L’altra faccia del calcio è quella di Valerio Bertini. E Comune di Lastra a Signa e Veterani dello sport lo premiano

LASTRA A SIGNA – L’altra faccia del calcio è quella di Valerio Bertini. Una carriera più che promettente interrotta bruscamente per un infortunio al ginocchio. E un’altra carriera, come insegnante di educazione fisica, che gli ha regalato altrettante soddisfazioni. Il racconto di questo lastrigiano “ritrovato” (che attualmente vive a Bagno a Ripoli e che ha […]

LASTRA A SIGNA – L’altra faccia del calcio è quella di Valerio Bertini. Una carriera più che promettente interrotta bruscamente per un infortunio al ginocchio. E un’altra carriera, come insegnante di educazione fisica, che gli ha regalato altrettante soddisfazioni. Il racconto di questo lastrigiano “ritrovato” (che attualmente vive a Bagno a Ripoli e che ha sempre ammirato, come calciatori, Guarnieri e Gonfiantini) è stato sviscerato martedì pomeriggio nella sala consiliare del Comune di Lastra a Signa. Intorno a lui gli amici di sempre e i parenti più stretti ma soprattutto coloro che hanno permesso di riscoprire la sua storia: il collega Fabrizio Borghini, la sezione delle Signe Nesti-Pandolfini dei Veterani dello Sport (con il presidente Leandro Becagli e il segretario Gianni Taccetti) che hanno fatto da “trait d’union” e l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Angela Bagni e dal vice-sindaco e assessore allo sport Leonardo Cappellini, che lo hanno premiato.

Un appuntamento nato quasi per caso e iniziato poco prima della scomparsa del compianto Libero Sarchielli, come ha raccontato Borghini. L’obiettivo, infatti, era quello di racchiudere in una pubblicazione i signesi e i lastrigiani che avevano calcato i campi della serie A calcistica. E Borghini scoprì che accanto ai vari Nesti, Pandolfini e Gonfiantini, c’era appunto anche Valerio Bertini, originario di Calcinaia e trasferitosi con la propria famiglia, ancora bambino, a Firenze, nella zona delle Cure. Da qui aveva spiccato il volo verso il massimo campionato, nelle fila del Vicenza, che aveva come centravanti, ormai agli sgoccioli della propria carriera, Luis Vinicio. Per Bertini era un mondo che si apriva, un calcio completamente diverso da quello di oggi e probabilmente “fatto” con più valori. E in cui il Vicenza, come egli ha stesso ha ricordato, si poteva paragonare all’Atalanta del giorno d’oggi. Un infortunio al ginocchio, con la rottura del legamento crociato, lo costrinse però al ritiro ancora giovanissimo.

Era il 1966, non aveva ancora 20 anni, e la medicina non aveva ancora fatto quei progressi che, con il passare degli anni, avrebbero invece salvato tante carriere di calciatori. Inutili, successivamente, i tentativi di provare fra i dilettanti. Da qui la decisione di dedicarsi allo studio e, dopo il diploma all’Isef, l’educazione fisica è stata la sua vita per oltre quarant’anni, Impruneta ed Empoli alcune delle scuole dove ha insegnato. Fino ai giorni nostri, fino alla “scoperta” di Borghini, per una storia, come ha detto Taccetti, “che è il sale per un’associazione come quella dei Veterani dello sport”. Concetti racchiusi anche nelle parole del vice-sindaco Cappellini: “E’ davvero simbolico che questa “premiazione” si svolga proprio nei giorni dei Campionati mondiali di calcio più strani di sempre”. E dal sindaco Bagni, che lo ha premiato con una targa. Storie di un calcio del passato ma che fanno vivere bene l’oggi.