L’inchiesta di Report su Denis Verdini dà uno scossone ai campigiani

CAMPI BISENZIO – Campi Bisenzio e Roma. Una banca e il suo “padrone”. E soldi, tanti soldi, girati e, in alcuni casi, finiti chissà dove. E’ stata davvero amara la puntata di “Report” andata in onda ieri sera in prima serata su Rai 3. Milena Gabanelli (ma soprattutto Sigfrido Ranucci che si è spostato sul […]

CAMPI BISENZIO – Campi Bisenzio e Roma. Una banca e il suo “padrone”. E soldi, tanti soldi, girati e, in alcuni casi, finiti chissà dove. E’ stata davvero amara la puntata di “Report” andata in onda ieri sera in prima serata su Rai 3. Milena Gabanelli (ma soprattutto Sigfrido Ranucci che si è spostato sul territorio con tanto di telecamera a spalla), infatti, ha provato a tracciare l’identikit di una delle persone più potenti del nostro paese e, fino a qualche anno fa, anche della Piana. Dove aveva iniziato a lavorare come contabile in una macelleria. Mettendo a nudo quindici anni della nostra storia e una vicenda che ha coinvolto fin troppe persone, chi dal punto di vista personale, chi da quello professionale. “Bianco, rosso e Verdini” il titolo del lungo servizio, quasi un’inchiesta, partita proprio da Campi, dai festeggiamenti per i 100 anni del Credito Cooperativo Fiorentino nel 2009 (con tanto di duetto con Fiorello sul palco e candeline sulla torta) e da alcune di quelle persone che a Verdini e alla sua banca avevano dato la loro fiducia. Quindici anni di vita in due ore, quasi come se questi tre lustri fossero stati frullati, cosa che in realtà è successa davvero: “La sintesi – ha detto la Gabanelli – di un sistema che si è adattato a una malattia tanto da considerarla normalità”. E così, in un crescendo rossiniano, si è partiti da Campi, si è proseguito con un misterioso (il suo volto era oscurato) politico di Forza Italia intervistato nella chiesa di San Giovanni Battista, la chiesa dell’autostrada per verdiniintenderci, per arrivare a Roma, alle chiavi della “nuova” Forza Italia affidate proprio a Verdini ma anche e soprattutto ai vari procedimenti penali: dalla bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino all’accusa di truffa all’editoria, dalla P3 alla P4 alle accuse di finanziamento illecito ai partiti. Per finire con un finanziamento da oltre 7 milioni di euro concesso da Veneto Banca Spa per rientrare dai debiti che aveva contratto con il Credito Cooperativo Fiorentino per le sue attività editoriali e le sue imprese immobiliari. Un finanziamento concesso a una persona che in quel momenti aveva tutti i beni sequestrati e, di conseguenza, nessuna garanzia da mettere sul piatto. Tutte “cazzate” per l’ex presidente della banca campigiana, le cui tesi sono state via via “smontate” da alcune delle tante persone che in questo periodo ha avuto a che fare con lui: le figlie di Girolamo Strozzi (che è stato presidente del cda della società che credito-cooperativo-fiorentinoeditava “Il Giornale della Toscana”), Lorenzo Zirri (capo gruppo in regione di Forza Italia dal 2001 al 2004), Maurizio Dinelli (consigliere comunale a Lucca per Forza Italia dal 2004 al 2008), il commercialista Luciano Belli, il faccendiere Flavio Carboni solo per citarne alcuni. Gli unici dalla sua parte fra gli intervistati sono stati invece Massimo Parisi, parlamentare del Pdl e attuale coordinatore regionale del partito ma soprattutto a lungo socio di Verdini nelle sue attività editoriali (con particolare riferimento al “Giornale della Toscana” ma anche a Metropoli e alla Nuova Toscana Editrice). E l’ex senatore Marcello Dell’Utri, anche lui coinvolto nella vicenda ovviamente per una questione di soldi. Tanti soldi. “Finchè c’è Berlusconi c’è anche Verdini”, questo il messaggio emerso guardando “Report”. Ma c’è anche lo sdegno di chi si è sentito raggirato dopo aver “assaporato” in passato prospettive sicuramente diverse. Cose che si sapevano, è vero, ma che hanno contribuito, questo sdegno, a farlo crescere ancora. Basta leggere alcuni commenti postati su Facebook…
Pier Francesco Nesti