La Pro Lastra rende omaggio alla scultore Mario Moschi a 50 anni dalla sua morte

LASTRA A SIGNA – Se andiamo a cercare la “voce” Mario Moschi su un’enciclopedia, rigorosamente di carta, la Treccani riporta che “fu lo scultore Oreste Calzolari, all’epoca attivo presso la Manifattura di terrecotte di Signa, a scoprire il suo precoce talento, a fornirgli i primi rudimenti sulla tecnica della scultura, infine a convincere la famiglia […]

LASTRA A SIGNA – Se andiamo a cercare la “voce” Mario Moschi su un’enciclopedia, rigorosamente di carta, la Treccani riporta che “fu lo scultore Oreste Calzolari, all’epoca attivo presso la Manifattura di terrecotte di Signa, a scoprire il suo precoce talento, a fornirgli i primi rudimenti sulla tecnica della scultura, infine a convincere la famiglia a fargli intraprendere studi artistici”. Un talento che con il passare del tempo si è sempre più affinato e che gli ha permesso, fra le altre cose, di realizzare le medaglie per i centenari di Dante (1921), Niccolò Machiavelli (1927), Lorenzo il Magnifico (1949) e Michelangelo (1964). Tre episodi che restano “scolpiti” nella vita dello scultore. Ma non solo ovviamente. E per rendere omaggio all’artista nato in Val di Rose, piccola e significativa frazione del Comune di Lastra a Signa, da dove la vista può condurre fino al centro di Firenze, se sali appena qualche metro in più, una delegazione della Pro Lastra Enrico Caruso, guidata dal presidente onorario Mario Del Fante e da alcuni consiglieri e, per l’amministrazione comunale, dal vice-sindaco Leonardo Cappellini, è andata oggi, domenica 30 maggio, mese fra l’altro in cui Moschi era anche nato nel 1896, all’incrocio fra via Valdirose e via del Fantone, a Santa Lucia. Con il desiderio e l’obiettivo di ricordare lo scultore a cinquanta anni dalla morte: Moschi, infatti, ha donato numerose opere alla Pro Loco e al Comune di Lastra a Signa ed è scomparso il 30 maggio 1971 a Firenze. Il momento di raccoglimento è stato ai piedi della targa posta dall’associazione stessa nel 1997 sull’abitazione dove appunto era nato il 6 maggio 1896.

L’esempio più noto di questo della sua produzione è probabilmente la statua a tutto tondo del “Calciatore”, modellato nel 1931 e collocato all’ingresso della tribuna del nuovissimo Stadio Giovanni Berta (oggi stadio Artemio Franchi) a Firenze; una seconda variante (Calciatore stop in corsa) partecipò nel 1933 alla prima “Mostra del Sindacato nazionale fascista di belle arti” di Firenze e nel 1934 alla Biennale di Venezia, per vincere infine uno dei concorsi artistici legati alle Olimpiadi di Berlino del 1936, venendo poi collocata al Friedrich-Ludwig-Jahn-Sportpark di Berlino. Mario Moschi è sepolto nel cimitero di Trespiano, accanto ai genitori, Galileo e Antonia, per i quali scolpì i due medaglioni della lapide.