La Piana, questa sconosciuta (1)

SESTO FIORENTINO – Il recente successo del libro fotografico con gli animali e le vedute del Parco della Piana hanno scatenato dibattiti e commenti sul web. Ma anche il ripetersi di una domanda: ma questi posti dove sono? Questo famoso parco, che esiste davvero? E come si fa ad arrivare lì e agli stagni con […]

SESTO FIORENTINO – Il recente successo del libro fotografico con gli animali e le vedute del Parco della Piana hanno scatenato dibattiti e commenti sul web. Ma anche il ripetersi di una domanda: ma questi posti dove sono? Questo famoso parco, che esiste davvero? E come si fa ad arrivare lì e agli stagni con gli aironi? Detto fatto, siamo andati a farci un giro. Si parte da Padule, precisamente dalla zona industriale più recente. All’incrocio tra via Biagi e via del Lavoro troviamo una conferma: l’indicazione marrone “Parco della Piana”. Eccoci, seguendo via del Lavoro troviamo un sottopassaggio, che ci consente di andare dall’altro lato della trafficatissima Perfetti Ricasoli che incombe da sopra. Dall’altro lato inizia via del Pantano; e davvero è come aver passato un varco, perchè di là inizia la “piana” come era un tempo, fatta di campi quadrati, conteggiati dai “mori” (come le nonne chiamavano gli alberi dei gelsi) , qualche orto, canneti lungo canali e fossetti… insomma si esce dalla città e si entra in uno scorcio di campagna, e basta una bella giornata, anche così di gennaio, per apprezzarlo. Già appena sotto Perfetti Ricasoli, apparte gli orti qualche opera recente a dire il vero la si trova: sono le immancabili piste ciclabili iniziate dall’amministrazione comunale. Un tratto rosso e poi un altro tratto, con ghiaino, per ora ancora chiuso dalla sbarra e con i cartelli predisposti ma vuoti; da questo lato si accede ad un punto di osservazione su degli stagni, con tanto di casottini bianchi nuovi, per riparare gli osservatori.

In vista nessun fenicottero; in compenso di aironi bianchi se ne vedono parecchi, anche solo nei fossetti ai lati della strada. Vi vorremmo mostrare le fotografie ma il nostro reporter è evidentemente troppo lento e con il passo troppo pesante, e i bellissimi aironi volano veloci, accidenti a loro… Proseguendo più avanti, dopo alcune abitazioni e un campo per l’addestramento dei cani, arriviamo al cancello del parco della Piana vero e proprio, l’oasi faunistica tenuta da Legambiente. Peccato sia chiusa. Anche in questo caso la colpa è del nostro reporter; come recita il sito del Comune di Sesto Fiorentino, è aperto 8 mesi l’anno ad esclusione di: gennaio, febbraio, agosto e dicembre, e solo di domenica. Delusione a parte, si prosegue a valle in via del Pantano. Anche d’inverno la piana è sempre affascinante. Giunti in prossimità dell’autostrada un bivio: a destra via di Focognano, con il laghetto e l’oasi omonima, che arriva fino a Campi Bisenzio, al distributore e il viale Allende; a sinistra via Lungo Gavine, sterrata, più una ciclabile che una vera strada. Se si percorre questa strada si possono trovare altri scorci pittoreschi, abitazioni, e poi rispuntare su di nuovo all’altezza delle aziende del polo della Querciola e via Scardassieri. Oppure proseguire sempre in direzione ovest e risbucare al Presidio dei comitati No Inceneritore No Aereoporto, prima dello svincolo di via dell’Osmannoro. Il nostro reporter ha troppa paura del fango, e tra via di Focognano a destra e via lungo il Gavine a sinistra prosegue dritto per via del Pantano. Qui, si trova il vecchio ponte sopra l’autostrada, oggi interdetto ai mezzi pesanti, e di là, un poetico colle di erba verde: Case Passerini. E qui, stretto tra il monticello della vecchia discarica, l’impianto di compostaggio e il retro dell’autogrill, incontriamo di nuovo i nostri amici aironi, bianchi e anche grigi stavolta, tranquilli vicino a un fossetto pieno d’acqua. Basta poco, un pezzo di terra erbosa, uno specchio d’acqua, e per questi animali è già campagna, è già relax. Forse è così anche per noi.
Proseguiamo verso lo svincolo dell’Osmannoro con due nuove certezze: i colli non sono l’unica opzione per una passeggiata fuori porta e sì, la prossima volta meglio portare una fotocamera decente – o un altro reporter.

Francesca Gambacciani