Le trecciaiole, il loro lavoro, i loro diritti: la memoria e l’arte della paglia racchiuse in un libro

SIGNA – Un viaggio nella memoria che parte da Impruneta, scende verso la Piana, attraversa l’Arno e “si rinnova” a Signa. O viceversa. Perché la memoria, ancora viva, seppur a fatica a Impruneta, frutto di un passato fulgido a Signa, è quella delle trecciaiole, dei loro segreti, del loro primo sciopero, per partecipare al quale, […]

SIGNA – Un viaggio nella memoria che parte da Impruneta, scende verso la Piana, attraversa l’Arno e “si rinnova” a Signa. O viceversa. Perché la memoria, ancora viva, seppur a fatica a Impruneta, frutto di un passato fulgido a Signa, è quella delle trecciaiole, dei loro segreti, del loro primo sciopero, per partecipare al quale, in tante rinunciarono anche a mangiare. Un lavoro, quello delle trecciaiole, racchiuso nel libro dal titolo “Le trecciaiole – Donne al lavoro in Toscana fra Ottocento e Novecento”, presentato questo pomeriggio in Salablu.

Un appuntamento voluto nel mese dedicato alle donne per eccellenza, marzo appunto, per quella che è stata una conversazione sul libro di Pasquale Villari, curato per Florence Art Edizioni – Collana saggi ed edizioni da Lara Socci (docente di lingua e letteratura francese e vice-presidente della Società Corale di Mutuo Soccorso di Impruneta, depositaria di un prezioso archivio fotografico e di manufatti in paglia). Una conversazione, nata sotto la spinta dello Spi Cgil Le Signe, a cui hanno partecipato Giampiero Fossi, assessore alla cultura del Comune di Signa (presente in sala anche l’assessore alle pari opportunità Marinella Fossi), Marco Paoli, segretario Spi Cgil Lega Le Signe, Iolanda Toccafondi, curatrice del progetto, Angelita Benelli, presidente dell’Associazione Museo della Paglia e dell’Intreccio Domenico Michelacci, tutti coordinati da Silvia Tozzi (Florence Art Edizioni): “Una straordinaria storia umana, – ha detto – di donne e di lavoro, che presentiamo oggi in quella che è la casa della paglia”.

“E’ fondamentale – ha aggiunto Iolanda Toccafondi – lasciare una traccia di quello che siamo e che abbiamo fatto” mentre Marco Paoli si è soffermato sulla “necessità di ripensare la nostra storia per tramandarla a chi verrà dopo di noi”. Una storia che la curatrice del volume, grazie anche ad alcune immagini che facevano da sfondo a quello che é stato un affascinante tuffo nel passato, ha sviluppato partendo proprio da Impruneta, dove ci sono ancora alcuni rari esempi di questo tipo di lavoro, per arrivare a Signa, mettendo in luce testimonianze ed episodi che mai finora erano stati raccontati. “Chi faceva la treccia – ha detto l’assessore Fossi – amava profondamente il proprio lavoro; e a Signa le imprese e gli imprenditori hanno sempre avuto un ruolo di primo piano”, ma non solo perché, come ha detto Angelita Benelli, “le trecciaiole, oltre a lavorare, al piacere di stare insieme, facevano cultura; queste donne erano imprenditrici di loro stesse e quella della paglia, con guadagni che servivano per aiutare le famiglie ad andare avanti, é stata la nostra rivoluzione industriale”.

Il lavoro, i primi scioperi, l’aspetto sindacale, il ruolo della donna, un mestiere antico ma estremamente prezioso: insomma, quello di oggi in Salablu è stato un pomeriggio che ci ha permesso di tornare a respirare per un po’ quell’aria buona del passato che ha contribuito a fare, a scrivere la nostra storia.