Metastasio, in prima nazionale drammaturgia inedita di Livia Gionfrida in omaggio a Scaldati

PRATO – In prima nazionale, da martedì 20 a domenica 25 febbraio, al Teatro Metastasio debutta Si iIlumina la notte, una drammaturgia originale della dramaturga e regista Livia Gionfrida sviluppata nell’ambito di un progetto di ricerca intorno l’opera di Franco Scaldati e prodotta dal Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Teatro Metropopolare e con […]

PRATO – In prima nazionale, da martedì 20 a domenica 25 febbraio, al Teatro Metastasio debutta Si iIlumina la notte, una drammaturgia originale della dramaturga e regista Livia Gionfrida sviluppata nell’ambito di un progetto di ricerca intorno l’opera di Franco Scaldati e prodotta dal Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Teatro Metropopolare e con il sostegno della presidenza artistica Fondazione Armunia (feriali 20.45, sabato 19.30, domenica 16.30). Si tratta del terzo tassello di una trilogia dedicata a Scaldati – dopo le messe in scena di Pinocchio prodotto nel 2020 dal Teatro Stabile di Catania, e Inedito Scaldati prodotto nel 2022 da Teatro Biondo di Palermo –, un percorso di teatro civile che mira a fare della poesia resistenza, arma potente contro l’abbrutimento delle coscienze: “La parola – sottolinea Gionfrida – è stata lentamente svuotata di significato e gli esseri umani ne hanno perso il valore. Così facendo hanno perso sé stessi e rotto il patto d’amore tra gli esseri umani, ma anche con le altre creature e con il loro stesso habitat naturale che stanno distruggendo ciecamente. Il teatro oggi più che mai, nell’incontro poetico tra umani, nel recupero e nella scoperta rinnovata della parola e dei suoi poteri, può curare e dare un nuovo e più profondo senso alla nostra vita”.

Nell’approccio alla poetica scaltadiana, Gionfrida scompone e ricuce i frammenti dell’autore, li mette in connessione con il suo mondo e la sua biografia, reinventa storie nuove, disegna scene, cuce parole sui corpi degli interpreti, traspone in altre lingue e in azioni i versi del poeta, attraverso sessioni di studio che vedono anche nella scelta degli attori (tra quelli in scena anche Melino Imparato, storico collaboratore di Scaldati) e nel lavoro con essi una parte centrale del lavoro di drammaturgia.

Si illumina la notte in particolare prende le mosse dalla traduzione fatta da Scaldati de La Tempesta di Shakespeare e si intreccia ad alcuni frammenti originali e altri tratti dalla prima produzione dell’autore palermitano la cui opera, dall’atmosfera fortemente onirica e metafisica, resta sempre in bilico tra sogno e realtà in un incanto che si fa percorso esistenziale senza rinunciare mai al gioco e all’ironia. L’atmosfera del lavoro è quella post-apocalittica in cui il tragico si fa continuamente comico, in un ribaltamento continuo che diventa gioco scenico e si rivolge talvolta in modo diretto allo spettatore con chiari riferimenti al teatro popolare e al De Filippo, cui lo stesso Scaldati fa riferimento nella sua traduzione de La Tempesta.

E proprio da una terribile tempesta sembrano giungere i personaggi di questo spettacolo, sopravvissuti a chissà quale disastro climatico, morale, bellico. Sono figure sospese tra immaginazione e realtà, vita e morte, venute fuori dalle macerie di una umanità in declino, da una buia Apocalisse in cui tutte le parole sembrano scomparse e occorre ritrovarne memoria e ridefinire il senso di ogni cosa. Luce e ombra diventano metafora di un conflitto esistenziale e qui ogni elemento naturale, il mare, la luna, la pioggia, trascende sé stesso e si fa terreno di riflessione sulla vita e sulle relazioni tra le creature che sembrano trovare nel mistero della poesia una riconciliazione. “Il buio – dice Scaldati – è quella zona dove tutto si macera e poi si ricompone”.