Occupazione conclusa al Calamandrei. Ecco quello che scrivono gli studenti

SESTO FIORENTINO – Conclusa l’occupazione degli studenti dell’Istituto Calamandrei. La protesta studentesca è terminata venerdì scorso 19 novembre, come gli stessi studenti avevano annunciato, oggi lo confermano con una nota dove si dichiara “tanto è stato detto su di noi, adesso vogliamo dare la nostra visione di quanto accaduto durante la settimana”. “Sono stati giorni […]

SESTO FIORENTINO – Conclusa l’occupazione degli studenti dell’Istituto Calamandrei. La protesta studentesca è terminata venerdì scorso 19 novembre, come gli stessi studenti avevano annunciato, oggi lo confermano con una nota dove si dichiara “tanto è stato detto su di noi, adesso vogliamo dare la nostra visione di quanto accaduto durante la settimana”. “Sono stati giorni complicati che ci hanno messi alla prova come comunità studentesca. – scrivono nel lungo comunicato gli studenti raccontando una settimana di occupazione – Al Calamandrei non esisteva un collettivo, ma nonostante ciò ci siamo impegnati tutti quanti per portare avanti un tipo di lotta sicuramente duro e al di fuori della legalità, ma non per questo illegittimo. Siamo giovani e dobbiamo lottare, ribellarci con qualunque mezzo possibile. Durante l’occupazione, abbiamo creato dei comitati addetti alla gestione delle assemblee, alla sicurezza, alla pulizia e alla preparazione di pranzi e cene, i quali hanno lavorato costantemente per garantire serenità e ordine” A questo proposito gli studenti ringraziano chi ha dato loro una mano come “il circolo Arci di Quinto Basso La Costituzione, che ci ha dato a disposizione cucina e materiale”. Precisano che “non vi è mai stata l’interruzione forzata della didattica, i ragazzi hanno sempre avuto la possibilità di scegliere autonomamente se partecipare all’occupazione o fare lezione, e la maggioranza ha scelto per la prima”. 

E poi spingono le loro critiche sulla presidenza della scuola. “Ci teniamo a specificare che la presidenza ha fatto in modo che ci fosse, da parte delle famiglie dei ragazzi, una percezione di un ambiente scolastico caotico e poco sicuro, – scrivono gli studenti nel comunicato – dipingendolo così tramite ripetute minacce e pressioni sui ragazzi, non solo dell’organizzazione dell’occupazione, ma anche sui più piccoli che ad essa hanno partecipato, e con la pubblicazione di circolari nelle quali si esortava a desistere da questa pratica. Ovviamente tutto ciò era non veritiero, in quanto l’atmosfera dell’intera occupazione è stata resa, attraverso il lavoro e l’attenzione di tutti i ragazzi, priva di pericoli e pacifica. Sono stati mandati alcuni professori a cercare i propri alunni, col fine di minacciare provvedimenti da parte dei consigli di classe. L’atteggiamento da parte della dirigenza è stato sempre repressivo ed essa non ci ha aiutati in alcun modo a mantenere l’armonia all’interno della scuola, contribuiva anzi a fomentare l’agitazione”. 

Nel loro comunicato gli studenti prendono di mira sia il dirigente scolastico che provveditore agli Studi della Provincia di Firenze “sono stati sempre – scrivono gli studenti – poco proficui per via dell’atteggiamento di superiorità e paternale da loro tenuto”. Parole, invece, positive per il Comune di Sesto Fiorentino e per il consigliere della Città Metropolitana. Qualche problema, viene sottolineato nella gestione dell’occupazione. “troppi ragazzi erano recidivi al tenere la mascherina nonostante i richiami, le assemblee in palestra non sono andate come avremmo voluto, ma siamo comunque riusciti ad utilizzare quello spazio per attività sportive che riteniamo importantissime: sport, svago e socialità sono tre punti fondamentali che non vengono mai messi in primo piano”.

“L’ambiente creatosi durante l’occupazione ha aiutato tanti ragazzi ai quali solitamente la scuola crea ulteriori disagi a sentirsi meglio, lavorando per qualcosa di più grande di sé stessi in comunità. – prosegue la nota -Non siamo riusciti ad elaborare una nostra visione organica della scuola italiana e delle prospettive che ci proponiamo, però tramite quest’occupazione molti ragazzi hanno scoperto, trovandosi in un contesto mai vissuto, i veri valori della collaborazione, dell’unione e della responsabilità durante i momenti di forte pressione, acquistando anche un atteggiamento maggiormente cosciente in ambito politico, comunemente scarseggiante in precedenza”. “Tutto sommato – conclude la nota degli studenti che si firmano con la frase di una canzone di Edith Piaf “Rien de rien je ne regrette rien” (niente di niente, non rinnego niente) – è stata un’esperienza formativa e di lotta importante e tutti ne siamo usciti migliori”.