L’ultimo caffè del “Bar Roma” nato con Zelindo. Dopo cinquantuno anni cambia gestione lo storico locale di piazza Stazione

SIGNA – Cinquantuno anni di vita nel tempo di un caffè. Con tutte le emozioni e i ricordi che un caffè del genere si merita. I cinquantuno anni di vita sono quelli del “Bar Roma” in piazza Stazione a Signa che ieri, giovedì 25 novembre, ha chiuso per l’ultima volta la porta con la famiglia […]

SIGNA – Cinquantuno anni di vita nel tempo di un caffè. Con tutte le emozioni e i ricordi che un caffè del genere si merita. I cinquantuno anni di vita sono quelli del “Bar Roma” in piazza Stazione a Signa che ieri, giovedì 25 novembre, ha chiuso per l’ultima volta la porta con la famiglia Carradori (in attesa di aprire, come sembra, con la nuova gestione a inizio 2022). Il caffè è quello preso, seduti proprio a uno dei tavolini del bar, insieme a Stefania Carradori e Silvia Parretti, con cui abbiamo provato a ripercorrere il mezzo secolo (più uno) di storia di quello che giustamente viene considerato il “bar dei signesi”. Un locale che è stato ed è come una comunità, nel vero senso della parola, e dove vecchie e nuove generazioni, compresi i clienti, hanno sempre intersecato i loro stati d’animo come se fossero le tessere di un puzzle. E oggi, se vogliamo, quel puzzle è stato terminato e adesso ha bisogno di una cornice, di una bella cornice, che possa contenere i ricordi e le sensazioni di ognuno di loro.

Un puzzle iniziato ai tempi di Zelindo e Carla Carradori, che nel 1970, 42 anni lui, 40 anni lei, rilevarono quello che era il bar dell’Hotel Roma, e continuato fino ai giorni nostri. Zelindo che in precedenza aveva lavorato per dieci anni al “bar della Democrazia”, in via Verdi, e che su suggerimento dell’allora maresciallo dei Carabinieri, il maresciallo Balzoni, come ci racconta la figlia Stefania, si gettò anima e corpo nella nuova avventura. Zelindo che prima ha visto entrare a lavorare il figlio Fabio e poi appunto Stefania. Zelindo che ha sempre dato un’impronta familiare al luogo di lavoro. Un’impronta che poi è rimasta anche con l’ingresso delle nuove generazioni, con il marito di Stefania, Andrea Pacini, e che poi si è rinnovata gioco forza anche dopo, con la terza generazione, quella di Elena e Gemma.

Già perché in questo mezzo secolo (più uno) ci sono stati tantissimi sorrisi, frutto del calore che questo bar ha sempre trasmesso, ma anche lacrime. Come quando nel giro di quattro mesi, fra il settembre del 2020 al gennaio del 2021, sono scomparsi prima Andrea e poi Fabio. Lacrime, emozioni e ricordi, sensazioni che ieri sera, quando inevitabilmente si è chiusa un’epoca, si sono mischiate insieme. Ma Stefania un concetto ci tiene a ribadirlo. E lo fa con decisione: “Questo è un locale che ha delle potenzialità enormi ed è bene che le sfrutti”. La vita va avanti, la vita deve andare avanti.

Fra presente passato: da sinistra Fabio Carradori e Stefania Parretti con le figlie Bianca e Rebecca, Andrea Pacini con Stefania Carradori e la figlia Gemma (gli altri figli sono Elena e Dario) e un giovanissimo Fabio Carradori alla macchina del caffè

E se da un lato c’è stato sicuramente il dispiacere di vedere girare la chiave nella porta per l’ultima volta, dall’altro c’è comunque il sollievo per potersi finalmente “riposare”. Anche se con quella “mandata”, altrettanto inevitabilmente, è calato anche il sipario su una vita di ricordi. Come quando un cliente entrò, nel vero senso della parola, con la sua Renault 4 dentro il bar per prendere un caffè e vincere una scommessa. O come quando i ferrovieri della stazione di Signa, negli anni del boom delle Ferrovie, “da Zelindo” c’erano un giorno sì e l’altro pure. Le tessere di un puzzle che si completa. O di un mosaico chiamato vita. Quella vita sorretta da una piccola comunità, quella del Bar Roma, e che ieri sera si è ritrovata per l’ultimo saluto. Con emozione e partecipazione (nella foto).