La Toscana recupera su tutti gli indicatori, ma si consolida solo il lavoro precario

FIRENZE – E’ un quadro in chiaroscuro quello che emerge dai numeri del mercato del lavoro, dell’economia e del credito della Toscana nel “Focus Economia 02 2018” da Cgil e Ires della nostra regione. E analizzati da Gianfranco Francese, presidente Ires Toscana. Il quadro congiunturale della Toscana che si offre alla riflessione è infatti un […]

FIRENZE – E’ un quadro in chiaroscuro quello che emerge dai numeri del mercato del lavoro, dell’economia e del credito della Toscana nel “Focus Economia 02 2018” da Cgil e Ires della nostra regione. E analizzati da Gianfranco Francese, presidente Ires Toscana.

Il quadro congiunturale della Toscana che si offre alla riflessione è infatti un quadro positivo rispetto a tutti i principali indicatori economici ma che, purtroppo, consolida un processo di precarizzazione del lavoro già evidenziato negli ultimi rapporti. Lo scenario che emerge dall’analisi è contraddistinto da un positivo andamento della crescita regionale che si attesta sull’1,3% con un miglioramento di 4 decimali su analogo periodo consuntivato nell’anno precedente (chiusura 2016).

Questo scenario vede come principali componenti congiunturali un cauto aumento dei consumi (+1,2%) a cui si accompagnano significativi incrementi sia delle esportazioni (+2,5%) e ancora più degli investimenti (+4,1%). L’accelerazione del commercio internazionale, che dovrebbe mantenersi anche per tutto il 2018, pur in un contesto globale in cui non mancano elementi di incertezza e fibrillazione, ha sicuramente influito sul buon andamento economico di una regione fortemente vocata all’export come la Toscana.

L’ulteriore crescita in termini di esportazione e la tenuta della capacità d’investimento dovrebbero stimolare anche la domanda interna producendo effetti di trascinamento dei consumi riorientandoli non solo verso i beni durevoli ma anche verso prodotti più effimeri in grado di vivacizzare i comportamenti delle famiglie, ancora fortemente condizionati dalla scarsezza di reddito disponibile.
Proprio la positiva dinamica dell’export conferisce a questa fase di recupero dell’economia toscana, con un contributo pressoché generalizzato di tutti i principali e tradizionali comparti produttivi regionali.

Prova evidente di questa rinnovata spinta dell’apparato manifatturiero toscano all’insieme dell’economia regionale è testimoniata anche dalla riduzione delle ore di cassa integrazione guadagni verificatasi nei primi tre mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017. Una riduzione pari, facendo la media tra le diverse causali, al 56% delle ore di cassa erogate. Un risultato largamente migliore della corrispondente media nazionale, che vede una diminuzione del 39%: in questo quadro gli interventi di integrazione guadagni necessari in Toscana per il 6,1% sul totale nazionale, rispetto al precedente dato del 8,4%.

Questa riduzione percentuale corrisponde a una netta diminuzione delle ore integrate che passano da 8,5 milioni a 3,8 milioni, grazie soprattutto alle performances positive dell’industria metalmeccanica e della moda e con l’unica eccezione negativa del settore dei poligrafici editoriali e del commercio. I lavoratori equivalenti interessati dagli interventi d’integrazione ammontano, perciò, a 9.500 a livello regionale, a fronte dei 20-25.000 degli anni passati.

Un altro elemento congiunturale da valutare positivamente è la sostanziale stabilità del numero dei precettori di prestazioni di sostegno al reddito in Toscana. Una situazione di sostanziale stasi nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali che può essere considerata la spia di un non peggioramento nella situazione lavorativa dei cittadini e delle cittadine toscane.

Un quadro generale quindi, quello del mercato del lavoro toscano, oggettivato dal rilevante incremento di avviamenti registrato alla fine del 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 82.000 posizioni in più di cui, però, ben 76.000 a tempo determinato. Ciò che appare, perciò, in tutta la sua plastica evidenza è che ormai la stragrande maggioranza degli avviamenti avviene tipologie contrattuali che non sono “a tempo indeterminato” bensì “a termine”, con un peso sull’insieme delle assunzioni pari al 68% del totale e con un incremento in termini percentuali di 5 punti sul dato del 2016. Non c’è dubbio che questa situazione possa essere generata da più fattori contingenti in una fase non ancora stabilizzata di ripresa economica e che testimoni una rinnovata capacità, in entrata e in uscita, in cui l’elevato turnover rappresenta una conseguenza, oltreché dalla verosimile necessità di colmare il vuoto dell’abrogazione dei vouchers e dei contratti di collaborazione.

Altrettanto vero è, però, guardando la situazione del mercato del lavoro anche dal versante delle cessazioni che il contratto a tempo indeterminato appare sempre più residuale in fase di avviamento (con una riduzione pari a 9.600 unità) e sempre più oggetto di attenzione per le cessazioni, come dimostrano chiaramente i dati consuntivi del 2017.

L’insieme degli avviamenti e delle cessazioni consegna, tuttavia, un saldo positivo pari a 4.700 occupati per uno stock complessivo di circa 1,6 milioni di persone occupate, con un incremento medio annuo pari all’1,1%. Queste dinamiche segnano un significativo aumento della quota femminile di lavoro (+2,7%) e della componente del lavoro dipendente rispetto a quello autonomo.
Allo stesso modo si registra un forte incremento del lavoro a tempo parziale di tipo prevalentemente involontario ed una variazione statistica positiva dell’occupazione nella fascia di età più giovane (15 -24 anni) ed in quelle anziane.

Si riduce il numero dei disoccupati attestandosi all’8,6%, nove decimi in meno dello stesso periodo dell’anno precedente, ma di questi quasi il 50% è senza lavoro da più di un anno.

In conclusione si può consuntivare un andamento positivo dei principali fattori di sviluppo peraltro supportato anche da una importante novità nelle dinamiche del credito dove, da una parte si registra un record assoluto dei depositi bancari delle famiglie toscane e dall’altra si registra un significativo calo, pari al 28%, della quantità dei crediti in sofferenza. Resta come grande incognita sul consolidamento della ripresa nella nostra regione il ripetuto peggioramento della qualità contrattuale degli avviamenti al lavoro che si confermano sempre meno a tempo indeterminato.