In calo la “mobilità” di pazienti da e per altre regioni: meno toscani decidono di andare a curarsi fuori regione

FIRENZE – I flussi di mobilità sanitaria da e verso la Toscana sono in calo. Sono diminuiti, cioè, i toscani che decidono di andare a curarsi fuori regione, così come gli italiani di altre regioni che scelgono di curarsi in Toscana. A dirlo l’assessore alla Sanità Simone Bezzini, il quale ha risposto in aula a un’interrogazione […]

FIRENZE – I flussi di mobilità sanitaria da e verso la Toscana sono in calo. Sono diminuiti, cioè, i toscani che decidono di andare a curarsi fuori regione, così come gli italiani di altre regioni che scelgono di curarsi in Toscana. A dirlo l’assessore alla Sanità Simone Bezzini, il quale ha risposto in aula a un’interrogazione in materia presentata dal portavoce dell’opposizione Marco Landi (Lega). Landi ha chiesto di conoscere, per ciascuno degli anni 2019, 2020, 2021 e 2022, i dati sulla mobilità sanitaria. Ha chiesto inoltre “a quanto ammontano crediti e debiti relativi a prestazioni sanitarie nei confronti di altre regioni e quanti sono gli interventi chirurgici programmati nel  2019, 2020, 2021 non ancora effettuati, ed entro quanto la Regione conta di azzerare le liste di attesa chirurgiche e ambulatoriali”.

Bezzini ha spiegato che i numeri sulla mobilità sanitaria sono in calo, soprattutto nel 2020, a causa della pandemia. I toscani “emigrati” per curarsi in altre regioni risultano essere 36.428 nel 2019, 24.718 nel 2020 e  28.651 nel 2021. Per il 2022 i dati non sono ancora disponibili. I cittadini di altre regioni venuti a curarsi in Toscana sono stati circa 53.000 nel 2019, 36.000 nel 2020 e 41.000 nel 2021. Per quanto riguarda le liste di attesa l’assessore ha ricordato che negli ultimi mesi sono stati fatti più interventi programmati di quanti ne siano stati inseriti in lista, con l’obiettivo di recuperare: ad esempio a luglio 2022 ci sono stati 18.500 interventi e 17.000 inserimenti. Il numero di interventi programmati da recuperare, a causa della pandemia, si attesta attualmente sui 40.000. “Si tratta di interventi non urgenti – ha spiegato Bezzini – perché quelli da fare entro 30 giorni risultano effettuati nei tempi stabiliti”. L’obiettivo è di recuperare tutti gli interventi di classe B entro fine anno e quelli di classe C entro il giugno del 2023.

C’è però una variabile, ha avvertito l’assessore: i picchi da contagio del Covid. Durante i periodi di boom delle infezioni, infatti, l’impatto negativo sul numero degli interventi può essere notevole per vari motivi, dal fatto che servono percorsi e spazi dedicati per i contagiati a quello che la presenza di sanitari positivi può far saltare la programmazione. Landi ha replicato asserendo che i dati 2022 saranno molto utili per capire quale sia la tendenza. “Un flusso alto di toscani che pensa di curarsi altrove è un indicatore significativo sulla qualità della sanità regionale che dobbiamo valutare” ha detto, ricordando che “le lamentele del personale sanitario e degli utenti sono quotidiane” e che “se non si mettono i medici nelle condizioni migliori per operare è difficile per loro svolgere il lavoro”. “Se per gli interventi programmati, seppure non urgenti, si devono aspettare anni – ha concluso – questo è evidentemente un problema”.