La strage di via dei Georgofili vista con gli occhi di un bambino: nel libro di Giulia Arnetoli, per tenere viva la memoria

CALENZANO – Ripercorrere la storia a ritroso. Analizzare quello che è successo quasi trent’anni fa (il trentennale di quei tragici avvenimenti sarà nel 2023) con occhi “diversi”. Quelli del 1993, infatti, erano occhi di una ragazza adolescente, oggi mamma, e che, probabilmente anche per questo, ha voluto “rivisitare” la strage di via dei Georgofili attraverso […]

CALENZANO – Ripercorrere la storia a ritroso. Analizzare quello che è successo quasi trent’anni fa (il trentennale di quei tragici avvenimenti sarà nel 2023) con occhi “diversi”. Quelli del 1993, infatti, erano occhi di una ragazza adolescente, oggi mamma, e che, probabilmente anche per questo, ha voluto “rivisitare” la strage di via dei Georgofili attraverso gli occhi un bambino. Ma non solo per questo. Ad andare indietro nel tempo è stata Giulia Arnetoli, insegnante presso la scuola elementare Balducci a Sesto Fiorentino, che nel suo ultimo libro, “Il vuoto alla finestra”, scritto per la Società Editrice Fiorentina, racconta quello che successe in uno degli anni più tristi non solo nella storia di Firenze ma anche d’Italia: il 27 maggio 1993, infatti, a Firenze, esattamente ventinove anni fa, un’autobomba fece crollare la Torre dei Pulci in quella che sarebbe rimasta nella memoria come la “strage di via dei Georgofili”. Nello scoppio persero la vita cinque persone, fra cui due bambine. Mescolando finzione e realtà, l’autrice ricorda quindi quei momenti raccontandoli come se fossero “visti” dagli occhi di un bambino di nove anni, Giacomo, che dovrà affrontare il dolore della perdita della sua amica Nadia. E trovarsi così per la prima volta a fare i conti con il bisogno di giustizia e con parole fino allora sconosciute come mafia e omertà. 

Se la spinta decisiva per iniziare a cimentarsi nella scrittura è stata la malattia della figlia, che ora fortunatamente sta bene, la molla per raccontare la strage di via dei Georgofili è stata il bisogno di fare memoria di quei momenti. Una necessità personale. E’ nato da qui “Il vuoto alla finestra”. L’esplosione dell’autobomba imbottita con circa 280 chilogrammi di esplosivo provocò infatti l’uccisione dei coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni) ma anche delle loro figlie, Nadia Nencioni (9 anni), e Caterina Nencioni (che aveva appena 50 giorni di vita) e dello studente universitario Dario Capolicchio (22 anni), nonché il ferimento di una quarantina di persone. Di tutto questo ne abbiamo parlato con l’autrice, nata a Firenze ma che adesso vive nella Piana e che, partendo proprio dai propri ricordi di studentessa presso l’Istituto Magistrale fiorentino, ha ripercorso quei drammatici momenti. “Soprattutto i più giovani – racconta – sanno pochissimo di quello che è accaduto quella notte e la cosa mi ha sconvolto. L’idea del libro è nata da qui, dall’esigenza di fare di più e di affidarmi a un bambino che mi ha permesso di raccontare il dolore, che non è mai semplice, in modo che fosse un libro fruibile proprio dai più piccoli e da chi ovviamente non era ancora nato”.

Giacomo, infatti, nel racconto vive vicino al luogo della strage ed è il compagno di classe della piccola Nadia che morirà la notte del 27 maggio a causa dell’autobomba. Dopo l’improvvisa scomparsa dell’amica, il bambino dovrà convivere con l’assenza e con l’incapacità di comprendere il motivo di tutta quella brutalità. Capirà l’importanza del bisogno di giustizia e della costruzione di una memoria collettiva. Giacomo, come già detto in precedenza, è frutto della fantasia di Giulia, Nadia no. Nadia Nencioni viveva, scriveva poesie bellissime e aveva sogni. E se Giulia è riuscita a raccontare di lei, è grazie anche all’attività dell’Associazione dei familiari della strage di via dei Georgofili che da 29 anni si impegna per ottenere verità e giustizia e per tenere viva la memoria di quel tragico attentato. Giulia, invece, come ci ha raccontato, quando era bambina “si disegnava” e si raccontava delle storie, facendo già intravedere che della “stoffa” c’era.

“Di quella tragedia, invece, oltre a quello che ho scritto sui miei diari dell’epoca e che conservo ancora, ricordo soprattutto dello smarrimento che c’era fra noi, giovani studenti, che nonostante tutto, il giorno successivo, volemmo andare di persona a vedere quello che era successo”. Tutta una serie di elementi che indubbiamente hanno contribuito alla stesura del suo ultimo libro, il terzo scritto finora, che vuole avere un valore narrativo ma soprattutto educativo. E che il 20 maggio è stato presentato in Palazzo Vecchio in occasione di una giornata che ha voluto contribuire in modo fattivo a mantenere viva la memoria. “Perchè se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente  e misteriosa mafia svanirà come un incubo”: parole di Paolo Borsellino e che “aprono” il libro di Giulia Arnetoli. Via dei Georgogili: un anno dopo la strage di Capaci, dieci mesi dopo quella di via D’Amelio. Per non dimenticare. Mai.