Intrappolati da ritmo e divertimento e Lodo Guenzi sul palco del teatro saluta Campi, la Francini e la Gkn

CAMPI BISENZIO – La storia è quella classica quella di Agatha Christie, ma chi si aspettava una messa in scena tradizionale si sbagliava, “Trappola per topi” andata in scena domenica 4 febbraio (una sola data, che peccato!) è stata una brillante commedia “gialla” avvincente nonostante la fine fosse nota. Merito certo dell’adattamento e della traduzione […]

CAMPI BISENZIO – La storia è quella classica quella di Agatha Christie, ma chi si aspettava una messa in scena tradizionale si sbagliava, “Trappola per topi” andata in scena domenica 4 febbraio (una sola data, che peccato!) è stata una brillante commedia “gialla” avvincente nonostante la fine fosse nota. Merito certo dell’adattamento e della traduzione di Edoardo Erba e della regia di Giorgio Gallinone che ha saputo “colorare” un testo a volte un po’ datato, ma soprattutto merito degli attori, con un sorprendente Lodo Guenzi nei panni del Sergente, di Claudia Campagnola, Dario Merlini, Stefano Annoni, Maria Lauria, Andrea Nicolini, Mariagrazia Pompei, Tommaso Cardarelli. Tutti perfetti nei loro ruoli di maschere.

Suspense, tempi incalzanti, dialoghi ben ritmati: gli omicidi si compiono quasi con leggerezza in questa storia in salsa british, ma come scrive Gallione “dice il poeta, il dovere di tramandare non deve censurare il piacere di interpretare” e visto il risultato c’è riuscito benissimo. Ci sono riusciti tutti. Star sul palco Lodo Guenzi front man dello Stato sociale, bravo anche come attore, così come lo sono stati gli altri suoi compagni di palcoscenico. Lodo Guenzi ha poi salutato e ringraziato il pubblico ricordando che Campi Bisenzio è un comune che avrà una campigiana sul palco di Sanremo (Chiara Fancini) e poi ha ricordato che a Campi Bisenzio lo scorso anno si è trovato a dormire, dopo essersi esibito a Sesto Fiorentino, in una fabbrica (la Gkn) e qui l’applauso del pubblico è diventato quasi un boato, un abbraccio collettivo. Ma l’applauso, a parte il “marchio di fabbrica”, è stato davvero meritato da tutto il gruppo. E.A.