso è qui”.