Quando Napoleone giocava alla guerra a Sesto

SESTO FIORENTINO – Ancora a metà dell’Ottocento c’era tra i sestesi chi si ricordava di aver giocato a far la guerra con Napoleone Bonaparte. Non nel senso di aver lottato contro l’esercito francese, ma – molto prima nel tempo – di aver giocato a fare i soldatini con Napoleone in persona. Deliri sestesi da manicomio? […]

SESTO FIORENTINO – Ancora a metà dell’Ottocento c’era tra i sestesi chi si ricordava di aver giocato a far la guerra con Napoleone Bonaparte. Non nel senso di aver lottato contro l’esercito francese, ma – molto prima nel tempo – di aver giocato a fare i soldatini con Napoleone in persona. Deliri sestesi da manicomio? Niente affatto, è avvenuto davvero, e ci sono i documenti che lo attestano, o perlomeno che parlano della presenza di Napoleone bambino con la famiglia a Sesto. Il motivo è che c’era un legame tra i Bonaparte toscani (originari di San Miniato) e il ramo corso, e proprio a Sesto, alla pieve di San Martino, c’era il pievano Andrea Francesco Bonaparte (1735-1779). Fu qui che Carlo Maria Buonaparte, padre di quattro figli tra cui il piccolo Napoleone, venne ospitato con la famiglia in una delle sue visite a Firenze, visite che faceva per cercare negli archivi granducali le tracce della parentela con la famiglia toscana che era stata elevata a casato aristocratico: cercava dunque i suoi quarti di nobiltà. A cosa gli servivano i quarti di nobiltà, ad Ajaccio, alla vigilia della rivoluzione francese? Per paradosso, servivano a Carlo proprio per cercare di far entrare i suoi bambini, da grandi, tra gli ufficiali dell’esercito. Diciamo dunque che senza questi parenti toscani e senza queste ricerche fiorentine non si avrebbe avuto il genio militare di Napoleone. Anche se all’epoca, ovviamente, Napoleone era piccino e nessuno lo avrebbe potuto prevedere.

Era vero però che già all’epoca dimostrava una certa passione per le forze armate, come scriveva la madre Letizia Romolino, e giocava sempre col fratello Giuseppe ai soldati con tanto di tamburino e spada di legno. Una passione che portò anche a Sesto: ancora a metà ottocento alcuni abitanti di qui, tra cui tal “Goga”, ricordavano come il bambino della Corsica giocasse volentieri a fare i soldati, o meglio: a fare il generale, mettendo tutti in riga e dicendo come dovevano fare.

Alla fine l’attribuzione di nobiltà arrivò ai Buonaparte di Ajaccio grazie al fatto che il ramo toscano si stava estinguendo: gli ultimi discendenti erano due uomini di chiesa (tra cui appunto Andrea Francesco) e così fu deciso di nominare la famiglia corsa di Carlo e Letizia loro eredi universali. Napoleone potè tranquillamente essere iscritto all’accademia militare, anche se solo ad artiglieria perché era… troppo basso.

Del pievano di san Martino rimane la lapide sepolcrale (vedi foto) e alcuni oggetti rinvenuti con i lavori del 2005 alla canonica di san Martino; e chissà se mentre ospitava quel bambino che giocava alla guerra nel cortile col pozzo si sarebbe mai immaginato chi, o cosa, sarebbe diventato.

Francesca Gambacciani

La storia del pievano Buonaparte e di Napoleone da bambino a Sesto è stata raccontata da Marco Giachetti durante la serata “Sesto com’era” del 16 marzo 2018 al Centro Civico 2 di via Leopardi e si basa sulle sue ricerche storiche e sugli archivi di Stato. Foto e documenti sono stati forniti da Marco Giachetti, che ringraziamo.