SESTO FIORENTINO – A volte la sua arte è immediata, a volte, invece appare più ermetica propensa a celare un tumulto di emozioni. Ma tutto questo forse dipende proprio dal periodo storico in cui si trova a vivere, uno dei più complessi del secolo scorso e della sua particolare storia personale. Michel Fingesten, morto a soli 59 anni, dopo pochi giorni dalla sua liberazione dai campi di detenzione, è un artista che racchiude nella sua opera il subbuglio di quegli anni. Nato a Butzkowitz nel 1884 e morto a Cerisano l’8 ottobre 1943, Fingesten è stato un pittore e un incisore, ma la storia della sua famiglia, padre austriaco e madre ebrea, in un ben preciso momento storico ha inciso pesantemente sulla sua arte.
Fingesten è protagonista della mostra di Alto-Basso inaugurata domenica 20 settembre al centro Berti e a La Soffitta alla presenza del sindaco Lorenzo Falchi, di Francesco Mariani de La Soffitta, del collezionista Giuseppe Mirabella che ha donato un’opera di Fingesten al sindaco e Mariani. Michel Fingesten è noto e apprezzato a livello internazionale tra i collezionisti di ex libris, ma non ancora conosciuto dal grande pubblico. Nelle due sedi espositive vengono presentate circa 450 opere tra incisioni e disegni, realizzate dal 1913 fino alla morte. Titolo della mostra è “Eros e Thanatos. L’arte sensuale e macabra di Michel Fingesten”.
Fingesten è stato chiamato “il Picasso dell’ex libris” grazie anche alla sua capacità straordinaria di declinare in modo personalissimo e audace in questa particolare vena espressiva tutte le principali tendenze artistiche della prima metà del ‘900, dal Simbolismo al Surrealismo, passando per l’Espressionismo, il Cubismo e la Nuova Oggettività. Fingesten è stato anche definito un “Odisseo del XX secolo”, in virtù di una vicenda biografica avventurosa e movimentata di spirito libero, errabondo, apolide e pacifista, destinato, in quanto di madre ebrea, ad essere osteggiato e perseguitato dal nazismo che condannò non solo la sua persona ma anche i suoi lavori che finirono nel calderone dell’arte degenerata. Trovò vano rifugio nell’Italia fascista, ricevendo momentaneo sostegno proprio nel mondo milanese dei collezionisti di ex libris, per poi, con la promulgazione delle leggi razziali, finire confinato in due campi di concentramento e, per beffa del destino, morire per un’infezione mal curata dopo la liberazione del campo di Ferramonti di Tarsia.
La mostra in entrambe le sedi espositive fino a domenica 8 novembre, ad ingresso gratuito, con i seguenti orari: domenica e festivi 10-12 e 16-19, feriali da martedì a sabato 16-19, lunedì chiuso.