“Parigi o cara” Giulia Barducci e la quarantena in Francia e il sogno di mangiare di nuovo pain au chocolat

SESTO FIORENTINO –  Due mesi “sospesi” hanno “fermato” la vita di tutti noi, come in una fotografia ci siamo ritrovati a dover imparare nuove regole per poter riprendere a “muoverci”, cercando di contenere il diffondersi del virus. La tecnologia ci è venuta incontro, e piattaforme come Skype e Wathsapp hanno consentito alle famiglie distanti di […]

SESTO FIORENTINO –  Due mesi “sospesi” hanno “fermato” la vita di tutti noi, come in una fotografia ci siamo ritrovati a dover imparare nuove regole per poter riprendere a “muoverci”, cercando di contenere il diffondersi del virus. La tecnologia ci è venuta incontro, e piattaforme come Skype e Wathsapp hanno consentito alle famiglie distanti di vedersi e parlare. E la distanze, in questi due mesi, era anche quella del palazzo accanto, oppure di chi si è trovato a vivere, per studio o lavoro, in un altro Paese europeo. E’ il caso di Giulia Barducci, sestese, che da qualche tempo vive con il suo compagno Matteo vicino a Parigi.
Per quale motivo sei a Parigi e in quale zona vivi?
Mi trovo qui perché il mio compagno doveva passare il suo ultimo anno di dottorato qui in Francia alla Sorbona. Abbiamo quindi deciso di trasferirci entrambi e provare a vivere lì. Viviamo a Vincennes, un comune di circa 50000 abitanti alle porte di Parigi. Ben collegato (si trova al termine della linea 1 della metro) ma con meno traffico e più vivibile rispetto a Parigi vera e propria.
Come vivi l’attuale situazione di emergenza sanitaria: sei a casa?
Si sono a casa da due mesi, da quando anche qui é stato messo il confinemento. La viviamo abbastanza bene anche se è piuttosto alienante. I giorni sembrano tutti uguali e sembrano o non passare mai o passare troppo in fretta. Noi poi abbiamo avuto la doppia fortuna di vivere in un appartamento relativamente grande per gli standard parigini – non é infrequente che persone abbiano passato la propria quarantena in 17/20m quadrati – e in più con un piccolo cortilino esterno, cosa estremamente rara da queste parti. Questo ci ha aiutato a prendere un po’ d’aria in una delle zone più colpite dal virus, come quella di Parigi, dove gli spostamenti consentiti erano abbastanza limitati.
Da quanto tempo non torni in Italia?
Non é tantissimo, ho passato anche periodi piú lunghi. Più o meno saranno cinque mesi. Dalle vacanze di Natale. Speriamo soprattutto di poterci tornare questa estate.
Ti mancano i tuoi famigliari? Come siete rimasti in contatto in questo periodo?
Si mi mancano abbastanza. Siamo rimasti in contatto soprattutto attraverso Skype e Whatsapp. É sempre un po’ complicato, abbiamo dovuto far mettere Whatsapp anche alla nonna.
In Francia come sono stati questi mesi di emergenza sanitaria?
Sono stati complicati. Inizialmente l’emergenza è stata molto sottovalutata, specialmente dalle persone. Mentre ci arrivavano le notizie dall’Italia, qui la vita continuava a scorrere come sempre, con poca o scarsa attenzione al problema da parte delle persone.  I primi tempi si viveva una sorta di dissociazione, con le notizie da casa allarmanti sui ricoverati e sui morti, mentre qui invece le giornate scorrevano con i soliti ritmi. A parlarne ci si sentiva un po’ profeti di sventura.  Poi di colpo alle 20 di un sabato sera hanno deciso di fermare tutto. E ora il problema più grande rimane la crisi economica.
Quale è la cosa che pensi di fare appena l’emergenza sanitaria sarà terminata?
Andarmi a mangiare un pain au chocolat.