Palazzo Vecchio, Asciuti (Gruppo Misto): “Nazionalizzare la ex Gkn”

FIRENZE – “È passato un anno da quel 9 luglio 2021, il giorno in cui ha avuto inizio la vertenza alla ex Gkn, ormai un caso di rilevanza nazionale”: inizia così la presa di posizione del capo gruppo del Gruppo Misto in Palazzo Vecchio, Andrea Asciuti, in merito alla vicenda dello stabilimento di Campi Bisenzio. […]

FIRENZE – “È passato un anno da quel 9 luglio 2021, il giorno in cui ha avuto inizio la vertenza alla ex Gkn, ormai un caso di rilevanza nazionale”: inizia così la presa di posizione del capo gruppo del Gruppo Misto in Palazzo Vecchio, Andrea Asciuti, in merito alla vicenda dello stabilimento di Campi Bisenzio. “Una vertenza – aggiunge – che ha saputo far convergere le forze sociali migliori di questo Paese. Un anno di lotta, una vertenza ancora in piedi, con un piano di reindustrializzazione che stenta a partire, un’assemblea permanente degli operai e un presidio più forti che mai e il rischio di acuirsi di tensioni che, dopo l’accordo quadro dello scorso gennaio strappato con la lotta dai lavoratori, si pensava non dovessero più esserci. A conforto degli operai anche l’eccellente risultato della consultazione popolare, unica nel suo genere, avviata nei giorni scorsi dal Collettivo di fabbrica. Oltre 16.500 persone hanno votato a favore di un intervento pubblico per lo stabilimento, in base al principio di pubblica utilità e di controllo pubblico nella riconversione industriale. Sono stati 189 i seggi allestiti in circoli Arci, librerie, cinema, mercati e parrocchie, 800 i volontari impegnati. Un plebiscito che ha ancora rafforzato il legame fra le tute blu ex Gkn e il territorio, dopo l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale che ha sancito un patto di solidarietà con la Società Operaia di Mutuo Soccorso appena costituita. Se non ci saranno svolte, i dipendenti potrebbero decidere di mettere in mora l’azienda, finora sono stati in 290 a firmare la lettera in cui la proprietà viene avvisata del rischio. Ma il 4 dicembre, i lavoratori hanno organizzato dei workshop per provare a disegnare il futuro industriale dello stabilimento: le idee sono principalmente due, puntare sulle energie rinnovabili (fotovoltaico e eolico) o sulla mobilità sostenibile. “Ma per realizzare questi progetti – dicono – serve il sostegno pubblico”…”.

E ancora: “Slide, fogli di appunti e racconti a viva voce di esperienze e modelli d’impresa già avviati su altre territori, da usare come spunto per ridisegnare la fabbrica. Si ragiona di riconversione della fabbrica in polo agro-voltaico (mix di pannelli solari e orto) per produrre e rivendere energia rinnovabile aderendo a una comunità energetica. Oppure di riconvertire questa fabbrica, nata per la componentistica dei motori termici e fino al 1994 di proprietà Fiat, all’assemblaggio di cargo bike, alla riconversione elettrica di mezzi pesanti del trasporto pubblico oppure o di pannelli solari. Non idee nell’aria, ma piani pesati con economisti e ingegneri, basati anche su una mappatura delle aziende sul territorio con cui entrare in sinergia. Nei tavoli di lavoro si parla però anche di microcredito, di gruppi di acquisto solidale e agricoltura sostenibile. Senza troppe velleità, perché a tutti è chiaro che nessuna di queste attività basterà da sola a restituire gli stipendi a 300 operai, ma si scommette possano essere il tassello di un quadro più ampio. Io chiedo l’intervento del Governo per risolvere la questione della Gkn. Non basta la solidarietà che stiamo dimostrando tutti a seguito dell’occupazione del Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio. Visto che adesso abbiamo un Governo di centrodestra che dovrebbe avere una sensibilità maggiore sulla nazionalizzazione delle aziende, invito il presidente del Consiglio Giorgia Meloni a valutare la possibilità di nazionalizzare l’azienda”. “La ex Gkn, fino al 1996, era all’interno della città di Firenze ed era proprietà della Fiat, è stato poi trasferito nella zona industriale per permettere un suo ampliamento. Lo stabilimento – conclude Asciuti – è nato italiano (precisamente tra il 1938 ed il 1939) e tale è rimasto per decine di anni, e allora perché non farlo tornare italiano? Mi auguro che si faccia chiarezza e si trovi una soluzione il più velocemente possibile, in modo da poter far trascorrere un sereno Natale alle famiglie dei dipendenti”.