FIRENZE – Fratelli d’Italia, si legge in una nota, è al fianco delle categorie economiche penalizzate e ha chiesto al Governo che sull’applicazione dei Codici Ateco faccia chiarezza. La proposta al Governo è stata presentata a Roma da parte di Paolo Marcheschi, dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea Nazionale di Fdi, e dell’onorevole Marco Osnato, anche presidente nazionale del Dipartimento Attività Produttive.
“Dpcm confusi – dichiara Marcheschi – mettono in difficoltà sia chi lavora sia chi, poi, deve applicare le sanzioni. Si vive e si lavora nell’incertezza più assoluta. Ho avuto modo di confrontarmi con molti esercenti fiorentini e alcune categorie economiche, tutti concordano sul fatto che l’ultimo Dpcm ha creato confusione non solo tra chi voleva lavorare, ma anche tra le forze dell’ordine che avrebbe dovuto controllare il rispetto delle norme. Ho portato il caso a Roma perché ritengo che sia importante fare chiarezza sulle norme imposte ai nostri esercenti, già allo stremo. Il caso eclatante è stato quello dei bar-pasticcerie. Per l’ultimo Dpcm, in zona arancione, le attività che svolgevano “prevalentemente” l’attività di bar dovevano chiudere tassativamente alle 18. Ma la norma non chiariva i parametri per stabilire cosa si dovesse intendere per “prevalente”. Quindi i tanti bar-pasticceria con codice Ateco generico 56.30 per non evitare le sanzioni sono stati costretti a chiudere anche la pasticceria alle 18. Questo è un esempio, ma ce ne sono altri”.
“L’utilizzo dei codici Ateco tout court, senza norme chiare e puntuali, è una scelta inopportuna e penalizzante, e lo sarà anche se verranno utilizzati per attribuire i cosiddetti ristori. Le stesse associazioni di categoria – continua Marcheschi – lo hanno confermato: non è il criterio giusto, perché non rispecchia fedelmente lo spaccato economico delle attività nelle nostre città. Nel tempo ai codici Ateco non è stata dato grande valore e le attività negli anni, nonostante avessero variato parte della loro attività, per effetto anche della liberalizzazione del settore (soprattutto nel mondo della vendita e somministrazione di cibi e bevande) non lo hanno aggiornato, ed oggi si trovano con codici Ateco non rispondenti al tipo di attività. Chiediamo, quindi, al Governo di fare chiarezza sui codici Ateco e, sentite le categorie economiche, formulare dei criteri non penalizzanti per le nostre imprese”.