Nobel, Signa rilancia la sfida per gli Studios

SIGNA – L’ultima volta, ufficialmente, se ne era parlato circa quattro anni fa. Poi, fino a oggi, dopo quasi un lustro di tempo, più niente, se si escludono le visite guidate o le iniziative organizzate per ricordare i tragici fatti dell’11 giugno 1944. Mercoledì sera, invece, in occasione dell’ufficializzazione della sua candidatura a sindaco per […]

SIGNA – L’ultima volta, ufficialmente, se ne era parlato circa quattro anni fa. Poi, fino a oggi, dopo quasi un lustro di tempo, più niente, se si escludono le visite guidate o le iniziative organizzate per ricordare i tragici fatti dell’11 giugno 1944. Mercoledì sera, invece, in occasione dell’ufficializzazione della sua candidatura a sindaco per il Pd e dell’appuntamento con le primarie del 9 dicembre, Giampiero Fossi ha voluto lanciare un sasso nello stagno: “Nobel, può essere davvero la volta buona”. Piano piano, i cerchi provocati dal sasso nell’acqua… si sono allargati. E il sindaco Alberto Cristianini, incalzato anche dalle nostre domande, qualcosa si è lasciato sfuggire. La conferma è arrivata nei giorni successivi: “Da tempo – ha detto Cristianini – sapevo che la “Triworld” era tornata alla carica e di recente ci siamo incontrati”. Riprendendo a tessere una trama interrotta all’inizio degli anni Duemila. Fu nel 2001, infatti, che un gruppo di persone del mondo del cinema americano, capeggiati dall’attore e regista Roy Scheider (interprete, fra gli altri, del film “Lo Squalo”) iniziò a pensare a un kolossal sul Rinascimento. Pensando di girarlo proprio a Firenze. E, non essendoci negli States luoghi adeguati a questo tipo di progetto, iniziò a balenare l’ipotesi di costruire dei nuovi studios in Italia. Alla “Triworld” viene suggerita l’area ex Nobel: il gruppo di americani la vede e se ne innamora. Si innamora di quella che era a tutti gli effetti una città (qui c’erano gli stabilimenti e le case degli operai che un tempo producevano la dinamite) e tutto intorno c’è solo bosco. L’area, di proprietà della società “Il Pitto”, potrebbe essere venduta. Ecco che cominciano le trattative e parallelamente l’iter burocratico per consentire la riqualificazione dell’area. Il progetto viene affidato allo studio “Sinter” dell’ingegnere fiorentino Chimenti. Si tratta di circa 60 ettari di edifici da trasformare in alberghi, ville per le star del cinema, studios, beauty-farm, negozi di oggetti legati al mondo del cinema e un parco rinascimentale. L’obiettivo degli italoamericani è girare i film, creare un polo didattico per il cinema (con l’attivazione di corsi universitari dedicati al mondo del cinema e del marketing, una scuola per tecnici), aprire il “paese” alle visite, valorizzare l’italianità legandola al Rinascimento grazie al kolossal già prevenduto. Tutto si ferma per qualche anno finché viene firmato una sorta di preliminare (o comunque di impegnativa). C’è una scadenza: l’operazione deve concludersi entro il 31 marzo 2008. Roy Scheider però muore. “E noi, – spiegava in un’intervista dell’epoca il portavoce della Triworld Gianni Bozzacchi – pur avendo trovato tutti i finanziatori e avendo già tutti i soldi per portare avanti il progetto, ci siamo trovati costretti a chiedere una proroga di 90 giorni. La legge americana in caso di eredi minorenni prevede infatti un tempo in cui lo Stato controlla l’eredità. La nostra richiesta però non è stata accettata”. E così si arriva ai giorni nostri: “L’intenzione – ha aggiunto Cristianini – è quella di avviare il Piano attuativo e riprendere una storia che inizia da lontano. Personalmente mi sono già riservato di contattare il sindaco di Carmignano, Comune con cui l’area confina. Vogliamo arrivare entro fine anno, al massimo aprile dell’anno prossimo, alla chiusura degli accordi già sottoscritti, ovviamente dopo aver incontrato anche i rappresentanti de “Il Pitto”, e dare via in seguito alla Conferenza dei servizi per un intervento da quasi 500 milioni”.