L’assessore provinciale all’ambiente Crescioli relazione in consiglio provinciale sull’uranio ritrovato in Ginori

SESTO FIORENTINO – L’assessore provinciale Renzo Crescioli ha risposto a due domande di attualità (Lega a Rifondazione) sul caso del ritrovamento di due fusti di piombo contenenti 15 chili di uranio nei sotterranei della manifattura della Richard Ginori. La presenza di materiale radioattivo era stata segnalata dalla nuova proprietà il 7 giugno. Operatori Arpat hanno […]

SESTO FIORENTINO – L’assessore provinciale Renzo Crescioli ha risposto a due domande di attualità (Lega a Rifondazione) sul caso del ritrovamento di due fusti di piombo contenenti 15 chili di uranio nei sotterranei della manifattura della Richard Ginori.
La presenza di materiale radioattivo era stata segnalata dalla nuova proprietà il 7 giugno.
Operatori Arpat hanno effettuato un immediato sopralluogo con Carabinieri del nucleo Noe e Vigili del Fuoco, quando l’azienda era chiusa.
Scopo principale del sopralluogo è stato la verifica delle condizioni in cui si trovava il materiale, sia dal punto di vista dei rischi di esposizione del personale dell’azienda e della popolazione che si trova nelle vicinanze, che in relazione alla possibilità di accesso ai locali.
Il materiale si trova in un locale sotterraneo chiuso a chiave e sottoposto a videosorveglianza. I Vigili del Fuoco hanno anche effettuato una verifica delle misure antincendio e dato prescrizioni all’azienda riguardo l’accessibilità dei locali.
I materiali radioattivi risultano collocati in contenitori di piombo parzialmente aperti e il tutto è racchiuso in teli di plastica semitrasparente. I materiali non risultato pertanto visibili nel dettaglio.
Dalle prime informazioni acquisite, si tratta di materiali utilizzati fino a qualche decennio fa per la colorazione delle ceramiche, mai utilizzati nello stabilimento di Sesto Fiorentino, ma trasferiti lì nel 1950.
Questo tipo di ritrovamento non è infrequente, in quanto dalla scoperta della radioattività alla fine dell’800 per diversi decenni i materiali radioattivi sono stati impiegati nella produzione di molti oggetti di uso comune (attualmente vietata), in un quadro normativo assente o molto diverso dall’attuale, e con conoscenze molto limitate sugli effetti delle radiazioni ionizzanti.
In Italia la normativa di tutela dalle radiazioni ionizzanti è stata introdotta il 31 dicembre 1962 con la legge ‘Impiego pacifico dell’energia nucleare’.
Nel corso del sopralluogo sono stati effettuati rilievi radiometrici volti a verificare le condizioni di sicurezza provvisoria dei materiali radioattivi: il valore massimo di rateo di dose da radiazione gamma misurato vicino ai contenitori è pari a 6-7 microSievert per ora di esposizione; ad un metro di distanza è di circa 1 microSievert e in corrispondenza della soglia di accesso del locale è il doppio del fondo ambientale (0,1 microSievert) misurato nei sotterranei.
Il locale, le superfici di appoggio e i teli di plastica che racchiudono i contenitori non presentano contaminazione evidente sulla base delle prime rilevazioni, per cui non si è ritenuto necessario estendere alle aree circostanti ulteriori verifiche.
I risultati delle misure di irraggiamento e contaminazione superficiale effettuate da Arpat e dai Vigili del Fuoco sono coerenti.
In condizioni imperturbate, il materiale non presenta rischi di esposizione per il personale dell’azienda e di diffusione nell’ambiente.
Arpat ha comunque richiesto al legale rappresentante della Grg di incaricare un esperto qualificato che predisponga una relazione contenente le valutazioni di radioprotezione finalizzate alla tutela dei lavoratori e della popolazione.
Circa i rischi a cui i lavoratori dell’azienda e la popolazione circostante sono stati esposti per la presenza del materiale radioattivo Arpat, sulla base dei primi rilievi radiometrici e in attesa di ricevere le valutazioni dell’esperto qualificato che la Grg incaricherà, è del parere che è possibile escludere il superamento dei limiti di dose, che è di 1 milliSievert l’anno.
In caso di permanenza di pochi minuti per l’accesso saltuario al locale, la dose ricevuta dalle persone è più realisticamente nell’intorno del valore di 10 microSievert l’anno che la normativa considera trascurabile.
Per la valutazione dell’esposizione dei lavoratori che hanno utilizzato questi materiali in passato, al momento non sono disponibili informazioni. Su questo specifico aspetto si rimanda comunque alla valutazione degli altri organi competenti, ai quali saranno forniti tutti gli elementi a conoscenza di Arpat.
La gestione del ritrovamento di materiali radioattivi derivanti da un’attività non più in atto, successiva alla prima verifica della sicurezza per i lavoratori e la popolazione e finalizzata all’intervento di rimozione, è di norma effettuata dalle Prefetture, in quanto autorità competente per gli interventi.
Per le attività da svolgere Arpat rinvia pertanto alle decisioni che saranno prese da tale autorità, inclusi gli eventuali altri provvedimenti per la sicurezza, il piano di caratterizzazione e confezionamento dei rifiuti ai fini del trasporto, fino allo smaltimento definitivo dei materiali radioattivi e al rilascio dei locali sotterranei senza vincoli di natura radiologica.
Al fine di ridurre per quanto possibile il tempo di permanenza dei rifiuti presso l’azienda, Arpat ha comunque informato in via preliminare la Grg della comunicazione poi trasmessa anche alla Provincia di Firenze e della necessità di avviare le procedure per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti da parte di una ditta autorizzata.
In sintesi: sulla base dell’intervento effettuato il 7 giugno 2013 le condizioni in cui si trovano i materiali radioattivi rinvenuti sarebbero adeguate in via provvisoria.
Resta fermo che i rifiuti dovranno essere rimossi quanto prima, compatibilmente con la necessità di caratterizzazione minima finalizzata al confezionamento e trasporto per lo smaltimento definitivo.
Ascoltata la relazione Arpat, il capogruppo della Lega Nord ha manifestato “insoddisfazione per il fatto che dalla Asl non è stata offerta ancora alcuna valutazione: quella dei fusti radioattivi è una vicenda delicata, nella quale non sono state ancora individuate responsabilità puntuali mentre i lavoratori prestavano il loro servizio ignari della presenza di materiali radioattivi”.
Il capogruppo di Rifondazione comunista Andrea Calò ha sottolineato che “dagli anni Cinquanta il materiale radioattivo è stato collocato in un luogo prossimo ai lavoratori. Perché è stato rinvenuto soltanto oggi? La Provincia dovrebbe appurare quanto dureranno gli approfondimenti per caratterizzare i materiali. E si apre il problema di una verifica delle condizioni di salute per chi ha lavorato alla Ginori”.