La lettera pasquale di don Giovanni Momigli

CAMPI BISENZIO – In occasione della Pasqua cattolica il parroco di San donnino, don Giovanni Momigli, ha inviato una lettera per salutare i campigiani spiegare il senso di questa festa, forse la più importante per questa religione. Ecco il testo. Fratelli e sorelle, dobbiamo riconoscere che ci vuole coraggio a parlare di speranza, mentre nuvole […]

CAMPI BISENZIO – In occasione della Pasqua cattolica il parroco di San donnino, don Giovanni Momigli, ha inviato una lettera per salutare i campigiani spiegare il senso di questa festa, forse la più importante per questa religione. Ecco il testo.
Fratelli e sorelle, dobbiamo riconoscere che ci vuole coraggio a parlare di speranza, mentre nuvole dense sembrano sostare sul nostro cielo, rendendo cupo il nostro orizzonte.
Eppure, l’annuncio della Pasqua, “Cristo è risorto!”, è proprio per noi, spesso smarriti di fronte all’impossibilità di continuare su percorsi personali e collettivi che sembravano consolidati e con stili di vita che ormai ci erano abituali.
Se ci fermiamo al venerdì della crocifissione, Gesù di Nazaret sembra non aver retto all’urto con i potenti del momento: condanna senza appello; sentenza eseguita.
Con lui, sulla croce, sembrano morte le speranze di coloro che gli hanno creduto.
Ma non esiste solo il venerdì e non possiamo fermarsi ad esso.
Quando tutto sembra inghiottito dall’oblio e dal fallimento avviene l’impensabile: “È risorto, non è qui” (cf. Mc 16, 6), come dice alle donne andate al sepolcro un giovane in veste bianca.
L’annuncio della Pasqua, è annuncio di una amore che è più forte della morte, della cattiveria, della violenza, di qualsiasi nostro errore o fallimento.
L’annuncio della Pasqua ci dice che la speranza, quella capace di trasformare la nostra vita e dare ad essa un senso compiuto, ha un nome: Gesù di Nazaret, il croci fisso che è risorto.
Alla sorgente di tutto, quindi anche alla sorgente della speranza, vi è, dunque, l’incontro con lui. Un incontro dagli esiti imprevedibili che non può essere dato per scontato, così come non può essere dato per scontato l’annuncio della resurrezione.
I racconti pasquali che i vangeli ci presentano, infatti, hanno come costante l’incapacità dei discepoli di vedere e di riconoscere Gesù risorto, tanto è lontana dalla loro visione questa inedita prospettiva.
Per vedere il Risorto è necessario passare attraverso “un’esperienza di conversione”, anche se dolorosa, è necessario passare da quel che ci aspettiamo da lui a quel che lui è per noi.
Così come per i discepoli, anche per noi il messaggio sconvolgente della Pasqua
può essere accolto con gradualità, facendo anche noi i conti con la nostra incapacità a riconoscerlo. E, sempre con gradualità, si arriva ad avere il coraggio e la gioia di cercare il risorto non tra le fredde mura di una tomba, ma nel vortice della storia e degli avvenimenti della vita quotidiana, anche quando appai ono minacciosi  sconvolgenti.
Per voi e per me, invoco Dio Padre affinché ci conceda il dono di un vero
e trasformante incontro col Signore risorto.
Buona Pasqua!
Don Giovanni