Moscardini: “La depurazione dell’acqua a Lastra a Signa? Una vicenda che non deve essere mistificata”

LASTRA A SIGNA – E’ una “corposa” riflessione sul sistema di depurazione dell’acqua nell’area fiorentina quella che Carlo Moscardini, già sindaco di Lastra a Signa e presidente del circolo di Legambiente “Di là d’Arno”, ha inviato alla nostra redazione. Ed è una riflessione che guarda al presente, alla luce anche di quanto successo negli ultimi […]

LASTRA A SIGNA – E’ una “corposa” riflessione sul sistema di depurazione dell’acqua nell’area fiorentina quella che Carlo Moscardini, già sindaco di Lastra a Signa e presidente del circolo di Legambiente “Di là d’Arno”, ha inviato alla nostra redazione. Ed è una riflessione che guarda al presente, alla luce anche di quanto successo negli ultimi mesi, ma anche al futuro. “La vicenda della depurazione è storia importante, – scrive Moscardini – che non può essere dimenticata né mistificata e l’importanza è data da due ordini di motivi: il primo, sostanziale ed evidente, è il risanamento ambientale, visto che con quell’operazione è stata risanata l’intera area fiorentina e garantita la vita al fiume della Toscana (forse è la più grande opera di risanamento dell’ultimo secolo) in particolare nella parte del medio e alto Valdarno. L’altro aspetto fu in quel caso un cambiamento di politica istituzionale, in cui la città, Firenze, che era sempre stata “matrigna” nei confronti del suo comprensorio e che negli anni aveva sempre cercato di imporre la propria visione, in molti casi scaricando le contraddizioni e le  infrastrutture nelle periferie e nei Comuni limitrofi, in quel momento dovette capire che quel rapporto di sudditanza era terminato”.

“Se si voleva costruire un’opera che sicuramente serviva principalmente la città capoluogo non poteva essere più lei che determinava l’indirizzo e le condizioni, ma doveva essere il Comune che ospitava l’impianto. Questo cambiamento non fu accolto bene da Firenze, che continuò a cercare di ostacolare e rallentare l’Iter che invece la stessa Regione stava mettendo in atto e per voce dell’allora assessore Eliana Monarca, che aveva compreso che quel salto di qualità era stato compiuto proprio dal Comune di Lastra a Signa. Un Comune che in quegli anni aveva costruito una cultura ambientale forte e radicata nel gruppo dirigente in grado di guidare, anche grazie ai tecnici e consulenti che aveva scelto, un’opera di grande rilievo come era il sistema di depurazione dell’area fiorentina. E che  negli anni successivi avrebbe fatto una scelta radicale approvando un piano strutturale senza occupazione di territorio libero, che risultò essere il primo esempio su tutto il territorio nazionale”.

“Il sistema di depurazione con tutte le sue articolazioni è un’ opera che ancora oggi viene indicata come un intervento e un impianto fra i più qualificati e avanzati di tutta Europa, e questo è il frutto di quella battaglia iniziata alla fine degli anni ’80 e conclusa con gli accordi del primi anni ’90 per concludere i lavori trenta anni dopo. Ricordando che il depuratore di San Colombano riesce a depurare oltre tre metri cubi/secondo di acque reflue, con relativo rilascio di acque depurate e utilizzabili per fini irrigui o industriali, un fiume di acqua (considerando che il fiume in secca è di circa 4 metri cubi/secondo). Un’acqua che potrebbe essere utilizzata già da subito, sia in agricoltura che per altri scopi e che invece al momento non viene utilizzata, nonostante  fosse  prevista già nella progettazione. E quindi viene tutta rimessa nel fiume: credo che i gestori dovrebbero fare qualche riflessione sul tema e rispolverare qualche progetto che era stato presentato…”.

“Per esempio – aggiunge Moscardini – si potrebbe usare almeno per il Parco fluviale di Lastra a Signa che è lì a poche centinaia di metri, tenuto conto che quel parco è parte integrante del sistema di depurazione, così come è scritto nei documenti di progettazione e dei relativi finanziamenti  dell’opera e perfino negli atti giudiziari. Come dimostra anche i finanziamenti che ogni anno vengono erogati per il suo mantenimento da parte del gestore. Un parco, che pur essendo parte integrale del sistema di depurazione, oggi rischia di essere compromesso per realizzare opere diverse da quelle ambientali, e con questo si  evidenziano  le gravi responsabilità di amministratori che smentiscono quella stagione politica e si allineano a interessi che non sono proprie delle comunità che amministrano, responsabilità politiche pesanti nella stagione di massima crisi ambientale”.

“Infine – conclude Moscardini – vorrei sottolineare che gli interventi che riguardano il territorio e l’ambiente devono essere giudicati nel tempo, chi ricerca  consensi immediati su queste tematiche rischia solo di fare danni o, peggio, solo azioni speculative.  La vicenda della depurazione fiorentina lo dimostra e adesso si rende omaggio ora, a distanza di trenta anni, a chi ebbe il coraggio e la lungimiranza di pensare non per l’immediato ma per le future generazioni. Una vera cultura ambientalista ragiona e agisce non per il presente ma per il futuro, è un impegno morale ed etico di una generazione per coloro che ancora devono nascere. Ma questa è un’altra riflessione che prima o poi si dovrà fare”.