L’ultimo saluto a don Gastone, sacerdote che era entrato nel cuore di tutti i pratesi. Il sindaco Biffoni: “Un punto di riferimento”

PRATO – Un lungo applauso ha salutato questa mattina l’uscita della salma di monsignor Gastone Simoni dalla Cattedrale di Prato. Un omaggio che tutta la città ha voluto tributare, con gli occhi lucidi e tanta commozione, a colui che è stato il suo Pastore per venti anni, dal 1992 al 2012. Una figura stimata e […]

PRATO – Un lungo applauso ha salutato questa mattina l’uscita della salma di monsignor Gastone Simoni dalla Cattedrale di Prato. Un omaggio che tutta la città ha voluto tributare, con gli occhi lucidi e tanta commozione, a colui che è stato il suo Pastore per venti anni, dal 1992 al 2012. Una figura stimata e rispettata dai pratesi, credenti e non, e che, come ha ribadito il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, nascondendo a fatica l’emozione, nel cuore dei pratesi ci è entrato veramente. “E non era così scontato – ha detto Biffoni – per una persona che non era originaria di questa città”. Le esequie sono state presiedute dal vescovo Giovanni Nerbini e concelebrate da molti vescovi toscani: il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, il vescovo emerito di Prato Franco Agostinelli, il vescovo di Fiesole Stefano Manetti, il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Riccardo Fontana, il vescovo di Pescia Roberto Filippini, l’emerito di Fiesole Mario Meini e l’emerito di Grosseto Rodolfo Cetoloni. Presenti anche il cardinale albanese Ernest Simoni e l’abate di Monte Oliveto Maggiore Diego Gualtiero Rosa. Hanno concelebrato circa cento sacerdoti del clero diocesano di Prato, Fiesole e Pistoia e molti, fra i pratesi, sono stati ordinati proprio da monsignor Simoni nel corso del suo lungo episcopato. Presenti nelle prime file le autorità cittadine, con il sindaco di Prato Matteo Biffoni e i sindaci che sono stati in carica durante l’episcopato di monsignor Simoni. Mentre i familiari del vescovo Gastone, con le sorelle Gabriella e Maria, erano seduti nelle panche sistemate sul presbiterio. Sopra il feretro c’erano una Bibbia e una Mitria, il copricapo dei vescovi.

“Don Gastone – ha detto il vescovo Giovanni Nerbini – era una personalità che si faceva amare ed è rimasta nel cuore di tutti i pratesi perché ha vissuto nel tessuto vitale di questa Chiesa e di questa città”. Anche Nerbini, infatti, come Simoni, è “figlio” della diocesi di Fiesole, dove è stato, come il suo predecessore, vicario generale. Per la differenza di età, Nerbini del 1954, il vescovo emerito del 1937, i due non hanno mai incrociato le loro strade all’interno della Chiesa fiesolana. Quando l’attuale vescovo di Prato decise di entrare in Seminario, Simoni era appena arrivato alla guida della Diocesi di Prato, ma certamente per via dell’impegno di Nerbini all’interno dell’Opera La Pira e nell’Azione Cattolica, Simoni aveva avuto modo di conoscere quello che alcuni anni più tardi sarebbe diventato il suo successore.

“In questo momento – ha aggiunto – i miei sentimenti credo siano quelli di tutta la città e interpretano quelli della città nelle sue varie componenti. C’è un grande dolore perché certamente monsignor Simoni era una personalità che si faceva amare ed era stata particolarmente nel cuore, nella esperienza e nel tessuto vitale di questa città come di questa Chiesa. Quindi ne sentiamo già la mancanza, ma al tempo stesso guardiamo a questa sua eredità spirituale e umana come a qualcosa di talmente importante alla quale ancora attingere abbondantemente”.

Nerbini poi ha sottolineato come Simoni abbia incarnato il tessuto della città di Prato nel corso del suo lungo episcopato durato vent’anni: “Ha saputo interpretare al meglio da una parte la lettura di una realtà tanto complessa nelle sue pieghe soprattutto sociali, politiche ed economiche, dall’altra ha saputo indicare con una certa forza e lungimiranza alcune strade che potevano essere a suo tempo percorse per vedere di far sì che Prato potesse trovare uno stile di vita e una soluzione dei propri problemi che le permettesse una vita migliore, una vita buona per tutti. L’accoglienza, la bontà verso i poveri, il rispetto dei diritti sono stati tutti segni distintivi del suo essere sacerdote, una persona dall’animo sensibile e che ha sempre avuto un fortissimo senso di responsabilità verso questa città”.

“L’affetto di un’intera comunità – ha detto il sindaco Biffoni a conclusione della cerimonia religiosa – è facilmente raccontabile dalle numerose testimonianze di questi giorni, molte delle quali arrivate direttamente all’amministrazione comunale. Don Gastone è stato motivo di forza e stimolo per tutta la città, ma non solo: ha cambiato il corso della Chiesa, ha cambiato questa Chiesa. E in una comunità che negli anni purtroppo ha perso dei preziosi punti di riferimento, lui è stato riferimento, è stato proposta, anche quando non è stato più vescovo di Prato, dimostrando sempre un impegno fraterno per il quale gli sarò sempre grato”. Alla fine della celebrazione il vicario generale della diocesi di Prato monsignor Daniele Scaccini ha dato lettura del messaggio di cordoglio inviato dalla Santa Sede per conto di papa Francesco, scritto dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin: “Il Papa – è scritto nella lettera – ricorda il solerte servizio alla Chiesa di un Pastore particolarmente attento alle esigenze sociali”. Don Gastone, secondo il suo desiderio e della sua famiglia, è stato sepolto nel cimitero di Castelfranco di Sopra, in provincia di Arezzo.