In notti “troppo” silenziose anche quello della civetta diventa un canto bellissimo

SIGNA – Sono notti silenziose quelle che accompagnano ognuno di noi da qualche giorno a questa parte. Notti troppo silenziose, più lunghe del solito e che iniziano spesso prima del previsto. Chi ha vissuto la guerra parla senza mezze misure delle stesse sensazioni del coprifuoco di allora. Chi, invece, ha ricordi più recenti, all’anno dell’alluvione […]

SIGNA – Sono notti silenziose quelle che accompagnano ognuno di noi da qualche giorno a questa parte. Notti troppo silenziose, più lunghe del solito e che iniziano spesso prima del previsto. Chi ha vissuto la guerra parla senza mezze misure delle stesse sensazioni del coprifuoco di allora. Chi, invece, ha ricordi più recenti, all’anno dell’alluvione per esempio, nel 1966, percepisce lo stesso “rumore” del silenzio. “E’ come quando l’acqua stava andando via dopo avere invaso strade e case, – raccontano – non si sentiva alcun rumore”. In anni ancora più recenti – ed è un ricordo sicuramente più bello, al di là dei disagi che allora provocò – è stata la nevicata del 2010 a farci capire con forza quanto il silenzio possa essere prolungato e a “dilazionare” il tempo. Ora, però, si percepisce anche di giorno, soprattutto dal tardo pomeriggio in poi, quando le finestre delle abitazioni si illuminano a dare le sembianze di un grande “presepe” virtuale. Ma Natale, i festoni e le luci colorate sono un ricordo lontano. Il presente dice che c’è da stringere i denti nella speranza che tutto passi in fretta. E così, anche a causa delle lunghe giornate passate fra le mura domestiche, la notte diventa una strana compagna di viaggio in questo periodo altrettanto strano. Con tante incertezze. Non c’è più neanche, in lontananza, in linea d’aria neppure tanto lontano, il rumore del treno a farti compagnia mentre sei sveglio. Non c’è il rumore dei nottambuli che tornano a casa e che ti svegliano di soprassalto sbattendo la portiera dell’auto. Perché succede che alle 3 sei “già” sveglio e stai leggendo un libro. Ma la vita va avanti, per fortuna. E così anche quello di una civetta può diventare un canto bellissimo. Anzi, lo è. Civetta che, secondo la storia, ha un abbinamento molto intenso con la solitudine e l’isolamento. Civetta che è simbolo di saggezza, di conoscenza, di moderazione e malinconia. Chi l’avrebbe mai detto, civetta, “amica” mia, canta ancora…

Pier Francesco Nesti