Matteo Mannelli: “Ecco perchè mi sono dimesso: ma quali poltrone, mi piace la politica”

SIGNA – Una lettera aperta ai signesi. E’ quella che scrive Matteo Mannelli dopo l’ufficializzazione della sua candidatura a sindaco per Uniti per Signa e le dimissioni da consigliere comunale del Pd. Per spiegare la sua decisione e rispondere “anche ai tanti attacchi politici e personali subiti in questi giorni”. Come è noto, ho dato […]

SIGNA – Una lettera aperta ai signesi. E’ quella che scrive Matteo Mannelli dopo l’ufficializzazione della sua candidatura a sindaco per Uniti per Signa e le dimissioni da consigliere comunale del Pd. Per spiegare la sua decisione e rispondere “anche ai tanti attacchi politici e personali subiti in questi giorni”.

Come è noto, ho dato le mie dimissioni da consigliere comunale. Una scelta dettata dalla coerenza, dato che non mi riconosco in nessuno dei gruppi di questo consiglio e dato che non potevo creare un gruppo autonomo. Se tornerò in consiglio comunale sarà con il simbolo di Uniti per Signa, la lista civica con cui sono candidato sindaco. Ho cercato lasciare il consiglio comunale nel modo meno traumatico possibile anche per il Partito Democratico, senza ostacolare questa giunta, per rispetto ai miei elettori, nonostante gli attacchi politici e personali che ho subito in queste settimane e anche durante l’ultimo consiglio comunale, durante il quale non ho avuto l’opportunità di parlare. Neanche per spiegare la mia decisione, o per rispondere alle accuse, spesso false, che mi sono state rivolte. E’ stato detto che tramavamo nel buio quando in realtà abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole, facendo conoscere il nostro malcontento e il nostro progetto, come sa anche il sindaco Cristianini, che ha partecipato a nostre riunioni e cene. Mi è stato detto che stavo facendo una scelta comoda e opportunista. Chi l’ha detto evidentemente non sa che lavoro c’è dietro a un progetto del genere, o probabilmente lo sa ma preferisce fare facile polemica. Ma l’accusa che mi ha dato più fastidio è quella di essere “attaccato alla poltrona”: sono stato attaccato perché dieci anni fa, a 23 anni, insieme a un gruppo di coetanei, mi ero candidato con una lista civica alle elezioni di Lastra a Signa, per diventare sindaco della città dove sono nato. Lo ammetto, mi piace la politica e mi piace viverla attivamente. Mai avrei pensato che quel sogno di ragazzo sarebbe stato usato contro di me. Mi domando che concezione della politica abbia uno che ritiene che candidarsi alle elezioni in una piccola comunità come la nostra, o come Lastra a Signa, voglia dire “essere attaccati alla poltrona”. Io credo e spero che tutti quelli che fanno politica a Signa, e tutti quelli seduti qui in consiglio oggi, lo facciano per passione, per dare qualcosa alla città, non certo per riceve qualche decina di euro di rimborsi spese o per il gusto di amministrare una piccolissima fetta di potere. Se non facessi politica per passione mai avrei pensato, da consigliere comunale e vice-capogruppo Pd, di lavorare a una lista civica capace di dare una risposta al mio scontento e a quello di tanti cittadini che ci seguono. Oggi sono animato dalla stessa passione di dieci anni fa, e la stessa mia passione anima le decine di persone che lavorano a Uniti per Signa. Ciò che ci fa fare questo passo è la grande fame di cambiamento, che accomuna tanti dei nostri cittadini. Un’esigenza che il Pd di oggi ha colpevolmente ignorato. Questa città ha bisogno di nuove idee e nuove persone. Perché la democrazia ha un costante bisogno di nuova linfa e di rinnovata vivacità, per non appassire. Se fra cinque anni si candidassero a sindaco altri signesi di venti o trent’anni, altri ragazzi e ragazze con la voglia di mettersi in gioco e il sogno di cambiare Signa, sarebbe un bellissimo segnale per la nostra città, perché vorrebbe dire che abbiamo dato l’idea di una comunità che si rinnova, dà opportunità, dà speranza, cresce. Voglio aggiungere che nonostante le politica ci divida, l’amicizia mi unisce a molti dei miei avversari. Sono amicizie che sono nate prima del nostro impegno politico e che continueranno dopo. E lasciatemi dire, viva la politica, viva Signa. Cambiamo passo.

Matteo Mannelli