Nella bottega delle bambole di pezza di Lidia Ester, dove il tempo si è fermato

LASTRA A SIGNA – Un gruppetto di case, quello di Porto di Mezzo, compreso tra le colline e l’Arno; nel mezzo via Livornese. E sulla strada principale c’è una porta con la cornice verde chiara a vetri, da cui fanno capolino Pinocchi, orsetti, Cappuccetto rosso, balene e bambole con le trecce. A vederla da fuori […]

LASTRA A SIGNA – Un gruppetto di case, quello di Porto di Mezzo, compreso tra le colline e l’Arno; nel mezzo via Livornese. E sulla strada principale c’è una porta con la cornice verde chiara a vetri, da cui fanno capolino Pinocchi, orsetti, Cappuccetto rosso, balene e bambole con le trecce. A vederla da fuori sembra una bottega di cento anni fa e, anche una volta entrati, questa sensazione resta la stessa. La bottega è di Lidia Ester Cecchi che, esattamente venti anni fa, ha deciso di aprire questo laboratorio di bambole di pezza e orsi di stoffa, lana e bottoni e ancora lavora alla sua macchina da cucire o con l’ago.

Tutto è iniziato per la sua bambina, che adesso è una studentessa universitaria. Gli anni dunque sono passati ma la passione di Ester è rimasta la stessa. “Ho cominciato a fare bambole e orsi di pezza per far divertire mia figlia – racconta – e poi sono diventati regali di compleanno per i bambini di amici. Era solo un divertimento fino a quando un mio conoscente, francese, mi disse di prepararne un po’ per un mercato di artigianato a Lucca dove in effetti ebbero un bel riscontro. Per cui ho deciso di buttarmi e aprire questa piccola bottega in via Livornese, al Porto di Mezzo”. Al Porto Lidia Ester è arrivata trenta anni fa dall’Argentina, passando per Firenze dove ha studiato e conosciuto quello che poi è diventato suo marito. Nella bottega si fermano tantissime persone che vengono da fuori, che magari transitano sulla Livornese per evitare la Firenze-Pisa-Livorno nei giorni di traffico intenso. E quando entrano qui dentro, restano affascinati da questi personaggi di lana, seta, perline. “In questo mi aiuterebbero dei parapedoni – dice l’artigiana – come c’erano fino a pochi anni fa, che evitavano la sosta indisciplinata sul marciapiede qui davanti, che a volte blocca un po’ la visuale della vetrina”. Si trova un po’ di tutto su questi scaffali, anche una marionetta di stoffa a tre personaggi, con Cappuccetto rosso, la nonna e il lupo, tutto grazie a un gioco di dettagli e piccoli inserti di stoffa.

Una scelta che può sembrare singolare la sua, ma che la fa felice. “Ho imparato da sola – dice Ester – mi piace lavorare con le mani, anche dipingere, tutto quello che è creativo, perdo la cognizione del tempo qui dentro e mi fa contenta, sono davvero soddisfatta quando dopo le rifiniture guardo finito un personaggio che ho fatto. Soprattutto mi fa felice quando le persone restano colpite da una bambola o un orso e scelgono un oggetto per qualcuno che amano. È bellissimo quando, ad anni di distanza, si ripresentano bambini adesso diventati grandi, che conservano ancora il loro animale di pezza, diventato un loro compagno di infanzia importante”.

Ester Lidia non ha orari precisi, la bottega segue i suoi ritmi di lavoro e di vita. Forse è anche per questo che mantiene un fascino davvero di altri tempi, quando tutto correva meno e le persone si fermavano nei negozi anche solo per parlare. Ma in questo caso la tecnologia aiuta: se Ester non è in bottega, la si può chiamare al numero di telefono che ha affisso sulla vetrina (3384629080) e arriva in pochi minuti. Tra un rotolo di tessuto e qualche nastro, dove Ester ha deciso di fare un’attività e un modo di vivere a migliaia di chilometri dal suo paese originario, qualcuno di passaggio potrà forse trovare un compagno da portare a casa per i propri bambini, che forse lasceranno da parte per un po’ videogiochi e tv.

Elisa Gentilini