Quella lettera scritta da Caruso su Villa Bellosguardo

LASTRA A SIGNA – Si incrociano i destini di Enrico e Ada, in modo turbolento, lungo i paesaggi morbidi come tappeti di velluto damascati dalle coltivazioni, che conducono alla Villa Bellosguardo. E tra quelle stanze dalle cui finestre gli occhi si perdono fino a raggiungere Firenze, c’è un pezzo di vita di Enrico Caruso, il […]

LASTRA A SIGNA – Si incrociano i destini di Enrico e Ada, in modo turbolento, lungo i paesaggi morbidi come tappeti di velluto damascati dalle coltivazioni, che conducono alla Villa Bellosguardo. E tra quelle stanze dalle cui finestre gli occhi si perdono fino a raggiungere Firenze, c’è un pezzo di vita di Enrico Caruso, il tenore-divo, l’uomo personaggio che seppe affascinare il pubblico dei melomani, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte avvenuta a Napoli (dove era nato il 2 agosto 1921) e al quale il giornalista e scrittore Maurizio Sessa ha dedicato un libro dal titolo “Caruso&Friends. La nascita de re dei tenori” edito da Florence Art Edizioni di Firenze. 

Nel turbinio di un mondo pronto a scavalcare il nuovo secolo, Caruso affida ad una lettera il suo desiderio profondo (forse anche da divo amato e acclamato) di lasciare “questa vitaccia per andare a vivere in un cantuccio lontano dal mondo intero”. E’ il 1910 e la pacatezza di Villa Bellosguardo forse rappresenta un rifugio sicuro per Caruso. Un legame stretto quello tra il tenore e il “buen retiro” lastrigiano il cui sguardo va verso Firenze, ma anche un progetto cullato con Ada. Caruso aveva acquistato la Villa nel 1906 con l’idea proprio di costruire lì il nido d’amore con Ada Giachetti.

Questo angolo di mondo per il tenore napoletano pare rappresentare un “cantuccio” dove trascorrere gli anni del riposo, quelli in cui sente sfuggirgli la vita. Se da un lato ha l’esigenza di tornare a Napoli, dall’altra vuole restare in Toscana per acciuffare l’impeto degli anni andati. Un desiderio rimasto nell’aria come la presenza di Caruso tra le stanze della sontuosa dimora. 

Studiosi, collezionisti, appassionati melomani, curiosi della storia sono alla ricerca di tutti i tasselli per comporre il puzzle della vita del tenore napoletano: sappiamo molto e sappiamo poco. Coloro che lo studiano sanno che di Caruso ci sono lettere e documenti dispersi o custoditi in cassetti, pezzi mancanti che se recuperati potrebbero ricomporre la sua storia e se come canta Lucio Dalla “Qui dove il mare luccica, E tira forte il vento. Su una vecchia terrazza. Davanti al golfo di Surriento” ci piace anche pensare che la luce del cielo possa luccicare come un mare davanti alle colline fiorentine affacciato ad un finestra di Villa Bellosguardo.