Liceo Agnoletti e “Viaggiando s’impara”: il diario di bordo nella legalità si conclude qui

CAMPI BISENZIO – Quinta e ultima tappa di “Viaggiando s’impara”, il viaggio nella legalità degli studenti del liceo Agnoletti, e quinto “articolo” scritto dai ragazzi. Per le strade di Scampia, ecco le loro sensazioni. Ricordiamo che il progetto è promosso da Macramè Cooperativa Sociale Onlus, liceo Agnoletti, Porto delle Storie, Libera e associazione Futura Memoria. […]

CAMPI BISENZIO – Quinta e ultima tappa di “Viaggiando s’impara”, il viaggio nella legalità degli studenti del liceo Agnoletti, e quinto “articolo” scritto dai ragazzi. Per le strade di Scampia, ecco le loro sensazioni. Ricordiamo che il progetto è promosso da Macramè Cooperativa Sociale Onlus, liceo Agnoletti, Porto delle Storie, Libera e associazione Futura Memoria.

Il quinto e ultimo giorno siamo stati in viaggio per le strade di Scampia incontrando persone e associazioni che in questo territorio si oppongono alla violenza e alla miseria con progetti e azioni non violente. Appena arrivati abbiamo incontrato Monica Riccio e Aldo Bifulco, due residenti nel quartiere napoletano. Monica ha finito appena l’università e Aldo è un professore in pensione che ha lavorato per 41 anni nel liceo scientifico di Scampia. Entrambi ci hanno illustrato il progetto da loro portato avanti che è servito per migliorare un appezzamento di terreno che era diventato una discarica abusiva e un luogo di ritrovo per persone dipendenti da sostanze stupefacenti. Questo progetto si chiama “Progetto Pangea”, dove Pangea è un termine geografico attribuito al periodo subito dopo il big bang ovvero quando le terre emerse formavano un unica terra emersa. Questo progetto comprende 6 appezzamenti di terreno, ognuno attribuito a un determinato continente (Europa, Asia, Africa, Oceania, Mediterraneo e le Americhe) con le piante di quel determinato continente. Inoltre ci hanno parlato anche della società di calcio del quartiere, dove i bambini non pagano nessuna quota di iscrizione e gli allenatori allenano, ma non percepiscono rimborsi. Questa società di calcio serve per allontanare i ragazzi di Scampia dalla strada, quindi dalla criminalità organizzata. In questa società ha giocato un giocatore che ora gioca nel Genoa, Armando Izzo, e ciò dimostra che anche lo sport può davvero essere uno strumento per cambiare le cose. “Tutto può cambiare… Il luogo in cui tu nasci non sei tu”. Invece è il motto dei volontari della associazione G.R.I.D.A.S. e, in particolare. di Mirella Piagnataro. Quello che colpisce immediatamente appena entriamo nella loro sede é il logo della associazione che potrebbe sembrare macabro. In realtà quello rappresentato non é un teschio: avendo infatti le “ciglia”, il teschio vuole quindi rappresentare un sonno apparente dalla quale la popolazione si deve svegliare. Il volto del clown é invece un volto femminile perché rappresenta la sensibilità che é presente in tutte le persone. Per realizzare i nostri sogni infatti dobbiamo svegliarci prima ed unirci per riuscire a curare questi territori e ridonare a questa terra e alla sua gente una dignità fondata sui diritti umani (molti dei quali non rispettati in questi territori). Dobbiamo quindi unirci e aiutarci a vicenda per raggiungere i nostri obiettivi, proprio come in una squadra. Mirella ci dice che non importa che questi compagni di “squadra” siano tutti presenti qui con noi. Anche coloro che sono un simbolo della resistenza e della lotta ai diritti possono essere compagni di strada, come Nuvola Rossa, l’indiano rappresentato in una foto presente sempre nella sede. O Felice Pignataro, il fondatore della associazione G.R.I.D.A.S., che anche se scomparso nel 2004 ancora vive e “continua a combattere per noi e con noi. Questo è possibile solo al fatto che Felice prima di lasciarci é riuscito a trasmettere il suo ideale e fino a quando tutto questo persisterà, lui vivrà in noi e in tutti coloro che combattano contro l’ingiustizia”. Ma come nasce Scampia? Inizialmente la natura non era stata violentata da tutte le costruzioni fatiscenti che sono presenti adesso, ma dagli anni ’50-’60 iniziano a crescere le costruzione dei famosi “muraglioni”. Palazzi di 14 piani lunghi e costruite con le scalinate parallele. Il progetto del quartiere inizialmente comprendeva strutture ricreative, centri di ritrovo, ma tutto partì dalla costruzione dei muraglioni. La costruzione delle casi popolari, al momento della loro “ultimazione”, dette il via a una guerra tra poveri per conquistare un alloggio che dura altri anni e che porta a morti e faide tra famiglie. Intanto gli allacci del gas, delle fognature, dell’acqua non erano completi e così si dà il via anche alla costruzione di strade, la maggior parte delle quali abusive e non in regola. Tra la popolazione nasce poi un individualismo esasperato dove nessuno pensa alla comunità ma si tenta di accaparrarsi e difendere il proprio “osso” a tutti i costi. Felice quindi per cercare di riunire la popolazione, organizza un carnevale sociale. Il carnevale doveva avere due facce e rappresentare quindi la parte buona e brutta la quale però alla fine viene bruciata per essere esorcizzata. Il primo carnevale risale al 1983 e tutt’oggi viene realizzato dalle associazioni del quartiere. Tra le più importanti ci sono Libera e gli Scout che lavorano perché questa idea, questo progetto possa andare avanti. La cosa più importante che ne viene fuori é il “contagio” che queste idee provocano. Non é più l’importanza in sé della festa ma ciò che essa dimostra. Le idee possono essere contagiose, e l’idea di una Pangea mentale deve essere un’idea che si deve realizzare perché si possano abbattere tutti i muri e le differenze culturali che separano l’umanità e che certe volte ci fanno vergognare d’essere parte del genere umano. “Chi Rom… e chi no”: la proprietaria del ristorante in cui siamo andati a mangiare chiamato Chiku, gestito da Emma, ci ha raccontanti oggi che l’associazione “chi Rom… e chi no” nasce da una storia molto lunga, che parte quando il quartiere era “incentrato” sulla comunità rom, con tanti cittadini provenienti della ex Jugoslavia. La comunità di Scampia è molto vasta e ben integrata con i partenopei. Questo gruppo di Rom ha costruito una baracca per far integrare e relazionare queste due comunità distinte. Hanno iniziato a lavorare sul territorio per relazionare le persone del centro città con quelle di periferia tramite lavori culturali, ovvero laboratori, che legano queste sue realtà distinte tra il centro e la periferia di Napoli. In queste baracche è nato il corso di cucina che serviva soprattutto per smentire i pregiudizi e anche per creare lavoro da dare alle persone Rom. Per fare tutto questo è nata la compagnia “chi Rom……. e chi no”, che mette in relazione donne Rom e donne italiane cucinando cibi sia italiani che balcanici, cucinano anche piatti misti ovvero piatti che legano la cultura italiana e quella balcanica. Questi piatti misti sono una dimostrazione che questi due gruppi si possono fondere. Il ricavato del ristorante viene reinvestito nella compagnia “chi Rom…e chi no” per finanziare i propri laboratori in modo da migliorarli. Questa compagnia fa anche ricerca per scopi antropologici sulla storia e la situazione dei rom. A fine incontro Emma, una delle ragazze che gestisce il posto, risponde alle nostre domande sugli stereotipi e i pregiudizi che riguardano queste persone e ci spiega che le persone Rom non hanno i nostri stessi diritti. La maggior parte di loro non ha la cittadinanza e questo vuol dire non avere un documento, la conseguenza è non poter accedere ai diritti fondamentali come il lavoro o la casa una volta compiuti diciotto anni. Emma ci spiega che quando cresci sapendo che non potrai mai lavorare nel paese dove stai crescendo anche il diritto all’istruzione diventa solo un contenitore vuoto. Molti ragazzi Rom finiscono così per lavorare a nero e quindi essere sfruttati, oppure finire nel giro della microcriminalità. Dopo pranzo tutto il gruppo si è riunito per una foto di gruppo e i saluti finali, per salire poi sul nostro pullman e ripartire Campi Bisenzio.

Alessandra Tofacchi, Andrea Gallina, Matteo Ballini, Tommaso Berlincioni, Irene Sarti, Elisa Bianchi, Maurizi Walid Kachach, Samuele Pini