La pedagogia non è solo per pochi, intervista a Valentina Cecconi del Centro MeMe

CAMPI BISENZIO – Per molti appare sfumata la figura del pedagogista, poco conosciuta viene a volte confusa con altre professionalità ed ha un sapore di passato, ma non è così per Valentina Cecconi, pedagogista che lavora in ambito educativo dal 2007 nella Piana fiorentina e che oggi collabora con il Centro MeMe. Nella sua formazione […]

CAMPI BISENZIO – Per molti appare sfumata la figura del pedagogista, poco conosciuta viene a volte confusa con altre professionalità ed ha un sapore di passato, ma non è così per Valentina Cecconi, pedagogista che lavora in ambito educativo dal 2007 nella Piana fiorentina e che oggi collabora con il Centro MeMe. Nella sua formazione ed esperienza professionale si è specializzata in interventi pedagogici rivolti a bambini, ragazzi e a tutte quelle figure che ogni giorno sono impegnate in relazioni educative con loro.

Chi è e di cosa si occupa il pedagogista?

La figura professionale del pedagogista, nonostante collabori insieme ad altri professionisti, non è ancora molto conosciuta e al momento non ha un albo professionale di riferimento, e personalmente mi auguro che ci sia presto. Dal 1 gennaio 2018 è entrata in vigore la legge 205/17 che riconosce il pedagogista come un professionista e ne delinea gli ambiti di intervento e il percorso formativo, sbarrando così il percorso a tutti quelli che fino ad oggi hanno svolto ruoli e mansioni legati all’educazione, alla formazione e all’apprendimento senza titoli adeguati. La pedagogia è la scienza che si occupa di educazione, quindi di accompagnare le persone, nell’intero arco di vita, in un percorso di crescita e cambiamento. E-ducere significa ‘tirare fuori’, in questo caso, il meglio delle persone in ogni ambito della propria vita, dagli 0 ai 99 anni.

Si occupa solo di bambini?

Il pedagogista, contrariamente a quello che la maggior parte delle persone pensano, non si occupa solo di bambini. Oggi, più che mai, ci stiamo rendendo conto dell’importanza dell’educazione per l’intero arco di vita, perché in questi mesi tutto è cambiato. La condizione che il nostro paese sta vivendo da più di un anno, legata alla pandemia da Covid-19, ha avuto una ricaduta importante sul sistema educativo e scolastico, soprattutto per bambini e ragazzi. L’isolamento sociale, la sospensione delle lezioni e il ricorso alla didattica a distanza hanno visto l’utilizzo di risorse personali di insegnanti, ragazzi e delle loro famiglie, e sono emerse criticità ed emergenze educative. Davanti a questa complessità e ai continui mutamenti dei bisogni e delle richieste, i genitori non sempre hanno trovato nell’immediato gli strumenti idonei per poter guidare i propri figli, così come educatori e insegnanti non hanno avuto subito a disposizione gli strumenti per adattare la didattica ai cambiamenti imposti dalla situazione, rispondendo ai bisogni non solo del singolo,ma anche del gruppo. Le azioni educative rischiano di diventare disfunzionali, senza che siano affidate a figure specializzate. Per lavorare nelle scuole, con le scuole e con le famiglie, il pedagogista è una figura adatta, dinamica e flessibile, specialista dei processi educativi e formativi dell’individuo, nell’intero arco di vita. Può operare in molti settori (formativo, educativo, sociale, scolastico, giuridico, delle risorse umane): personalmente ho scelto di lavorare con i minori e supportare e sostenere tutte quelle figure che vi gravitano intorno. Il pedagogista deve saper analizzare le contingenze e adattarsi ai nuovi bisogni, forte delle competenze che ha a disposizione e delle esperienze assimilate. Per questo motivo, e ci tengo a sottolinearlo, è fondamentale e davvero importante che il pedagogista sia in continua formazione e costante aggiornamento.

Perché un genitore, un educatore o un insegnante dovrebbero richiedere l’intervento di un pedagogista?

Il pedagogista accoglie la domanda, il bisogno della famiglia, della persona e attua interventi individuali o in gruppo nel caso, per esempio, di difficoltà scolastiche o famigliari, disabilità, difficoltà nella gestione delle emozioni, disturbi del comportamento o dell’apprendimento. Agisce direttamente su bambini e ragazzi, offrendo uno spazio di lavoro individuale o in gruppo, attraverso strumenti come la consulenza pedagogica, forme di gioco o laboratori e atelier. Accade spesso, inoltre, di incontrare famiglie che avvertono difficoltà nei rapporti con i figli, non per forza grandi difficoltà , ma anche piccole fatiche quotidiane legate ai cambiamenti fisiologici dei bambini. Davanti a questo tipo di problematiche e difficoltà la consulenza genitoriale è la risposta più efficace, perché consente di confrontarsi e di trovare risposte a dubbi ed interrogativi sulle proprie scelte educative, fornendo ai genitori gli strumenti utili per prendere coscienza delle proprie competenze e potenzialità, del proprio stile genitoriale, migliorarli e riportare il benessere nelle relazioni all’interno della famiglia.

Qual è l’ambito di intervento più frequente di un pedagogista?

La scuola è uno dei contesti di intervento maggiore. Oggi il percorso scolastico rappresenta la base su cui costruire il successo personale e professionale. I ragazzi stessi risentono di questa pressione, e possono trovare difficoltà o mancare di motivazione e impegno o non sapere quali scelte compiere per il futuro. In queste situazioni si lavora su bambini e ragazzi affiancandoli e accompagnandoli, ma di pari passo si lavora anche su e con famiglie e insegnanti, per condividere obiettivi e strategie da seguire. Negli ultimi anni, vi è stato un  notevole aumento dei Bisogni Educativi Speciali (BES), di conseguenza aumentano i bambini con certificazioni, ed è giusto pensare a come aiutare educatori e insegnanti, che devono essere supportati e soprattutto formati in modo da avere le competenze e le conoscenze per adeguare la didattica e i propri interventi ai nuovi bisogni espressi. “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”: una frase questa che a mio avviso ci indica l’importanza della rete di sostegno e la responsabilità che occorre per allevare un bambino; una rete formata dai genitori, dalla famiglia, dalla scuola, dalla società. Questa frase ci ricorda che tutti, con le nostre azioni, siamo responsabili del cambiamento dei nostri figli e del percorso di crescita a loro riservato, che mira a formare un adulto, il più sereno ed equilibrato possibile, all’interno della nostra comunità.