CALENZANO – “Io voglio andare a scuola” è lo slogan lanciato dagli studenti dell’Istituto Comprensivo di Calenzano che raccoglie la materna, la primaria e la secondaria inferiore. Gli studenti hanno dato vita a una protesta silenziosa fotografandosi con un foglio di carta che riporta la scritta #io voglio andare a scuola#
A spiegare questa iniziativa, in una nota, il Comitato dei Genitori di Calenzano. “Dalla riapertura della scuola a settembre hanno sempre rispettato le regole, – si legge nella nota – hanno avuto entrate ed uscite in orari diversi, gli intervalli scaglionati metà classi fuori in giardino quando il tempo lo permette e metà nel corridoio, turnazione della mensa, assegnazione dei servizi igienici. Tutto questo ha portato alla sicurezza all’interno dei plessi scolastici, ma oggi non è più sufficiente. Si sente parlare di chiusure delle scuole, ma, se rimane alla volontà dei comuni, Calenzano ne potrebbe essere escluso. Nonostante la maggior parte degli insegnanti abbia trovato un metodo di insegnamento coinvolgente anche durante la dad, ormai studi confermano che non è questo il modo di fare scuola”.
I genitori ricordano “l’art 34 della costituzione italiana La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita, indipendentemente dall’esperienza che abbiamo sperimentato nel precedente lockdown, la DAD non è scuola, non solo è inutile ai fini dell’apprendimento, ma è dannosa per la salute psicofisica di docenti ed alunni. L’abbiamo sperimentato sulla pelle nostra, dei nostri figli e dei nostri alunni. L’abbiamo letto in un’infinità di studi e statistiche, l’abbiamo ascoltato dalle parole di psicologi, neuropsichiatri, pediatri, pedagogisti. E queste parole parlano di un aumento vertiginoso di disturbi alimentari, psichiatrici, di tentati suicidi e di suicidi”.
“Lo facciamo perché la DAD produce stati di frustrazione e demotivazione tali da indurre nei docenti sindromi da Burn Out. E la rabbia, l’ansia, l’angoscia e la depressione sgretolano le relazioni educative. – spiegano i genitori – Lo facciamo perché le scelte del governo hanno tolto ai ragazzi non solo il diritto all’istruzione, ma anche quello alla salute. Quest’ultima infatti non interessa solamente i rischi da contagio ma abbraccia una moltitudine di fattori psicofisici/relazionali che costituiscono il benessere quotidiano dei nostri ragazzi e delle famiglie. Lo facciamo per tutelare anche la nostra di salute. Lo facciamo perché vogliamo le scuole aperte, che sono l’unica cosa che è rimasta a noi e ai ragazzi. Lo facciamo perché non tolleriamo il gesto ipocrita di chiudere l’unico luogo dove sono effettive le azioni di screening e di tracciamento. Lo facciamo per le famiglie che annasperanno nella gestione della quotidianità. E in alcuni casi soccomberanno”.