“Non porsi limiti”, ovvero come raccontare la “terza dimensione della disabilità”

SIGNA – Nella vita è essenziale “Non porsi limiti”. Lo sa bene Giuseppe Brancato, che avevamo conosciuto un po’ di tempo fa a Signa in occasione della presentazione del libro “Daniele – Il tuo sorriso per vivere”, in cui racconta la storia del figlio, Daniele appunto, diversamente abile. E “Non porsi limiti” è il titolo […]

SIGNA – Nella vita è essenziale “Non porsi limiti”. Lo sa bene Giuseppe Brancato, che avevamo conosciuto un po’ di tempo fa a Signa in occasione della presentazione del libro “Daniele – Il tuo sorriso per vivere”, in cui racconta la storia del figlio, Daniele appunto, diversamente abile. E “Non porsi limiti” è il titolo del suo nuovo libro, in cui descrive come si vive “la terza dimensione della disabilità”. Lasciamo quindi alle sue parole il messaggio che questo libro vuole provare a lanciare, un libro che parte da un concetto che dovrebbe essere alla base della vita di ognuno di noi. “Nasce tutto dalla mia esperienza all’interno del Centro di socializzazione L.I.N.A.R. Onlus di Firenze per diversamente abili, artefice di avermi fatto guardare “l’invisibile”. Racconto questo tipo di esperienza come affascinante ma allo stesso tempo con qualche timore, proprio per la richiesta oggettiva di sapersi proiettare in una dimensione nella quale non siamo abituati a vederci e pertanto rispondiamo a situazioni simili, con enfasi o con aumentata paura. Il mio desiderio è stato quello di applicarmi per capire ciò che loro, con metodica volontà, volevano comunicarmi”.

“Soprattutto mi ha orientato un grande principio, quello di non dire o fare cose che possono in qualche modo ferire o semplicemente mettere in difficoltà il ricevente delle nostre parole o azioni. Da questo assunto etico e morale ne discende tutta la disquisizione sulla normale diversità che ho il piacere di condividere attraverso queste pagine con i lettori”.

“In questo libro la parola racchiude il pensiero in un rapporto relazionale dove un sorriso, un incitamento, un’espressione del viso, un po’ di sudorazione, un silenzio o semplicemente un balbettio, ci fa scoprire che la comunicazione verbale e non verbale, sono accumunate da un solo comune denominatore: l’emozione di poter dare, da parte loro, un contributo affinché accadimenti e tragedie riportate giorno dopo giorno dai mass media possano, attraverso le parole, svanire per sempre”.

E per capire ancora meglio, Giuseppe chiede e si chiede cosa è l’emozione: “L’emozione può essere esplicitata come quello stato intellettivo che si manifesta in modo del tutto istintivo dentro di noi. La paura, la rabbia, la gioia, la preoccupazione, il disgusto, la sorpresa e la tristezza, sono quindi strettamente collegate al nostro istinto, e servono a guidare il nostro comportamento in determinate situazioni. È qui che colloco la “terza dimensione”, alla quale si accede senza alcun pregiudizio, senza tanti perché e soprattutto priva di ogni senso di preclusione. L’accesso è libero nel momento in cui, scevri da ogni timore, accettiamo la diversità come risorsa e ne accettiamo la sua evoluzione consci della sua realtà, abbandonando la sensazione di “futile miraggio”.
Con un ringraziamento finale, a tutti i ragazzi della “terza dimensione” per la loro esposizione vocale, silenziosa e musicale: Andrea, Marco, Mauro, Francesco, Daniele, Silvia, Carlo Alberto, Paolo, Silvia, Giovanni e Chiara.