Multiutility, Rifondazione Comunista non ci sta: “Siamo tornati indietro di trent’anni…”

FIRENZE – “Ben tornati agli anni ’90, o meglio, a una dei suoi aspetti peggiori, cioè la smania aziendalista e privatizzatrice di un centro-sinistra che doveva accreditarsi verso il capitale finanziario, e una destra che ovviamente faceva il suo mestiere…”: parole che non lasciano spazio ad alcuna interpretazione quelle della Segreteria regionale di Rifondazione Comunista […]

FIRENZE – “Ben tornati agli anni ’90, o meglio, a una dei suoi aspetti peggiori, cioè la smania aziendalista e privatizzatrice di un centro-sinistra che doveva accreditarsi verso il capitale finanziario, e una destra che ovviamente faceva il suo mestiere…”: parole che non lasciano spazio ad alcuna interpretazione quelle della Segreteria regionale di Rifondazione Comunista in tema di Multiutility. “Da queste premesse – continua il comunicato – le privatizzazioni dei servizi pubblici locali invocate nel nome di economie di scala, servizi più efficienti e a costi ridotti. Da allora sono passati più di vent’anni, abbiamo visto come quelle scelte abbiano portato in Toscana a tariffe fra le più alte d’Italia, a servizi tutt’altro che più efficienti. In mezzo anche un referendum vinto che avrebbe previsto la ripubblicizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici, l’arrivo di una pandemia prima e di una guerra in corso poi che avrebbero consigliato più Stato e meno mercato, vista la speculazione in corso sui costi dell’energia e la crisi sociale in atto. Invece in particolare il centro sinistra toscano, ma con una destra sostanzialmente allineata, è indifferente a tutto questo e lancia operativamente la Multiutility dei servizi pubblici nella nostra regione”.  

“Si parte dalla Toscana centrale con le aziende di acqua, energia e rifiuti, già si parla dell’allargamento ad altre province toscane – Siena e Arezzo, ma anche Massa e la costa – si danno le stesse motivazioni di venticinque anni fa, nonostante siano sempre state smentite dai fatti. Si parla di veloce coinvolgimento dei consigli comunali mentre adesso si dice a chiare lettere quello che si provava a smentire mesi fa: ci sarà la quotazione in borsa e già si parla di un 51 a 49% di pubblico e privato come quote azionarie. Non ci rassicura minimamente la maggioranza azionaria, non solo perché si può successivamente rinunciare ma perché il pubblico ha dimostrato come anche con tale compagine le Spa non sfuggano alle logiche di mercato e quindi a quelle di privati agguerriti e interessati solo a fare profitti. Certamente la strada sarà, come tutte le società di diritto privato e tanto più quelle quotate in borsa, di seguire quindi le logiche del mercato, quindi di un accelerazione di fatto di decisioni tese al massimo della remunerazione del capitale e non certo di abbassamento dei costi o di tutela del cittadino o della risorsa. E di fatto senza alcun controllo degli organismi eletti dal popolo. Tutto ciò in piena sintonia con il governo Draghi e il suo Ddl. Noi continueremo a batterci  contro questa follia, a chiedere gestori di diritto pubblico e non certo quotati in borsa, a chiedere che la regia di supporto a cittadini e imprese su servizi primari e essenziali sia del pubblico e non della Borsa”.