La (vera) storia de “L’Isola delle Rose”? Ce la racconta stasera Mauro Monni a Calenzano

CALENZANO – Mauro Monni innanzitutto è un amico. Quando ci siamo conosciuti, avevamo entrambi i capelli, qualche illusione in più e “strimpellavamo” degli strumenti insieme. Idee politiche a volte divergenti (ma cosa è la politica oggi?), questa sera, martedì 13 luglio, sarà insieme a Giovanni Palanza nel giardino del Castello di Calenzano (al testo ha […]

CALENZANO – Mauro Monni innanzitutto è un amico. Quando ci siamo conosciuti, avevamo entrambi i capelli, qualche illusione in più e “strimpellavamo” degli strumenti insieme. Idee politiche a volte divergenti (ma cosa è la politica oggi?), questa sera, martedì 13 luglio, sarà insieme a Giovanni Palanza nel giardino del Castello di Calenzano (al testo ha collaborato anche Claudia Ceroni) per raccontare la storia, la vera storia de “L’Isola delle Rose”. Altri impegni presi in precedenza, purtroppo, mi portano altrove, ma sarebbe stato un “coup de théâtre” fantastico assistere a uno spettacolo del mio amico Mauro a Calenzano e un po’ ci avevo fatto la bocca. Già, perché come scrive su Facebook, “se avrete voglia di scoprire (ridendo) la vera e folle storia dell’Isola delle Rose, con 12 anni di anticipo rispetto al film di Netflix e, se possiamo dirlo, con molta più attenzione storiografica, al Giardino del Castello di Calenzano Alto fatevi sorprendere dalla micronazione che nel 1968 fece ammattire il governo italiano”. La produzione Netflix è infatti dell’anno scorso, l’idea e il progetto di Mauro, realizzato in collaborazione con l’associazione culturale “Sine qua non” è del 2008: non a caso, il teatro della memoria, dall’inizio degli anni Duemila, dopo un avvio di carriera con i match di improvvisazione teatrale (“una palestra davvero importante”) è sempre stato ed è tuttora il suo forte.

Lo abbiamo visto di recente con il suo (e di Andrea Bruno Savelli)  “Controcorrente, Gian Maria Volonté e il racconto di un paese imperfetto” che ha permesso di rialzare il sipario al Teatrodante Carlo Monni dopo i mesi di chiusura provocata dalla pandemia, con una versatilità e una capacità di dialogare con il pubblico che hanno consentito di “assaporare” anni comunque drammatici nella storia del nostro paese e di farlo con il sorriso. Un sorriso spesso amaro in uno spettacolo che racconta la vita di un attore instancabile, che nella sua lunga carriera, ha regalato volto, voce e maestria ai personaggi di quasi 70 film; un uomo ruvido e spigoloso, che ha svolto il suo mestiere di attore senza scorciatoie o parafulmini. E, al tempo stesso, è uno spettacolo che racconta  gli anni ’70 e ’80, quando anche fare politica significava rischiare di morire durante una manifestazione in piazza: la memoria di una nazione che, tra mille contraddizioni, è riuscita a sopravvivere.

“Non sono uno che fa dietrologia, ma che racconta la storia”, ci tiene a precisare Mauro. E se il monologo di Marco Paolini sulla tragedia del “Vajont” è stata la scintilla che ha fatto scoccare l’amore per il teatro della memoria, la passione per questo “amore” è tutta sua. Lo dimostra anche lo spettacolo che va in scena questa sera e che racconta la breve vita della Repubblica esperantista “Insulo de la Rozoj“, “l’Isola delle Rose”, nata al largo di Rimini nel maggio del 1968. Una storia vera che per otto mesi ha appassionato studiosi di diritto e semplici curiosi in tutto il mondo, mentre da est a ovest si assisteva a scontri di piazza e repressioni.

“L’Isola delle Rose” è allo stesso tempo la commovente parabola di un uomo, l’ingegner Giorgio Rosa, che ha creduto di sottrarsi al sistema coltivando il sogno di uno Stato tutto suo (con tanto di richiesta affiliazione Onu). “Una piattaforma d’acciaio e cemento in mezzo all’Adriatico, – si legge sul sito Internet di “Sine qua non” – che ha regalato notti insonni a politici e magistrati, forze dell’ordine e agenti segreti. L’ossessione di un uomo che diventa archetipo di libertà, un Don Chisciotte del XX secolo emblema dell’utopia, l’isola che non c’è (non c’era) alla quale ciascuno di noi un giorno sogna di poter approdare. Non sull’Isola delle Rose purtroppo visto che dopo solo otto mesi di vita i Servizi Segreti italiani decisero che la giusta fine del sogno fosse la sua distruzione”.

Un sogno che è diventato realtà per Mauro, che nel 2012 venne convocato a Roma da Walter Veltroni, che aveva in uscita il suo libro sull’argomento dal titolo “L’isola e le rose” e che voleva conoscere di persona chi lo aveva battuto sul tempo. Già, perché lo spettacolo era ormai in rampa di lancio: ne nacque una conversazione amichevole, “di oltre tre ore”, che portò a incrociare le strade di entrambi un po’ di tempo dopo a Sesto Fiorentino quando prima venne presentato il libro e poi ci fu lo spettacolo. Spettacolo che stasera è a Calenzano. Mi dispiace non esserci Mauro, ma è come se fossi lì.