Pedaggio sulla Fi-Pi-Li, il Comitato Collinare rilancia: “Troppo rumore, servono risorse e interventi di risanamento acustico. Non pensare a scioperare…”

LASTRA A SIGNA – Non c’è dubbio che la questione di un eventuale pedaggio sulla Fi-Pi-Li sia tornata negli ultimi giorni alla ribalta della cronaca. Come dimostra la recente presa di posizione di Confartigianato e Cna, che si sono dette “pronte a scendere in piazza”. Ma come dimostra anche quanto rilanciato dal Comitato Collinare, che […]

LASTRA A SIGNA – Non c’è dubbio che la questione di un eventuale pedaggio sulla Fi-Pi-Li sia tornata negli ultimi giorni alla ribalta della cronaca. Come dimostra la recente presa di posizione di Confartigianato e Cna, che si sono dette “pronte a scendere in piazza”. Ma come dimostra anche quanto rilanciato dal Comitato Collinare, che “si contrappone” a quanto detto appunto dalle associazioni di categoria: “Come cittadini che vivono ai margini della Fi-Pi-Li e ne subiscono  quotidianamente gli effetti negativi in termini di rumore e inquinamento, – spiegano in una nota – constatiamo ancora una volta che davanti alle necessità urgente di implementare una strategia di finanziamento al fine di poter implementare opere di manutenzione di questa strada, al fine di renderla sostenibile  anche dal punto di vista ambientale, più sicura  e resiliente, l’annuncio di alcune associazioni di categoria, è unicamente quello di proporre scioperi e mobilitazioni per difendere gli interessi dei propri associati, anziché difendere gli interessi generali di intere comunità. Davanti alle gravi lacune infrastrutturali di questa strada, che penalizzano fortemente sia in termini di salute che in termini di qualità della vita delle persone, come per esempio la mancanza  di opere di risanamento acustico come le barriere fonoassorbenti  e l’asfalto fonoassorbente, e un traffico veicolare pesante che impatta fortemente sia in termini di maggiore inquinamento acustico, soprattutto nelle ore serali e notturne e di smog, (circa 55.000 veicoli al giorno, con 20% di mezzi pesanti ovvero 11.000 veicoli), gli unici annunci e proposte che sentiamo dalle associazioni di categoria è quella dello sciopero”.

“Ci domandiamo allora – aggiungono – cosa dovremmo fare noi cittadini, penalizzati  fortemente di riflesso da questa infrastruttura e dal traffico crescente di mezzi che negli  anni ne hanno  sempre più aggravato gli effetti sulle popolazioni limitrofe, senza che venissero implementate per scarsità di risorse finanziare, diffuse e necessarie azioni di risanamento, tra l’altro previste sia da leggi europee che da leggi regionali e statali. Anziché una banale levata di scudi delle associazioni di categoria, sarebbe utile in un’epoca di transizione ecologica, avere delle proposte su come l’intera filiera logistica intende ridurre la propria impronta ambientale sui territori e sulla popolazione. Pensiamo che sia necessaria una visione più ampia e quindi ripensare e rendere sostenibile in termini sociali e resiliente la catena logistica Toscana, potenziando il trasporto merci su ferrovia e lungo le direttrici indicate dalla rete dei trasporti trans Europei Ten T ovvero le Autostrade, come peraltro alcune grandi e attente catene logistiche stanno già facendo”.

“Riguardo al trasporto locale a breve medio raggio, – concludono – favorire l’utilizzo di mezzi silenziosi e a zero emissioni come sta già facendo una nota azienda di E-Commerce. Necessario, inoltre, rendere maggiormente capillare efficiente e favorire il trasporto ferroviario pubblico un’atto dovuto per i cittadini pendolari della nostra regione per migliorarne la qualità della vita e dell’aria, ai quali va tutto il nostro sostegno. Apprendiamo di un futuro incontro in Regione degli assessori di riferimento alle infrastrutture con le associazioni di categoria indignate per un possibile pedaggio, incontro al quale chiederemo di essere presenti e chiederemo alle associazioni ambientaliste di intervenire. Le linee guida dettate sia dal Pnrr che dall’Europa per la transizione ecologica parlano chiaro e la tutela della salute pubblica è un diritto inviolabile sancito anche dall’Onu. Secondo il principio di chi inquina di più paga di più, deve essere accettabile e accettato un contributo da parte di chi inquina maggiormente, e con tale introito poter finanziare opere di risanamento acustico e ambientale lungo le tratte maggiormente esposte a rischio per la salute umana”.