CALENZANO – E’ una realtà che esiste da cinque anni e, in modo diretto e originale, si preoccupa sia di salvaguardare il territorio che di essere solidale. E’ l’orto collettivo “Natura E'”, un progetto nato dall’unione di due associazioni del territorio e oggi importante esperienza.
“Dopo la presa in carico dell’orto di Travalle e dell’oliveta di San Donato, messa a disposizione dalla Fondazione Carmine e regolata da una convenzione con il Comune firmata nel maggio dello scorto anno – spiega Roberto Menichetti, operatore di questo progetto – per Ortocollettivo è stato possibile sviluppare i propri obiettivi che sono quelli di riconsiderare la storia dei territori a cominciare dal nostro per recuperarli alla produzione di buon cibo senza prodotti chimici aggiornando la sapienza e le capacità dei contadini che hanno sfamato nei tempi gli abitanti”.
L’oliveta di San Donato ha un’estensione di tre ettari e mezzo con 350 ulivi oltre all’orto, un’area vasta dove i volontarai dell’Orto Collettivo, persone con disabilità e migranti, sono diventati agricoltori coltivando prodotti da portare in tavola. “L’obiettivo della nostra attività – spiega Menichetti – è di riconsiderare la storia dei territori a cominciare dal nostro per recuperarli alla produzione di buon cibo senza prodotti chimici aggiornando la sapienza e le capacità dei contadini che hanno sfamato nei tempi gli abitanti. Quindi recuperare il territorio a produrre grani, frutta e ortaggi, e piccoli ma ricchi allevamenti e la sua sicurezza messa in crisi con l’abbandono o sfruttamento di questo ultimo mezzo secolo”.
Oltre a recuperare una gran parte di terreno, “era tutto abbandonato” ricorda Menichetti, l’Orto collettivo raccoglie anche i frutti del lavoro che arrivano sulle tavole attraverso le reti dei Gas dei gruppi di acquisto solidale.
“Cerchiamo di sviluppare relazioni alla pari tra gli abitanti dei territori come ad esempio il lavoro con gli agricoltori di Montereale, economia depressa a causa dei terremoti dell’Aquila e di Amatrice, – dice Menichetti – che qualche mese fa si sono organizzati in associazione. E con l’associazione Sos Rosarno, attraverso la quale si vuole parlare anche di rispetto del lavoro degli agricoltori e dei tanti lavoratori migranti e non, che vengono sfruttati intorno alla raccolta degli agrumi. Questa rete di relazioni e scambio si è arricchita anche di tanti Gas e di tante attività e abitanti con cui lavoriamo su questi obiettivi e degli aiuti di CdP e circoli. La nostra prospettica è anche quella di puntare all’allevamento”.
Tra i circoli che sostengono la presenza dell’orto collettivo anche la Casa del popolo di Quinto Alto a Sesto Fiorentino.