L’intermodalità è il futuro, bici più treno il modo

SESTO FIORENTINO – Probabilmente è il territorio che “invoglia” a scrivere. Sicuramente è la sensibilità delle persone che prendono carta e penna – consentiteci questa visione romantica della vita – e decidono di scrivere un pezzo a far pendere la bilancia dalla loro parte. Fatto sta che, dopo Giovanni Grossi, anche Mauro Costi, grande appassionato […]

SESTO FIORENTINO – Probabilmente è il territorio che “invoglia” a scrivere. Sicuramente è la sensibilità delle persone che prendono carta e penna – consentiteci questa visione romantica della vita – e decidono di scrivere un pezzo a far pendere la bilancia dalla loro parte. Fatto sta che, dopo Giovanni Grossi, anche Mauro Costi, grande appassionato delle due ruote e del movimento più in generale, ci ha invitato un suo contributo. Dedicato ovviamente alla “causa” della bicicletta. Ma non solo. Come dimostra la citazione finale.

Pedalare: voce del verbo pedalare, modo infinito – tempo presente. Ho scoperto tardi la fortuna di vivere nella parte di Piana a ridosso della strada ferrata. Tardi perché noi fiorentini siamo quella razza che considera il treno un elemento di serie B, a meno che non si abbia avuto un parente nelle ferrovie; un atteggiamento snob, miope che ho avuto modo di condividere con altri gigliati che avevano vissuto la diaspora che ha visto la città del fiore diminuire i propri residenti di oltre centomila unità a partire dagli anni ’80. Abitanti che si erano spostati altrove e che non avevano perso l’abitudine di utilizzare il mezzo a motore nonostante avessero la ferrovia a portata di mano.  Faccio ora parte di quella ancora piccolissima categoria di persone, guardata come marziana dagli utenti normali, che, per i propri spostamenti, siano essi di lavoro o di diletto, utilizzano la bici e una volta alla stazione di partenza salgono con il velocipede sul materiale rotabile collocandolo negli appositi spazi (sempre pochi rispetto alla domanda). All’arrivo a destinazione, una volta sceso dal treno, salgo sulla bici per raggiungere la meta. Un viaggio che, seppure a volte in condizioni disagiate per l’affollamento, risulta più rilassante: meno stress alla guida e parcheggio nel luogo di destinazione. Un risparmio economico, l’abbonamento annuale per la bici valido su tutta la rete ferroviaria toscana costa 50 euro, ma soprattutto un contributo all’ambiente e alla qualità dell’aria: nessuna immissione di gas di scarico nell’atmosfera. Un modo anche per andare al mare: in carrozza fino a Livorno e poi giù lungo costa fino a Baratti oppure fino a Viareggio e poi su fino a Santo Stefano Magra e oltre. Un elogio della lentezza (lavorare con lentezza è la citazione filmografica per rimanere in tema con Giovanni Grossi) perché la bici è ammessa su treni slow, quelli che fanno quasi tutte o tutte le fermate: modalità che nell’epoca dell’alta velocità è caduta in disuso. Modo (bici + treno) per riscoprire il sapore di un tempo quando per andare in treno da Firenze a Roma occorrevano tre ore e mezzo. Ebbene sì anche per gli spostamenti nella città eterna la morale è sempre quella: bici più treno e poi girella, ma questo sarà occasione per un’altra puntata. La mia, con la bici è una militanza, un impegno costante che mi porta a spostarmi sempre con il treno e le due ruote anche per impegni serali in città.

“La macchina ci si può scordare, la bicicletta ci salverà: Riccardo Iacona docet ( Presa Diretta Rai3 – 8 gennaio 2018”.

Mauro Costi