“Provaci ancora” al Teatro della Limonaia

SESTO FIORENTINO – “Provaci ancora” è lo spettacolo al Teatro della Limonaia in scena martedì 14 giugno alle 21. Ideato da Francesco Cortoni e Alessia Cespuglio, con Francesco Cortoni e Silvia Lemmi, suono e luci Giorgio De Santis, è una produzione Pilar Ternera/NTC. In “Provaci ancora” non ci sono famiglie contrapposte, ne preti, ne balie […]

SESTO FIORENTINO – “Provaci ancora” è lo spettacolo al Teatro della Limonaia in scena martedì 14 giugno alle 21. Ideato da Francesco Cortoni e Alessia Cespuglio, con Francesco Cortoni e Silvia Lemmi, suono e luci Giorgio De Santis, è una produzione Pilar Ternera/NTC.

In “Provaci ancora” non ci sono famiglie contrapposte, ne preti, ne balie ma un vecchio lenzuolo, una tavolaccia di legno e Giannozza e Mariotto, una nuova coppia, che, sera dopo sera, replica uno spettacolo, ormai scaduto, che non ha più niente da dire a nessuno. Anche se il contesto è diverso e i personaggi totalmente nuovi, abbiamo conservato l’integrità tragica di Romeo e Giulietta, incarnata in qualche modo da Giannozza e Mariotto oltre a molti testi e dialoghi dell’opera che, in questo nuovo contesto, trovano nuova forma e collocazione. Il senso e il significato dell’opera Shakespeariana è stata la guida principale del nostro lavoro e, attraverso un tentativo sincero di comprensione, abbiamo cercato di farlo nostro il più possibile. Quello, a cui ci troviamo di fronte, è un esploso della tragedia Shakespeariana che rimanda in continuazione, riferimenti non puramente casuali, al nuovo lavoro e che lo permea di senso e significato. Lo spettacolo è stato vincitore del Premio Giovani Realtà del Teatro di Udine 2010. (Quando eravamo giovani).

Nato dalla tragedia di Romeo e Giulietta, che muoiono perché non rinunciano al proprio ideale: vivere il proprio amore e conservarlo intatto, puro. Ai due protagonisti solo la dimensione della morte e della tragedia permette di realizzare il proprio amore/ideale. “Il nostro lavoro – spiegano – indaga quanto sia dura e grottesca la condizione dell’amore di fronte alla propria idea di perfezione e di quanto il reale sia misero e con poco senso se questo se ne diparte”.